Un serbatoio di peones. Che mai come questa volta può risultare fondamentale per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. La stragrande maggioranza è entrata in Parlamento con il Movimento 5 stelle. Poi tra espulsioni e spontanee fuoriuscite molti sono “tra color che sono sospesi”, cioè nel gruppo Misto. Per loro è un appuntamento con la storia, l’unico in realtà, viste le quasi nulle possibilità di rielezione. Così, nei prossimi mesi, gli onorevoli meno noti possono diventare decisivi per un passaggio delicato della vita politica italiana. Facile immaginare che saranno oggetto di contatti, mediazioni, trattative, come mai avvenuto prima. I loro voti pesano, eccome.
I numeri del gruppo Misto: 66 alla Camera, 47 al Senato
I numeri, del resto, non mentono. Solo alla Camera il Misto conta in totale 66 deputati, suddivisi in varie componenti, mentre al Senato che ne sono 47, anche se in queste ore il numero è destinato ad assottigliarsi per la formazione del gruppo dell’Italia dei valori, che metterà insieme vari fuoriusciti dai 5 stelle, dall’ex ministra Barbara Lezzi al presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, passando per Mattia Crucioli a Elio Lannutti. Non è un mistero che il progetto nasca per pesare maggiormente sulla sfida per il Colle. A Montecitorio la componente più sostanziosa è Alternativa c’è, che di recente si è costituita come partito. Il progetto raccoglie 15 parlamentari, tutti provenienti dal M5s. Il presidente è Andrea Colletti, ma altri volti più mediatici sono il fervente oppositore al Green pass, Pino Cabras, l’ex presidente della commissione Finanze, Raffaele Trano, e l’ortodosso grillino, Alvise Maniero. Proprio in questa settimana si è aggiunto il 15esimo elemento, Raphael Raduzzi, altro duro e puro del grillismo della prima ora. Salvo sorprese, si collocheranno all’opposizione di qualsiasi scelta in vista del Quirinale.
Come si riorganizzano i peones
Altra pattuglia è quella variegata della componente Maie-Psi-FacciamoEco, in cui spicca l’area ambientalista, guidata da Rossella Muroni, già presidente di Legambiente ed eletta con Leu, e Lorenzo Fioramonti, ex ministro dell’Istruzione, in cui figurano Alessandro Fusacchia, Andrea Cecconi e Antonio Lombardo. Il presidente della componente è però Antonio Tasso, noto alle cronache per la sospensione dai 5 stelle addirittura prima delle elezioni per una vecchia condanna, finita in prescrizione. Di fatto la sua fedina penale è pulita, ma all’epoca non bastò come motivazione per accettare la sua candidatura. Altri nomi del drappello sono quelli di Fausto Longo, eletto all’estero con il Pd, e Mario Alejandro Borghese, altro eletto in Sud America (con il Maie). Seppure ridotta rispetto a qualche mese fa, resiste poi il drappello del Centro democratico di Bruno Tabacci, che conta tra le proprie fila sei unità, tra cui l’ex grillino e attore, Nicola Acunzo, il siciliano leghista pentito, Carmelo Lo Monte, e l’ex dem, Daniela Cardinale. A capo della componente figura un’altra ex del Movimento, Mara Lapia.
La componente più piccola del Misto: i tre deputati di Azione, +Europa e Radicali
Si va così dal rassemblement Noi con l’Italia-Usei-Rinascimento Adc (che mette insieme l’ex ministro Maurizio Lupi, il critico d’arte Vittorio Sgarbi e l’ex presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo) alle minoranze linguistiche, capitanate da Manfred Schullian e che contano su Renate Gebhard, Albrecht Plangger ed Emanuela Rossini. La componente più piccola, composta da tre deputati, è quella che unisce Azione, +Europa e i Radicali, formata da Riccardo Magi, alfiere del referendum sulla cannabis, l’ex ministro forzista Enrico Costa, e Nunzio Angiola, uscito dal M5s e ora sostenitore di Carlo Calenda.
Sono 25 i deputati non iscritti a nessuna componente
Ma il piatto forte è quello dei deputati non iscritti ad alcuna componente: sono in 25 e di fatto non rispondono ad alcun partito. Tra loro ci sono Alessio Villarosa, sottosegretario al Mef nei governi Conte e molto vicino ad Alessandro Di Battista, e Giorgio Trizzino, medico siciliano che vanta addirittura un filo diretto con il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Ma l’elenco è lungo e variegato con la presenza della No vax ante litteram, Sara Cunial, degli ex di Forza Italia, Stefano Benigni e Giusi Bartolozzi, della parlamentare prima eletta con Leu e poi approdata alla corte Italia viva, Michela Rostan, e successivamente pentita dell’ingresso nel partito di Matteo Renzi. Ci sono, ovviamente, tanti ex grillini, molti dei quali sono entrati e usciti in altre componenti, come Elisa Siragusa, Maria Laura Paxia, Flora Frate, Massimo Enrico Baroni, Piera Aiello, Silvia Benedetti e Gloria Vizzini. Altri, come Doriana Sarli, Rosa Menga, Guia Termini, Simona Suriano e Cristian Romaniello, hanno aderito al Misto e ci sono rimasti dopo l’addio al Movimento.
Al Senato situazione in evoluzione
Fin qui a Montecitorio. Al Senato la situazione è in evoluzione. La costituzione del gruppo di ex 5 Stelle, sotto le insegne dell’Italia dei valori, nasce proprio nell’ottica di avere un peso maggiore nelle dinamiche parlamentari. E anche Coraggio Italia – il partito di Luigi Brugnaro e Giovanni Toti – sta cercando di arrivare a quota 10 senatori per formare un altro gruppo. Per ora la componente è formata da 7 unità, con gli ex berlusconiani di ferro, Paolo Romani e Mariarosaria Rossi a fare da capofila, insieme a Raffaele Fantetti. Nel Misto di Palazzo Madama figura la pattuglia di Leu, che non è riuscita a raggiungere il numero per formare un gruppo. Oltre a Piero Grasso, ci sono l’ex capogruppo alla Camera di Mdp-Art.1, Francesco Laforgia, l’ambientalista Loredana De Petris, il giornalista Sandro Ruotolo, l’ex presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, e Maurizio Buccarella, fuoriuscito dal Movimento da tempo.
Tanti gruppi in miniatura a Palazzo Madama
Sempre a sinistra, Emanuele Dessì, un tempo contiano di ferro, ha deciso di rappresentare le istanze del Partito comunista di Marco Rizzo. Discorso simile è stato fatto da Matteo Mantero, passato da Grillo a Potere al popolo, mentre con Sinistra italiana (partito guidato Nicola Fratoianni) ci sono le dissidenti grilline della prima ora, Elena Fattori e Paola Nugnes. Si tratta di componenti in miniatura, insomma. E a chiusura del cerchio ci sono i parlamentari senza un’appartenenza, come Lady Mastella, Sandra Lonardo, e l’ex berlusconiano Andrea Causin (dato comunque in avvicinamento a Coraggio Italia). Anche se il più noto di tutti è Lello Ciampolillo, l’uomo che salvò, per poche ore, Conte sul gong. Chissà se riuscirà a ritagliarsi uno spazio anche per il voto del Presidente della Repubblica.