A furia di guardare solo dentro l’orticello della politica italiana, si rischia di perdere di vista il quadro internazionale: cosa succederebbe nei delicati equilibri geopolitici se davvero cadesse il governo Draghi? Non è chiaro se i parlamentari del Movimento 5 stelle abbiano davvero valutato fino in fondo l’impatto del loro strappo, ma la crisi avrebbe ovviamente conseguenze anche sulla gestione della guerra in Ucraina, con il presidente russo Vladimir Putin che vedrebbe venire meno un altro dei grandi sostenitori della linea atlantista, cioè appunto Mario Draghi. Il fresco precedente, sempre favorevole allo zar, è rappresentato dalle dimissioni del premier britannico Boris Johnson, uno dei primi ministri europei più vicino all’ucraino Volodymyr Zelensky.

Fibrillazioni sui mercati: non a caso Piazza Affari è la peggiore d’Europa
Insomma Giuseppe Conte col suo colpo di testa sul decreto aiuti fornirebbe un formidabile assist (quanto volontario?) al Cremlino. E che gli occhi dei partner internazionali siano puntati sull’Italia lo si capisce anche dalle fibrillazioni dei mercati: Piazza Affari sta subendo perdite peggiori di tutti i listini europei, che hanno registrato ribassi inferiori al mezzo punto percentuale. Secondo gli operatori pesano proprio i venti di crisi di governo, con il Btp a 10 anni cresciuto di 14 punti percentuali a un rendimento del 3,26%. In realtà la tensione preme sui titoli di Stato di tutto il Vecchio continente, tanto che lo spread con il Bund tedesco è rimasto piuttosto stabile attorno ai 209 punti.

Il Pd spera in un ripensamento di Draghi: magari dopo qualche chiamata da Bruxelles…
Intanto, come rivelato dal Corriere della sera, il Partito democratico spera ancora che Draghi si ravveda, magari dopo qualche chiamata «da Washington e da Bruxelles che lo convinca a restare». La preoccupazione dei dem riguarda le scadenze da rispettare, come quella di dicembre del Pnrr, oltre ovviamente allo scenario di guerra e il braccio di ferro con la Russia sulle forniture energetiche, che sarebbe auspicabile affrontare con alla guida del Paese l’ex Bce, che è stato fin qui capace di ridare un ruolo centrale all’Italia nello scacchiere europeo.

L’ultima disperata mediazione, fallita: evitare di votare la fiducia sul provvedimento
Il crollo dell’impalcatura sembra davvero a un passo: l’ultima mediazione al Senato da parte del ministro dei Rapporti per il Parlamento, Federico d’Incà, sul decreto Aiuti, è andata a vuoto. L’idea era quella di evitare la fiducia sul provvedimento, votando semplicemente articolo per articolo. Ma non è bastato a sventare il baratro. Il M5s uscirà dall’Aula al momento della votazione, poi Draghi sarà atteso da Sergio Mattarella al Quirinale.