Si fa presto a dire kingmaker. Questo “titolo” ricorre sulla stampa nei giorni (chissà quanti ancora) dell’elezione del presidente della Repubblica, attribuito via via a diversi soggetti della nostra politica: Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, persino Goffredo Bettini, ma non Enrico Letta. Ma cosa significa? Beh, se il nuovo inquilino del Quirinale sarà “re”, per la sua ascesa al trono del Colle servirà qualcuno che abbia in mano i giochi (e i numeri) per far sì che questo accada. Il kingmaker, appunto.
Il conte di Warwick, kingmaker per antonomasia
Il termine inglese “Kingmaker” in origine si riferiva al ricco e influente Richard Neville, XVI conte di Warwick, capace manipolare e infine detronizzare due sovrani inglesi all’epoca della Guerra delle due rose, ovvero la sanguinosa lotta dinastica combattuta in Inghilterra tra il 1455 e il 1485 tra due diversi rami della casa regnante dei Plantageneti: i Lancaster e gli York. Vicino a questa casata, catturò Enrico VI e insediò sul trono Edoardo IV (1461), del quale diresse la politica fino a quando fu costretto a fuggire in Francia. Tornato in Inghilterra, esiliò Edoardo IV e riportò sul trono Enrico VI. Neville era nobile, ma non aveva nessuna possibilità di aspirare al trono: perciò esercitò la sua enorme influenza in maniera indiretta. Guadagnandosi così l’appellativo di The Kingmaker.

Quirinale, i kingmaker del Colle
In generale, l’espressione è stata usata per indicare una persona (o a un gruppo) che ha grande influenza in una successione monarchica, senza poter a sua volta essere un possibile candidato. Un’eminenza grigia, insomma, in grado di decidere le sorti del processo di successione e, di conseguenza, le sorti di un Paese. In epoca moderna questo termine, sempre più presente nelle cronache politiche, viene usato per estensione per indicare chi ha grande influenza nelle elezioni delle più importanti cariche istituzionali. Per quanto riguarda il Quirinale, sono stati kingmaker Ciriaco De Mita, che nel 1985 ebbe questo ruolo nell’elezione di Francesco Cossiga al primo scrutinio; Marco Pannella, che nel 1992 tirò fuori dal cilindro il nome di Oscar Luigi Scalfaro; Walter Veltroni, decisivo nella fumata bianca per Carlo Azeglio Ciampi nel 1999; persino Matteo Renzi, che nel 2015 propose la candidatura di Sergio Mattarella, poi risultata vincente al quarto scrutinio.