Le sanzioni affosseranno la Russia: lo dice un report riservato di Mosca
Le sanzioni stanno facendo male alla Russia. Nonostante la propaganda continui a ostentare sicurezza, un report riservato visionato da Bloomberg dipinge un quadro a tinte fosche. Anche il blocco dell'export energetico alla fine si rivelerà un boomerang.
Checché ne dica la propaganda nazionalista del Cremlino (e anche a quella salviniana), le sanzioni occidentali stanno facendo male alla Russia. E più il tempo passa e più ne faranno. Insomma la tempesta invocata dal portavoce di Putin Dmitri Peskov alla fine colpirà pesante anche la Federazione. Nonostante Mosca ostenti sicurezza sulla tenuta dell’economia, un rapporto interno riservato presentato in una riunione a porte chiuse il 30 agosto scorso, mette per la prima volta in guardia il governo sui rischi di una recessione profonda ed estesa che andrà a toccare i settori su cui il Paese sta facendo affidamento. A partire dall’energia: lo stop alle forniture di petrolio e gas russi all’Europa potrebbe infatti rivelarsi un boomerang.
L’economia russa tornerà a livelli prebellici non prima della fine del decennio
Stando alle previsioni del rapporto, di cui Bloomberg ha preso visione, la crisi accelererà il prossimo anno e l’economia tornerà al livello prebellico non prima della fine del decennio o addirittura più tardi. Tutti gli scenari ipotizzati prevedono cali vistosi rispetto al 2021: dall’8,3 per cento nel 2023 all’11,9 per cento nel 2024 in caso di nuovi stress. Ufficialmente, invece, i funzionari continuano a negare il contraccolpo delle sanzioni, prevedendo per quest’anno una contrazione inferiore al 3 per cento destinata ad assottigliarsi nel 2023. Tra le criticità rilevate dallo studio un possibile blocco dei trasporti, da quello aereo a quello su ruote, e una massiccia fuga di cervelli: entro il 2025 fino a 200 mila specialisti IT potrebbero decidere di lasciare il Paese.
Lo stop all’export energetico in Europa sarà un boomerang per Mosca
Nei prossimi due anni, mettono in guardia gli esperti, si assisterà a una «riduzione dei volumi di produzione nei settori maggiormente orientati all’esportazione», dal petrolio e dal gas ai metalli, dai prodotti chimici al legno. Sebbene non sia escluso un rimbalzo, questi settori non saranno più «i motori dell’economia». Lo stop completo delle esportazioni di gas in Europa, il principale mercato russo, potrebbe costare ogni anno la bellezza di 400 miliardi di rubli (6,6 miliardi di dollari) di mancate entrate fiscali. E i nuovi possibili mercati non saranno in grado di compensare la perdita. La produzione stando così le cose dovrà essere ridotta, anche a causa della mancanza di tecnologia necessaria per realizzare nuovi impianti. Lo stesso vale per il petrolio. In Europa nel 2021 arrivava il 55 per cento del greggio russo e ora lo stop alle esportazioni potrebbe causare tagli alla produzione con ricadute pesanti anche sul mercato interno. Le sanzioni occidentali colpiscono duro anche sui produttori di metalli che stanno perdendo 5,7 miliardi di dollari l’anno. Se poi l’economia mondiale dovesse entrare in recessione con una crisi globale anche la Russia subirebbe un contraccolpo nelle esportazioni. Seguirebbero il crollo del rublo e l’aumento dell’inflazione.
Il blocco delle importazioni congela la produzione mentre cresce il gap tecnologico
Sul versante importazioni, il rischio è che a breve termine vengano sospese le produzioni per mancanza di materie prime e componenti. E questo non vale solo per l’industria ma anche per l’agricoltura. Le scorte diminuiranno e i russi potrebbero essere costretti a tirare la cinghia anche a tavola. Il mancato accesso alle tecnologie occidentali spingerà il Paese indietro di due o tre generazioni. I surrogati cinesi e del sudest asiatico, infatti, sono molto meno avanzati e affidabili. Le sanzioni alla fine costringeranno il governo a guardare in faccia alla realtà. Gli obiettivi che si era posto Vladimir Putin prima di invadere l’Ucraina – aumento demografico e dell’aspettativa di vita – rimarranno con buona probabilità lettera morta.
I settori più colpiti: dall’agricoltura all’allevamento fino ai trasporti
Per quantificare la ricaduta delle sanzioni sull’economia russa, lo studio ricorda come il 99 per cento della produzione di pollame e il 30 per cento di quella di bovini da latte di razza Holstein dipenda dalle importazioni. Anche le sementi di alimenti base come barbabietole da zucchero e patate sono per lo più importate dall’estero, così come i mangimi per i pesci e gli aminoacidi. Passiamo ai trasporti: il 95 per cento dei passeggeri viaggia su aerei di fabbricazione estera e la mancanza di pezzi di ricambio importati potrebbe portare a una riduzione della flotta. Non va meglio per le merci: le restrizioni Ue hanno triplicato i costi di spedizione su gomma. Industria: solo il 30 per cento delle macchine utensili è di fabbricazione russa e l’industria locale non ha la capacità di coprire la domanda in aumento. Circa l’80 per cento della produzione farmaceutica si basa su materie prime importate. Infine la già citata tecnologia: le restrizioni sulle carte Sim potrebbero portare alla loro scomparsa entro il 2025 mentre le telecomunicazioni rischiano di rimanere indietro di cinque anni rispetto ai competitor mondiali. Alla faccia di tenuta.