Il 24 ottobre 1991 Earvin Magic Johnson, playmaker e guardia in Nba, era sulla cresta dell’onda. Con i Los Angeles Lakers aveva già vinto cinque titoli. L’era di Kobe Bryant e Shaquille O’Neal era lontana dall’arrivare, su di lui gravava anche il peso della tradizione in una delle città più importanti nel panorama del basket. Ma quel giorno, con il mondo ad acclamarlo, la sua vita cambiò per sempre. Scoprì, grazie al medico della squadra Michael Mellman, di essere positivo all’Hiv. Al pubblico lo avrebbe annunciato il 7 novembre successivo, in una conferenza stampa che non scioccò solo il mondo sportivo. Oggi, a quasi 30 anni di distanza, il 61enne ex campione Nba si è raccontato al Guardian in una lunga intervista.
«Tutto è andato per il verso giusto», ha detto il cestista ripensando a quei momenti. «All’epoca c’era un solo farmaco, ora ne abbiamo trenta». Johnson non ha mai guardato alcuna registrazione di quel periodo. Troppo duro, impossibile da rivivere. «Mi concentro sul presente e sul futuro, non guardo mai al passato».
La moglie Cookie e i compagni, tutti accanto a Magic
Accanto gli si strinsero la moglie Cookie, sposata poco tempo prima con cui vive ancora oggi, i compagni di squadra ai Lakers che lo hanno riabbracciato al suo rientro in campo, membro del Dream Team americano alle Olimpiadi di Barcellona ’92. E infine, i medici che lo curarono, il dottor David Ho ed Anthony Fauci, immunologo ora famoso per il ruolo nella lotta al Covid-19. «Senza loro due, oggi non sarei qui», ha ricordato. «Pensavo sarei morto, ma mi dissero che una combinazione di farmaci mi avrebbe salvato. E avevano ragione».
Il ruolo di Magic Johnson nella lotta all’Aids
Quell’anno, Earvin diede vita alla Magic Johnson Foundation, con lo scopo di raccogliere fondi per lotta contro l’Aids e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla prevenzione e la cura del virus. L’anno dopo entrò persino nella Commissione Nazionale sull’Aids su invito personale dell’allora presidente americano George W. Bush Sr., prima di dimettersi dopo soli 8 mesi a causa di divergenze operative. Johnson ne ha per tutti, anche per Trump, colpevole di aver ignorato in modo esasperante gli avvertimenti di Fauci. «Vederlo (Anthony, ndr.) messo da parte dal presidente mi ha fatto sentir male. È stato messo in una brutta situazione».
La discriminazione razziale in ambito sanitario
La malattia diventa il trampolino di lancio per affrontare il tema della discriminazione razziale in Usa, presente anche in campo sanitario. «Abbiamo perso troppe vite che non avremmo dovuto perdere sia con l’Aids che con il Covid-19», ha sottolineato l’ex campione, parlando delle disparità nelle cure per le persone di colore, colpite dalle malattie in modo sproporzionato rispetto alla popolazione bianca. «La strada da fare è ancora lunga». Sebbene i neri rappresentino solo il 12 per cento dell’intera popolazione statunitense, il 34 per cento dei decessi da Covid-19 ha coinvolti persone di colore, mentre si sale al 44 per cento per l’AIDS.
Durante l’intervista, Magic Johnson ha trovato spazio anche per parlare della sua infanzia e della sua condizione mentre frequentava la Everett High School, a prevalenza bianca. «Mi ha insegnato come lavorare al fianco di qualcuno che non mi assomiglia», ricorda oggi mentre ripensa alla sua reticenza di quegli anni. «Ho scoperto che l’America è così, tutto ciò che ho fatto riguarda i bianchi».
L’infanzia difficile di Magic Johnson
Nella sua autobiografia, My Life, uscita nel 1992, Johnson ricorda come i compagni di classe fossero restii anche solo nel passargli il pallone. Tuttavia, fu proprio lo sport a fungere da catalizzatore, unendo tutta la squadra per la vittoria del campionato. Come ricorda lui stesso però, le esperienze più dure con il razzismo sono avvenute nei viaggi di famiglia. Un giorno, al tavolo di un bar, ricevette le provocazioni da parte di un cameriere bianco. A rimanergli impresso fu però l’avvertimento del padre: «“Earvin, devi ricordarti che sei al sud ed è così che sono abituati a parlare con i neri”. Fu una rivelazione».
Magic Johnson fuori dal parquet
Infine, anche un accenno alla vita fuori dal parquet. Attivo nella vita politica, già nel 1987 si è mosso come imprenditore fondando la Magic Johnson Enterprises, proprietaria di numerose attività fra cui cinema, fast food e palestre. Alcune voci sostengono che il suo patrimonio superi il miliardo di dollari, ma lui preferisce porre l’attenzione su altro: «Noi, come persone di colore, non avevamo mai veramente capito la ricchezza generazionale e la sua trasmissione», conclude il campione. «Ora i ragazzi sognano di poter diventare non solo un giocatore di basket o football, ma un uomo d’affari. Questo è l’importante, che abbiamo potere e che un posto al tavolo».