Nuovo capitolo della vicenda di Eitan Biran, il bambino di sei anni unico sopravvissuto al disastro della funivia del Mottarone, portato in Israele diverse settimane fa dal nonno materno: Il tribunale della famiglia di Tel Aviv ha appena stabilito che il piccolo debba deve essere restituito ai parenti in Italia, che avevano presentato istanza alla corte per il suo ritorno. «Il Tribunale non ha accolto la tesi del nonno che Israele è il luogo normale di vita del minore né la tesi che abbia due luoghi di abitazione», ha scritto la giudice Iris Ilutovich Segal nella sentenza in cui impone il rientro in Italia di Eitan, accogliendo il ricorso presentato dalla zia Aya.
Eitan, rapito dal nonno Shmeul
Un vero e proprio rapimento, quello subito da parte del nonno materno Shmeul Peleg. Giunto in Italia insieme alla moglie Etty dopo l’incidente del Mottarone in cui Eitan ha perso entrambi i genitori, aveva sottratto il nipote alla custodia della zia paterna del bambino, Aya Biran, sua tutrice legale, e con l’aiuto di un complice aveva raggiunto in auto Lugano, da dove aveva poi preso un volo privato per Tel Aviv. Mentre la Procura di Pavia apriva un fascicolo ipotizzando per i reato di sequestro aggravato di persona , Peleg da Israele dichiarava dichiarato di aver agito d’istinto. Nel frattempo sua figlia Gali si era detta disposta ad adottare il bambino.
Eitan, i nonni materni agli arresti domiciliari
Il processo per la custodia del bimbo rapito dal nonno e portato in Israele, dove era poi arrivata Aya Biran, è iniziato un mese fa: «Sono preoccupata per lui, voglio riportarlo a casa il più presto possibile», aveva detto la zia paterna appena atterrata a Tel Aviv. Dopo la prima udienza, gli avvocati della famiglia Biran avevano dichiarato di aver raggiunta un’intesa per la gestione temporanea della routine di Eitan: tre giorni con i Peleg, ovvero il ramo materno della famiglia, tre giorni con zia Aya Biran. Indagati per sequestro di persona, i due nonni materni si trovano agli arresti domiciliari ed è stato loro ritirato il passaporto. «Pur accogliendo con soddisfazione la sentenza, in questo caso non ci siano né vincitori né vinti. C’è solo Eitan. Tutto quello che chiediamo è che torni presto a casa sua, dai suoi amici a scuola, alla sua famiglia, in particolare per la terapia e gli schemi educativi di cui ha bisogno», hanno commentato i legali della famiglia Biran.