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Egitto, così la polizia dà la caccia alle persone LGBT sulle app di dating

La polizia egiziana usa app di incontri come Grindr per incastrare persone Lgbt e arrestarle. Molto spesso inventando false prove e utilizzando la violenza. Un modus operandi usato anche da bande criminali che ricattano le vittime.

31 Gennaio 2023 13:0231 Gennaio 2023 13:03 Fabrizio Grasso
In Egitto la polizia adesca giovani Lgbtq+ su app di incontri per arrestarli, molto spesso usando la violenza. Ma ci sono anche i criminali.

Da qualche anno, in Egitto la polizia ha intensificato la persecuzione e la repressione della comunità Lgbtq+. Sebbene non esista una legge esplicita che vieti l’omosessualità, il governo utilizza il reato di dissolutezza sessuale per stigmatizzare e criminalizzare queer e gay. Lo afferma un’indagine della Bbc, che spiega come gli agenti utilizzino le app di incontri più diffuse, tra cui Grindr, per adescare giovani uomini e spedirli in prigione. Nella maggior parte dei casi, la polizia manipola le prove per sostenere le accuse e usa violenza verbale e fisica per estorcere le confessioni. (l’intera inchiesta è disponibile nel documentario Queer Egypt Under Attack, visibile per l’Italia su Youtube).

Violenza e false accuse, così la polizia in Egitto perseguita la comunità Lgbtq+

Le forze dell’ordine usano app di incontri come la già citata Grindr e il social network WhosHere per ‘adescare’ ragazzi e uomini gay. Fingendosi omosessuali, li attirano in trappola e, in alcuni casi, li inducono ad accettare o offrire denaro per prestazioni sessuali. In questo modo li portano a commettere reato. È quanto accaduto a Laith, nome di fantasia, un ballerino che nell’aprile 2018 attirato con la scusa di un appuntamento è stato arrestato dalla polizia e torturato.

In Egitto la polizia adesca giovani Lgbtq+ su app di incontri per arrestarli, molto spesso usando la violenza. Ma ci sono anche i criminali.
Uno dei momenti del documentario della Bbc (Bbc, Youtube)

«Mi hanno incastrato», ha raccontato la vittima alla Bbc, usando anche fotomontaggi. La polizia poi l’ha minacciato per avere nomi di altri ragazzi gay.  «Posso creare un’intera storia su di te se non mi dici nulla», avrebbe detto il poliziotto a Laith. A rischiare non sono solo gli egiziani, ma anche gli stranieri. È il caso di Matt, altro nome di fantasia, identificato e adescato su Grindr. La polizia lo ha incarcerato dopo la confessione di «perversione, dissolutezza sessuale e invio di scatti osé».

Non solo polizia, nelle app di incontri online si nascondono bande criminali

Fra gli utenti delle app di incontri si nascondono anche membri di gang criminali che adescano i più deboli per poi estorcere loro denaro. La Bbc ha parlato con tre vittime. Raggirati con la richiesta di un incontro privato, sono stati catturati da membri di una banda criminale che li ha costretti, con minacce verbali e percosse, a spogliarsi, ballare, ammettere di essere omosessuali e persino sex worker. Hanno documentato tutto in alcuni video finiti su Whatsapp, Facebook e Youtube. «Non esco più e non ho un telefono», ha detto uno di loro alla Bbc. «La mia stessa famiglia mi ha ripudiato dopo aver visto i filmati».

In Egitto la polizia adesca giovani Lgbtq+ su app di incontri per arrestarli, molto spesso usando la violenza. Ma ci sono anche i criminali.
La testimonianza di Laith, nome di fantasia, nel documentario (Bbc, Youtube)

La Bbc ha raccolto testimonianze di dozzine di attacchi simili, eppure le denunce sono pochissime. Anzi, in alcuni casi persino sconsigliate. Uno dei ragazzi incastrati dalla banda criminale ha dichiarato di aver contattato un avvocato ma ha desistito quando ha scoperto che la polizia avrebbe percepito la sua omosessualità come più grave dell’aggressione subita. Intanto, sia Grindr sia WhosHere hanno dichiarato come sia sempre cruciale il loro impegno in favore di tutti i loro utenti. «Lavoriamo con attivisti Lgbtq+ in Egitto», ha dichiarato in una nota il primo. «Siamo concentrati sulla sicurezza di tutti i nostri utenti».

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