Il blocco di centrosinistra, guidato dall’attuale premier socialdemocratica Mette Frederiksen, ha vinto le elezioni anticipate in Danimarca. Lo ha fatto però con un vantaggio risicato. I socialdemocratici hanno sì ottenuto il 27,5 per cento dei voti, miglior risultato degli ultimi venti anni, ma la maggioranza non è più solida: per questo la prima ministra ha rassegnato le dimissioni, valutando la possibilità di un esecutivo ampio, che coinvolga tutte le forze politiche del Paese. Intanto, la tornata elettorale ha visto l’ingresso in parlamento della destra xenofoba.

Crollo di Venstre, che ha perso metà dei voti
Il blocco di centrosinistra (composto da cinque partiti) ha ottenuto 90 poltrone, di cui tre arrivate grazie ai voti nei territori autonomi d’oltremare delle Isole Faroe e della Groenlandia: esattamente il minimo necessario per poter governare il Paese, visto che il Parlamento danese conta 179 seggi. I Socialdemocratici da soli ne hanno ottenuti 52, due in più rispetto alla precedente tornata elettorale. Il blocco di destra, alleanza liberale e conservatrice sostenuta da tre partiti populisti, si è fermato a 73: di esso fa parte Venstre, la seconda forza politica di Danimarca, che però è crollata da 43 a 23 seggi. I Moderati di Lars Lokke Rasmusse hanno conquistato 16 seggi: l’ex primo ministro non potrà giocare il ruolo di kingmaker, visto che Frederiksen ha la maggioranza, ma dovrebbe far parte del governo di larghe intese che ha in mente la premier dimissionaria, la quale dovrebbe comunque poi guidare il nuovo esecutivo. È dal 1978 che i Socialdemocratici non si alleano con un grosso partito centrista per formare un governo: in quel caso durò appena otto mesi.

L’exploit dell’estrema destra xenofoba
Fondato a inizio giugno, approda subito in parlamento il partito dell’estrema destra xenofoba Democratici Danesi, che ha conquistato 14 deputati affermandosi come terza forza della coalizione blu: sarà dunque all’opposizione. Il partito liberale Radikale Venstre, uno dei principali promotori del voto anticipato arrivato a seguito del cosiddetto “scandalo dei visoni”, nato dall’uccisione di milioni di esemplari nell’infondata convinzione di arginare la pandemia di Covid-19), ha perso oltre la metà dei seggi, passando da 16 a 7. L’alleanza liberale, di centrodestra, ne ha guadagnati invece dieci, arrivando a 14.