Carta pesta
Carlo De Benedetti rinuncia al progetto fondazione per il Domani. Ma l'Ing smentisce. Mentre in casa Gedi presa la decisione di vendere L'Espresso.
Giornali in manovra, in vista di un autunno che promette drastici interventi e ristrutturazioni. Due gli episodi più significativi, che riguardano aziende un tempo accomunate dallo stesso editore, ovvero Carlo De Benedetti. L’ingegnere, dopo averci a lungo pensato, ha rinunciato al progetto di fondazione cui doveva confluire il Domani, ovvero il quotidiano da lui fondato nell’aprile del 2020 ora alle prese con un ricambio della prima linea manageriale.
De Benedetti rinuncia al progetto di fondazione
Come anticipato da Tag43, il direttore generale Stefano Orsi, un ex manager di Armani, ha lasciato la casa editrice. Per sostituirlo De Benedetti aveva pensato a una sua vecchia conoscenza, Marco Moroni, a lungo dirigente di Gedi prima che l’arrivo di John Elkann lo costringesse a migrare al gruppo Class. Moroni però, dopo aver accarezzato l’idea, ha declinato l’offerta. Ora, alla viglia del festival di Dogliani, dove De Benedetti vive parte dell’anno e che a settembre ospita editori e direttori per fare il punto sulle prospettive (ahinoi fosche) dell’editoria, si capirà qualcosa di più sul perché l’Ingegnere ha rinunciato a quello che era un suo chiodo fosso fin dai tempi di Repubblica, quando anche per il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari pensava a un futuro che ne assicurasse l’indipendenza con la veste giuridica della fondazione. Che ora però passa in cavalleria. Forse l’Ing non ha trovato partner disposti a seguirlo nel progetto e ha pensato bene di continuare con lo status quo? Nel tardo pomeriggio di lunedì 2 agosto dall’editoriale Domai arriva però la smentita: la fondazione c’è e il passaggio del quotidiano avverrà quando esso non sarà più in regime di strat up.

Gedi ha deciso di vendere L’Espresso
Movimenti anche in casa Gedi, dove la proprietà ha deciso, dopo molti tentennamenti, di mettere sul mercato L’Espresso, ovvero la storica testata che per lungo tempo ha dato il nome a tutto il gruppo. Il settimanale, che ora esce la domenica come supplemento di Repubblica, non rientra più nei piani di un gruppo che procede speditamente alla digitalizzazione dei contenuti e al contemporaneo progressivo ridimensionamento della carta, che per altro ancora genera la maggior parte dei ricavi della casa editrice. L’Espresso, con i suoi 26 giornalisti, fa attualmente parte della divisione periodici di Gedi. Ma non è un mistero che l’azienda stia pensando alla creazione di una società ad hoc dove farlo confluire insieme alle altre testate periodiche del gruppo, tra cui Limes e National Geographic.