La settimana scorsa il Washington Post aveva riferito, dopo aver visionato uno dei documenti del Pentagono diffusi online dalla talpa Jack Teixeira, di un accordo tra Il Cairo e Mosca: il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, uno dei più stretti alleati degli Usa in Medio Oriente e alla guida di uno dei principali destinatari degli aiuti statunitensi, ha ordinato di produrre – scriveva il giornale – fino a 40 mila razzi da spedire segretamente in Russia. La smentita non si era fatta attendere. «La posizione dell’Egitto fin dall’inizio si basa sul non coinvolgimento in questa crisi e sull’impegno a restare equidistante dalle parti, pur affermando il sostegno alla Carta delle Nazioni Unite e al diritto internazionale secondo le risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite», aveva dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Abu Zeid. Adesso emergono nuovi elementi.

Il dietrofront di Al-Sisi
Come scrive ancora il Washington Post basandosi su file top secret prima non emersi, l’accordo era stato sottoscritto ma, in seguito a seguito di colloqui con alti funzionari statunitensi, già prima del polverone sollevato dal leak l’Egitto ha fatto un passo indietro sospendendo la produzione di armi destinate alla Russia. Decidendo, invece, di produrre munizioni di artiglieria da vendere agli Stati Uniti, che poi le gireranno all’Ucraina.
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La vittoria diplomatica di Biden
Al-Sisi aveva ordinato di produrre 40 mila razzi, ufficialmente per l’esercito egiziano, ma in realtà da spedire segretamente in Russia, nel quadro di un avvicinamento tra i due Paesi che sta avvenendo invece alla luce del sole. Un esempio? Rosatom, la società statale russa per l’energia atomica, ha avviato nel 2022 la costruzione della prima centrale nucleare egiziana, che sorgerà a El Dabaa. Nel documento vengono citati esplicitamente i razzi Sakr 45, compatibili con i lanciarazzi multipli Grad. Già all’inizio di marzo, però, ecco il dietrofront da parte del presidente egiziano, che ha invece accettato di vendere agli Stati Uniti proiettili di artiglieria da 152 mm e 155 mm per l’esercito ucraino. Una pesante vittoria diplomatica per l’amministrazione di Joe Biden.