Tredici anni senza Edmondo Berselli e la sua inconfondibile capacità di raccontare: giornalista e scrittore, morì a Modena l’11 aprile 2010 a soli 59 anni, dopo una carriera da acuto osservatore e commentatore dei fatti italiani, tanto da essere riconosciuto come una delle figure più ironiche, pungenti ed eclettiche dell’editoria del nostro Paese.
Spaziava tra sport, politica e cultura
Dopo aver iniziato come correttore di bozze nel 1976 alla casa editrice il Mulino a Bologna, dove è rimasto fino al 2000 arrivando alla direzione editoriale, ha scritto per i più importanti giornali italiani, tra cui Il Resto del Carlino, Il Messaggero, La Stampa, Il Sole 24 ore, fino a diventare, negli ultimi anni della sua vita, editorialista per la Repubblica e collaboratore de L’Espresso. I suoi argomenti variavano dallo sport alla televisione, passando per politica e cultura.

Ha scritto diversi saggi sulla nostra società e non solo, come L’Italia che non muore (1995), Il più mancino dei tiri (1995) dedicato al calciatore dell’Inter Mariolino Corso, Canzoni (1999), Post italiani: cronache di un paese provvisorio (2003), Venerati maestri (2006), Adulti con riserva, Com’era allegra l’Italia prima del ’68 (2007), Sinistrati – Storia sentimentale di una catastrofe politica (2008), Liù: biografia morale di un cane (2009) e L’economia giusta (2010).
La storia del grande fiume e della sua gente
È stato autore anche di Un paese chiamato Po, un programma televisivo andato in onda sulla Rai che ha raccontata la storia del grande fiume e della gente più o meno famosa che sulle sue sponde è nata e vissuta. Realizzato anche attraverso contributi inediti e materiale provenienti sia dall’archivio Rai Teche sia da enti terzi, il programma racchiudeva tante chicche tra cui storiche trasmissioni televisive film, backstage, documentari e reportage.
Da Zucchero a Pavarotti, fino a Ermanno Olmi
Diretto da Giuseppe Bertolucci e girato dalla Rai in alta definizione, Un paese chiamato Po è stato un viaggio in sei tappe attraverso le anse del fiume: si comincia dal Monviso, e poi Torino e il suo viscerale legame col Po. Scorrendo verso Est, arriva la volta di Pavia, Cremona e Piacenza, luoghi che hanno sfornato dall’intramontabile “tigre” di Cremona (Mina) a Zucchero, Tognazzi e Caterina Caselli. Poi le terra di Don Camillo e Peppone, di Pavarotti, nativi di una ricchissima zona come quella ducale, il modenese e il reggiano. Quindi l’avvicinamento a Ferrara: sullo sfondo il cinema immortale di Michelangelo Antonioni ed Ermanno Olmi. Fino ad arrivare sulla costa comacchiese e via, all’Adriatico.
Tag43 vi dà il buongiorno con un estratto di Un paese chiamato Po sulle mondine, le lavoratrici stagioni delle risaie.