Ci sono i palchi da affittare e montare, le luci da sistemare e le sedi da trovare, magari in posizioni strategiche. Gli intramontabili manifesti e ancora, le spese per la comunicazione, sempre più digitale, ma comunque fondamentale. Sfruttare al massimo le potenzialità dei social può rivelarsi decisivo, per questo meccanismi e squadra devono essere oleati. Organizzare una campagna elettorale costa e sistematicamente con l’avvento delle elezioni riparte il tormentone: «Quanto avranno speso gli aspiranti sindaci?». Il fatto quotidiano li mette in fila, nella più classica delle graduatorie, partendo dal più spendaccione. In testa c’è Luca Bernardo candidato del centrodestra a Milano. Pediatra al Fatebenefratelli, con i suoi 825mila euro di investimento supera e, anche abbondantemente, Stefano Lo Russo (526 mila), esponente del Partito democratico in corsa a Torino.
Milano, Sala può contare sul sostegno dei privati
Per restare nel capoluogo lombardo, non c’è partita con il sindaco uscente Beppe Sala che per tentare il bis si augura bastino 230 mila euro. Molti dei quali provenienti da profili esterni ai partiti. Gianfranco Librandi, deputato renziano, ad esempio, per lui ha messo sul piatto 50 mila euro. Dieci e venti ne hanno versati rispettivamente Antonio Belloni, manager di Luis Vitton e la società di servizi Wave Srl. Cifre queste ultime che da sole corrispondono al costo della campagna elettorale di Layla Pavone, candidata in quota Movimento 5 stelle. I suoi 30 mila euro sono stati dirottati nell’affitto di una sede e, prevalentemente, in manifesti e volantini.
Michetti, la campagna più ricca della Capitale
A Roma la palma del più ricco, chiaramente in riferimento alla corsa per la poltrona di primo cittadino, spetta a Enrico Michetti. Il candidato del centrodestra con 315mila euro batte seppur di misura Carlo Calenda (313 mila euro) e si augura di bissare il successo anche lunedì 4 ottobre, dopo la chiusura delle urne. Ammontano a 290 mila euro le spese preventivate dall’entourage di Roberto Gualtieri. Emblematica la situazione della sindaca Virginia Raggi. Il fatto quotidiano spiega come il preventivo delle spese attualmente ammonti a zero. A cui, in ogni caso, sono già da aggiungere i 19.200 euro raccolti dal Comitato per Virginia e e gli oltre 32 mila versati dai parlamentari grillini.
Napoli, campagna all’insegna della spending review
Praticamente top secret i dati di Napoli, dove l’unica certezza è la spending review. I conti in rosso del Pd non consentono voli pindarici che nella sostanza si traducono in soli 10mila euro di sostegno al candidato Gaetano Manfredi. Circa la metà è giunta A Matteo Brambilla, M5s, dal presidente della Camera Roberto Fico, fra i primi, anche economicamente a sostenerne la candidatura. Giuliana Sportiello, alla stessa causa ne ha devoluti 2.500. Catello Maresca, a cui è rimasto il sostegno di Forza Italia, non dovrebbe investirn più di 50 mila.
Torino, Lo Russo-Damilano: sfida tra nababbi
Da un estremo all’altro c’è Torino. Detto di Lo Russo, al secondo posto assoluto e mattatore in città, non scherza neppure i budget del competitor di fazione opposta. Paolo Damilano, patron della Cantina Barolo ed esponente di centrodestra sfiora i 400 mila euro (393). Di questi, diviso in egual misura, circa un quarto proviene da Fratelli d’Italia e Lega, mentre il contributo più grosso porta la firma della lista riconducibile allo stesso Damilano. Circa 40mila dovrebbe spenderne la candidata del Movimento 5 stelle Valentina Sganga, ma il condizionale è d’obbligo visto che al momento non ne è stata investita neppure la metà.
Bologna, Battistini e Lepore: lotta sul filo del rasoio
A Bologna, infine, la sfida è sul filo del rasoio, come sottolinea Il resto del Carlino utilizzando i dati affissi nell’Albo pretorio del Comune. Se Matteo Lepore, candidato del centro sinistra ha una previsione di spesa di circa 160mila euro, Fabio Battistini ne dovrebbe mettere in campo 165 mila, di cui circa 55 mila provenienti dalla Lega.