Quattro nazioni unite nel nobile obiettivo di salvare le creature marine. Panama, Ecuador, Colombia e Costa Rica hanno deciso di unire le loro riserve nell’oceano per formare un’unica area interconnessa, dando vita così alle sacche di biodiversità più ricche del pianeta. L’annuncio, come riporta anche National Geographic, è giunto alla Cop26 di Glasgow.
L’iniziativa unirà 500 mila chilometri quadrati di mare
L’iniziativa si chiama CMAR, acronimo che indica il Corridoio Marino dell’Oceano Pacifico orientale, e dovrebbe unire le acque territoriali dei quattro paesi. Nascerà così una vera autostrada marina, ossia una mega area protetta (Mega-MPA), interdetta alla pesca, di 500 mila chilometri quadrati. L’obiettivo è isolare il segmento di mare in cui ogni anno transitano balene, squali, tartarughe marine e razze durante la loro abituale migrazione. La mossa intende così salvaguardare specie sempre più a rischio per l’attività ittica intensiva dei pescherecci – soprattutto stranieri – che sfruttano la biodiversità locale per arricchirsi, molto spesso illegalmente.
«Tutti i leader mondiali hanno chiesto azioni e non parole. Credo che questo sia l’atto più concreto possibile per conto dell’Ecuador», ha detto al Guardian il presidente Guillermo Lasso, presente alla Cop26. Lo stato sudamericano ha infatti annunciato lunedì l’ampliamento dell’attuale riserva marina delle Galapagos, che passerà dagli attuali 133 mila chilometri quadrati a quasi 200 mila. A Glasgow è presente anche la Colombia, con il presidente Ivan Duque che ha annunciato la realizzazione di un’ulteriore area marina protetta di 160 mila chilometri quadri che si aggiungerà ai 120 mila già esistenti. «Un risultato storico», ha twittato il presidente sui social.
Lo que logramos hoy conjuntamente Colombia, Costa Rica, Panamá y Ecuador en la #COP26 es algo histórico: establecimos el área protegida marina más grande del hemisferio occidental y, tal vez del mundo, considerada como una de las regiones más ricas en biodiversidad del planeta. pic.twitter.com/C15GB9nSIX
— Iván Duque 🇨🇴 (@IvanDuque) November 2, 2021
«Creeremo così una via di nuoto sicura fra le nostre acque e quelle della Costa Rica», ha detto il ministro dell’Ambiente dell’Ecuador Gustavo Marique. «Siamo un paese in via di sviluppo e abbiamo una delle maggiori flotte ittiche nel Pacifico, ma urge un freno alla pesca nella regione». Obiettivo comune è inoltre proteggere, entro il 2030, il 30 per cento degli oceani mondiali.
L’entusiasmo di Johnson alla Cop26
Un grande passo avanti nella salvaguardia della fauna marina, come ha sottolineato al Guardian il biologo britannico Alex Hearn. «Il Pacifico tropicale orientale rappresenta uno degli ultimi esempi di biodiversità oceanica in ambienti incontaminati», ha rivelato l’esperto. «Proteggere le acque non è mai stato sufficiente, poiché occorre tutelare la connettività fra le varie zone». Hearn ha notato come nel corso del ventunesimo secolo, molte specie migratorie abbiano visto ridursi drasticamente il numero di esemplari. Fortemente colpito lo squalo martello, oggi in pericolo di estinzione.
«Con questo impegno, l’America Latina consolida la sua leadership nella conservazione marina», ha detto al Guardian Max Bello, consulente dell’Ong Mission Blue. «Nasce così una nuova era, ma dobbiamo fare di più, non possiamo fermarci». Entuasista anche il premier britannico Boris Johnson, intervenuto alla Cop26. «Accogliamo con favore l’annuncio congiunto dei quattro paesi latini. Il Regno Unito è pronto a sostenere l’iniziativa in favore di uno sforzo collettivo».
A huge wave of congratulations to Panama, Ecuador, Costa Rica and Colombia for the announcement of the Eastern Tropical Pacific Marine Corridor today. This collaborative, multinational achievement is hopeful progress towards protecting 30% of the ocean by 2030! #HopeSpots #30×30 pic.twitter.com/gtyCdBWFcF
— Mission Blue (@MissionBlue) November 3, 2021