Editori mani di forbice

Giovanna Predoni
26/05/2021

Gedi minaccia 150 esuberi. E la chiusura di sei sedi locali di Repubblica. Al Sole24Ore nel mirino la sede romana del quotidiano. Mentre a Monrif i giornalisti denunciano l'uso dei pensionati. Il post Covid sarà un risveglio amarissimo per il settore.

Editori mani di forbice

Tagli, tagli e ancora tagli. L’uscita dalla pandemia è un sollievo, ma non per i giornali che dalla bolla Covid erano stati “protetti” con la sospensione dei pesanti piani di ristrutturazione che un po’ tutti i gruppi editoriali avevano in animo di fare. Ora, anche con il profilarsi della fine del blocco dei licenziamenti, gli editori riprendono in mano le forbici intenzionati a usarle senza remore. Del resto i conti economici di quasi tutti sono in pesante perdita, e da questo punto di vista l’effetto Covid sulla voglia di informarsi dei loro lettori non ha portato risultati. Tranne qualche eccezione, e su tutti spicca il caso del Fatto quotidiano, nel 2020 l’emorragia delle copie ha continuato inesorabile. E con essa l’aumento dei costi.

Gedi: previsti oltre 150 esuberi tra i giornalisti di Repubblica e Stampa

Quindi gli editori non aspetteranno un secondo a muoversi. Comincerà Gedi (lo ha anticipato Dagospia) con pesanti interventi di ristrutturazione che porteranno a una parziale chiusura degli uffici corporate romani e il loro trasferimento a Torino. Ma in cantiere ci sono interventi anche sulle redazioni. Saranno oltre 150 gli esuberi tra i giornalisti tra Repubblica e Stampa, e per il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari si paventa anche la chiusura delle sei costose redazioni locali. Stesse problematiche al Sole 24 Ore, nonostante il miglioramento dei bilanci realizzato dalla gestione Cerbone-Tamburini. L’editore Confindustria paventa la chiusura della redazione romana, un provvedimento che riguarderebbe una trentina di giornalisti ai quali verrà prospettato il trasferimento a Milano. Una decisione non è ancora stata presa, ma tutto pare andare verso quella direzione. L’ultimo caso, non meno eclatante, ha riguardato le testate del gruppo Riffeser. Il cdr del gruppo Monrif (acronimo di Monti-Riffeser) ha denunciato con una lettera l’utilizzo a contratto di giornalisti pensionati a fronte dell’utilizzo sempre più massiccio della cassa integrazione per quelli regolarmente assunti. E a Rcs? Inutile dire che il volgersi al brutto della vicenda Blackstone ha creato preoccupazione tra i dipendenti. A fronte di un intervento Consob che obbligherebbe a un pesante accantonamento (con tanto di ricaduta sul conto economico) sarà ancora possibile per Cairo perseverare nel taglio dei costi che però (e di ciò ne ha fatto sempre un vanto) ha sempre risparmiato le redazioni?