Le imminenti elezioni amministrative a Brescia, il 14 e 15 maggio 2023, vedranno Fratelli d’Italia puntare alla guida della coalizione di centrodestra. Nella corsa alla Loggia in sostegno al candidato leghista Fabio Rolfi, ex assessore regionale all’Agricoltura, il partito di Giorgia Meloni vuole consolidarsi. E in una destra che ha ottenuto una netta crescita dei voti prima ancora di strutturare una classe dirigente locale, Fdi presenta diversi volti che rappresentano le varie anime della città.
Dagli immigrati agli anti-immigrazionisti: tutti arruolati in lista
Si va da Sarbjeet Singh Multani, detto Kamal, cittadino di origine indiana di 41 anni che impersona il sostegno a Fdi nella radicata e laboriosa comunità immigrata di una città dove un abitante su quattro è nato all’estero, fino ai due consiglieri uscenti: Gianpaolo Natali e Mattia Margaroli. Ci sono ex forzisti e persino un’attivista ambientalista, Angelamaria Paparazzo, “madrina” del Parco delle Cave ed ex candidata indipendente nelle liste del Pd di Emilio Del Bono, sindaco uscente della città la cui vice, Laura Castelletti, è la candidata progressista. E c’è anche una quota di Brescia ai Bresciani, un esempio importante di come l’ascesa di Fdi abbia condizionato notevolmente anche il mondo della destra radicale.

Brescia ai Bresciani, gli ex Forza Nuova che ammirano il fascismo
Associazione culturale che si definisce come «un comitato apartitico di liberi cittadini» che lotta per «restituire Brescia ai Bresciani e l’Italia agli Italiani», il gruppo presenta due candidati nelle file di Fdi. Si tratta di Sebastiano Seddio e Chiara Chiarelli, già candidati nel 2013 alla Loggia come consiglieri nelle liste di Forza Nuova. Partito da una cui scissione è nata l’associazione, che nell’ultimo anno si è avvicinata progressivamente alle battaglie di Fdi, scalando il partito. Brescia ai Bresciani non si nasconde. L’associazione non cela la sua ammirazione per alcuni risultati del fascismo, ma li legge in ottica di politica economica più che ideologica. La famosa narrazione sulle “cose buone” passa per la commemorazione delle politiche del Ventennio su pensioni, opere pubbliche, welfare e industria e il richiamo alla storia dell’Iri. Definito «il maggior lascito del fascismo».
Aridaje con la teoria della sostituzione etnica tanto cara a Lollobrigida
Ma nessuna nostalgia è al centro di un’agenda associativa molto rivolta al presente. E che mette in prima fila le battaglie contro la “sostituzione etnica” e l’immigrazione clandestina. Viene contestato l’arrivo di profughi e rifugiati nei centri d’accoglienza. E sono denunciati «compagni e borghesi» per un presunto lassismo verso l’aumento dell’immigrazione in città. L’associazione organizza e promuove, in un intenso processo di fusione tra localismo e sovranismo, dibattiti su grandi temi che vertono spesso sulla difesa dell’identità e la lotta allo straniero irregolare. I militanti sono spesso soliti ritrovarsi in flash mob e comizi, ma si discostano nettamente, nella prassi, dai metodi violenti utilizzati da altre formazioni dell’ultradestra. E anche per questo hanno trovato casa in Fdi.
Tra le battaglie: ritorno al nucleare, no ai reati d’opinione
Stiamo parlando di una città dove Fdi doveva inventarsi e in cui, come visto, numerose sono state le iniziative con cui Brescia ai Bresciani ha svolto iniziative politiche di sensibilizzazione. L’associazione ha scritto sul suo profilo Facebook dopo le elezioni politiche del 25 settembre: «Siamo tutti consapevoli che il partito di Giorgia Meloni non sia, e non voglia essere, radicale o di rottura ma rimangono comunque molte istanze che possono essere condivise con le visioni più nazional-rivoluzionarie». Riferendosi alla visione di uno dei più noti opinionisti della destra radicale, Adriano Scianca, l’associazione ha rivendicato il sostegno a sei punti del programma di Fdi: meno sbarchi, riforma della magistratura, svolta presidenzialista, ritorno al nucleare, no a leggi più morbide sulla cittadinanza, no ai reati d’opinione.
In politica estera, solidarietà al Reggimento Azov ucraino
Sulla politica estera, unitamente a molti membri della galassia della destra estrema come Lealtà e Azione o 100 Giorni da Leoni, Brescia ai Bresciani critica ogni “atlantismo fanatico”. Ma al contempo non manca di solidarizzare, sul fronte del conflitto ucraino, con quel Reggimento Azov bersaglio della retorica nazionalista di Vladimir Putin nell’annuncio della “denazificazione” dell’Ucraina.
Il degrado urbano? Si contrasta limitando i clandestini
A Brescia dunque i temi di battaglia di questa formazione politica sono la difesa netta dell’industrialismo, il rifiuto delle politiche verdi della giunta Del Bono, il sostegno a piccoli-medi imprenditori. Vengono portati in dote a Fdi, in una zona dove anche la Lega si presenta in forma borghese e urbana, i temi della sicurezza e della lotta alla criminalità. Brescia ai Bresciani mette poi in correlazione il contrasto al presunto “degrado urbano” con quello all’emergenza immigrazione. Tutto questo, notano fonti leghiste della Leonessa sentite da Tag43, «stando molto attenti a non creare problemi di ordine pubblico. Lo stesso curriculum personale dei due candidati al consiglio comunale è ineccepibile in tal senso». Insomma Brescia ai Bresciani è la novità rispetto ad altre formazioni della Destra radicale, e si muove a viso aperto.

Nel giugno 2022, per esempio, a Lucca il sindaco Mario Pardini è stato eletto dal centrodestra dopo l’apparentamento al ballottaggio con Difendere Lucca, associazione di “liberi cittadini” di destra radicale decisiva per la vittoria. A Brescia la partita è tutta interna alle varie anime di una formazione diventata di punta prima di strutturarsi come classe dirigente e in cui la presenza sul territorio è stata in larga parte delegata all’attivismo dei singoli gruppi d’interesse. E Brescia ai Bresciani, avendo colto questa necessità, si è mossa in anticipo.
Le amministrative, un’occasione per chiudere 10 anni di governo dem
L’apertura all’entrata in lista di Seddio e Chiarelli è arrivata dopo che Brescia ai Bresciani alle Regionali ha sostenuto la candidatura in Fdi del 28enne Paolo Inselvini, che ha sfiorato l’ingresso al Pirellone. Ora l’obiettivo del gruppo è portare le istanze della destra storicamente extraparlamentare in una forza conservatrice. Le amministrative per la destra sono l’occasione di ribaltare 10 anni di governo dem, finiti con il 38 per cento conquistato a Brescia dal Pd traghettato da Del Bono, entrato in Regione con quasi 40 mila preferenze.

Fdi, vuoto di leadership nei territori lontani da Roma
La parabola di associazioni come quella della destra radicale all’ombra della Loggia mostra, al tempo stesso, la porosità di Fdi, che presenta un ibrido tra esponenti storici e forze provenienti dall’esterno. Spesso più per necessità che per reale scelta dei vertici. Ne avevamo parlato facendo riferimento al peso crescente della componente cattolica, ben sostenuta dalle riviste d’area in un partito pigliatutto in cui convivono, spesso in forma non conflittuale, più istanze e più anime. E la composita coalizione “tutti contro la sinistra” che unisce i conservatori bresciani sarà testata alle urne il 14 e il 15 maggio. Offrendo un banco di prova importante, guardando alle preferenze, su quanto la svolta istituzionale abbia mantenuto effettivamente l’appeal di Fdi sulla galassia di estrema destra. Incorporata nelle parti ritenute più gestibili per supplire al vuoto di leadership del partito di Meloni nei territori lontani da Roma, terra nativa di quella “generazione Atreju” che è il vero cerchio magico del principale partito italiano.