Direttore: Paolo Madron
  • Economia e Finanza
  • Politica
  • Tecnologia e Innovazione
  • Attualità
x
  • Attualità
    • Cronaca
    • Gossip
    • Web
  • Cultura e Spettacolo
    • Arte
    • Cinema
    • Design
    • Libri
    • Moda
    • Musica
    • Serie Tv
    • Teatro
    • Tv
  • Economia e Finanza
    • Aziende
    • Lavoro
  • Politica
    • Europa
    • Italia
    • Mondo
  • Salute e Benessere
    • Beauty
    • Fitness
    • Food & Beverage
    • Medicina
    • Sanità
    • Wellness
  • Sport
    • Altri Sport
    • Calcio
    • Motori
  • Tecnologia e Innovazione
    • App
    • Device
    • Domotica
    • Gaming
    • Sostenibilità
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Libri

Tag Tales

Sono a Dubai per incontrare mio fratello, pecora nera della famiglia. La verità è che non ho più un becco di un quattrino e solo lui può darmi una mano. Il racconto della settimana di Tag43.

11 Dicembre 2021 09:522 Gennaio 2023 13:01 Andrea Frateff-Gianni
dubai e il tag tales della settimana

Lucrezia mi sbottona i jeans, si lascia cadere a terra e procede, facendomi un pompino magistrale. Mentre succhia mi stringe le chiappe con una tale forza che a un certo punto sono costretto a toglierle la mano. Poco dopo, quando ho il cazzo veramente duro, all’improvviso si alza, lascia cadere l’accappatoio e si sdraia sul letto della suite a gambe aperte, lasciando poco spazio all’intuizione. La musica in sottofondo è dei Duran, My Own Way, dal disco Rio, il mio preferito in assoluto. Alla fine tutto sudato e cercando di arrampicarmi sul letto per provare a recuperare una sigaretta, anche se non fumo, la guardo e le chiedo: «Ehi, ma dove Cristo hai imparato a fare questi pompini? Da Sotheby’s? Oh Cazzo!». Così scendo dal letto, mi tiro su le mutande Calvin Klein, che in fondo fanno molto Anni 80, e spostando la tenda guardo oltre la finestra lo splendido panorama dal 37esimo piano del Burj Khalifa di Dubai, il palazzo più alto del mondo, composto da 142 mila metri quadri di superficie riflettente, in cui sono stati utilizzati oltre 26 mila pannelli di vetro, dotati di uno schermo antiriflesso per l’intenso sole del deserto.

La realtà è che non ho più il becco di un quattrino e ho dato fondo alla carta di credito per pagare questo week end lungo

L’Armani Hotel occupa 15 dei 39 piani inferiori e noi alloggiamo qui per due motivi: primo, perché mio cugino Stefano è stato per oltre 30 anni il pupillo di Re Giorgio in persona e qui ci trattano veramente con i guanti, secondo perché stasera abbiamo appuntamento a cena all’At.mosphere, un ristorante a non so bene a quale piano, con mio fratello Alberico, che tutti in famiglia chiamiamo Chicco, che Lucrezia vuole assolutamente conoscere, non ho capito bene per quale razza di motivo e che io non vedo da oltre due anni, da quando si è trasferito qui a Dubai. Così mezz’ora più tardi siamo seduti uno di fronte all’altra al bar dell’At.mosphere e lei indossa un vestito di Todd Oldham nero-barra-beige senza spalline di ispirazione navajo e ordiniamo due Martini vodka, ovviamente agitati e non mescolati, al banco del bar, mentre aspettiamo Chicco, che come al solito ha più di mezz’ora di ritardo. Di fianco a noi quattro giovani, tutti belli, tutti vestiti di nero, ridacchiano tra loro, probabilmente organizzandosi la serata. Io indosso una polo blu, un paio di jeans bianchi e dei mocassini Church’s senza calze. Semplice, pulito, elegante. Arrivati con Lucrezia ieri a Dubai via Miami, per passare al caldo il ponte di Sant’Ambrogio, ho chiesto a mio fratello di incontrarci perché ci sono delle beghe familiari che voglio risolvere riguardo all’eredità anche se ho fatto credere a Lucrezia che siamo qui solo ed esclusivamente per soddisfare un suo desiderio. La realtà è che non ho più il becco di un quattrino e ho dato fondo alla carta di credito per pagare questo week end lungo. Lo considero una specie di investimento e spero con tutto il cuore che mi vada bene, anche perché al momento è l’ultima carta che mi posso giocare. I fondi sono tutti bloccati e Chicco ha le chiavi di una cassaforte in Svizzera, dove in una banca di Zurigo sono depositate una serie di opere d’arte della famiglia Serbelloni su cui devo assolutamente mettere le mani per poter far partire il mio progetto.

Mio padre, prima di morire, ha venduto tutto quello che aveva e l’unico da cui posso provare a ottenere qualcosa è Alberico, la pecora nera della famiglia, anche più di me, e vi assicuro che ce ne vuole

 

Mi chiamo Giorgio Serbelloni e sono l’ultimo rampollo di un’antica famiglia che, in ordine sparso, ha dato all’umanità: conti, marchesi, pontefici e condottieri. Mio padre, prima di morire, ha venduto tutto quello che aveva e, al momento, l’unico da cui posso provare a ottenere qualcosa è Alberico, che tutti in famiglia chiamiamo Chicco, la pecora nera della famiglia, anche più di me, e vi assicuro che ce ne vuole. Già mercante d’arte e proprietario di aziende che hanno alternato grandi successi a protesti e debiti, dopo un arresto per frode al fisco di un miliardo di euro, sì controllate pure dove volete, un miliardo secco, è scappato, dopo una breve latitanza in Marocco, qui a Dubai. E quando entra nel salone luccicante dell’At.mosphere, abbronzatissimo, in jeans e camicia bianca di lino aperta sul petto, si vede subito che non se la passa affatto male, per essere uno che ha la polizia di mezzo mondo alle calcagna e trascorre le proprie giornate in t-shirt e bermuda steso a prendere il sole sul suo yacht nel Golfo Persico o al massimo scegliendo le mazze da golf più adatte per i percorsi da 18 buche ai quali non rinuncia per nulla al mondo. Ovviamente a casa a Milano ha moglie e figli, ma da tempo si accompagna a questo schianto di 25enne che fino a ora avevo avuto il piacere di vedere solo in fotografia e che così, ad una prima occhiata, posso assolutamente dichiarare che vale il prezzo dei soldi che costa.

fratelli a dubai per finanza e affari: il racconto della settimana
Vini del ristorante al Burj Khalifa (Getty Images).

« Fratellone, come stai? Ti trovo in gran forma!», esclamo, alzandomi dalla sedia. «Tu non sai esattamente cosa significhi guadagnarsi da vivere qui, tra cocainomani e turisti, comunque sì, direi che me la cavo fratellino». «Scc», faccio, con un dito sulle labbra. «Qua dentro potrebbero esserci dei microfoni». «Non è divertente, Giorgio», dice Alberico, tetro. «Potrebbero esserci davvero». «Dai, rilassati, lei è Lucrezia e immagino che questa meraviglia che ti accompagna sia la famosa Veronica», scandisco, fissando entrambe e il cazzo mi diventa immediatamente duro. Una lunga pausa, durante la quale cerco di capire chi stia suonando il pezzo che sento in sottofondo mentre, sospettoso, inizio a guardarmi intorno. Successivamente gli animi si rilassano un poco, ordiniamo la cena, tutta a base di pesce mentre Lucrezia non la smette mai di parlare e Veronica resta in silenzio, seduta composta, con indosso uno splendido vestito Armani senza spalline. «Veniamo al sodo fratellino, perché hai voluto incontrarmi?». «Chicco! Lucrezia come ti dicevo lavora da Sotheby’s e voleva assolutamente conoscerti e poi, cristo santo, sei mio fratello e non ci vediamo da oltre due anni. Avrò pur il diritto di vedere mio fratello!», dico io, mentre il cameriere versa Dom Perignon nel flûte vicino al mio tovagliolo. «Ti pensavo giusto ieri, mentre leggevo sul giornale dell’arresto di Er Viperetta, quel tizio mi ricorda terribilmente il tuo ex suocero Franco Ambrosio, pace all’anima sua». «Ma davvero? Che bello», lo interrompo. «Cioè, volevo dire, che bello che mi pensavi. Comunque Er Viperetta come lo chiami tu è poco più che un bifolco arricchito, Ambrosio almeno aveva classe e non dimenticare che era un bilancia come me. Perdonami. Continua pure. Posso avere un altro bicchiere di champagne?». «Permettimi di dissentire fratellino. Scugnizzo della finanza, magliaro ripulito, bidonista, avventuriero, il tuo ex suocero era tanto ricco quanto povero di stile. Non dimentichiamoci che proveniva da una famiglia che vendeva tappeti, esattamente come Er Viperetta. Un figlio del popolo. E nostro padre, che lo chiamava lestofante, ha sempre avuto ragione su di lui. Devo riconoscergli però che è stato un autentico genio della truffa». «Un genio assoluto. Era lo scugnizzo-prodige della finanza italiana tra un vortice di miliardi, ville da mille e una notte, amici potenti, belle donne, assegni a vuoto, feste sfarzose dentro e fuori dal carcere e non dimenticarti la clamorosa tentata evasione dalla prigione a Lugano. Era un personaggio da romanzo. Er Viperetta può giusto strappare due risate se imitato da Crozza. Il paragone non regge Chicco, te lo dico io, che l’ho conosciuto bene».

Sembra una vita fa, ma io le feste di Ambrosio a Portofino, con le aragoste servite a politici e imprenditori con ori e brillanti regalati agli ospiti le ricordo bene

(Ho voluto bene a Franco Ambrosio. I cronisti più letterati all’epoca lo paragonavano al Grande Gatsby di Fitzgerald, ma a differenza di Gatsby che si macerava in un amore travagliato a lui era andata decisamente meglio, perché era riuscito a impalmare la bella e sofisticata Cristina Canovai, alla quale dedicò la ex Villa Mondadori a Portofino. Moglie divorziata di un nobile, discreta e decorativa al punto giusto, gli darà quattro figli, tra cui Betta, che in breve tempo diventò la mia seconda moglie ma con la quale purtroppo non funzionò. Dopo tre anni e mezzo di mordi e fuggi ci lasciammo malamente con il grande disappunto di Ambrosio stesso che sognava per la figlia l’ascensore sociale del titolo nobiliare a lui purtroppo precluso. Sembra una vita fa, ma io le feste di Ambrosio a Portofino a Villa Cristina, con le aragoste servite a politici e imprenditori con ori e brillanti regalati agli ospiti le ricordo bene. Come le serate a casa sua a Milano in Via della Guastalla o a bordo della sua Maserati in giro per Montecarlo o ancora nei box Ferrari a Monza e Imola per seguire i gran premi di Formula).

Siamo pur sempre dei signori. L’aristocrazia della truffa finanziaria fratellino, questo siamo!

«Okay, lasciamo perdere, ma non credo tu sia venuto fin qui a Dubai per parlarmi di Ambrosio o per commentare l’arresto del Viperetta fratellino, ne tantomeno per presentarmi la tua nuova fidanzata, quindi vuota il sacco. Spara!», dice Alberico, perentorio. «Va bene Chicco, la faccio breve, ho in mente di aprire un albergo di lusso con spa e campi da golf sul lago di Como, un progetto magniloquente di cui poi se vuoi ti spiego nel dettaglio. Il problema è che per farlo, dato che il paparino non ha lasciato praticamente nulla, ho bisogno del tuo aiuto». «Ecco, immaginavo». «Niente di che, devi semplicemente mettermi a disposizione il caveau in Svizzera e concedermi a garanzia un paio delle opere d’arte della collezione di famiglia per fare in modo che le banche mi aprano il credito per partire. Tutto qui». »Eh eh fratellino, qui ti volevo, e ti correggo subito. Le opere d’arte della collezione di famiglia per la precisione non sono della famiglia ma della Gabrius, la mia società, i cui libri oltretutto ora sono stati messi sotto sequestro dalla Procura di Milano, quindi, anche volendo, non saprei proprio come aiutarti. Sempre ammesso e non concesso che poi questa voglia io ce l’abbia veramente». «La voglia te la faccio venire io, perché si tratterebbe di un affare gigantesco e la torta è così grande che ci mangeremo assieme, come due bravi fratellini. Inoltre, insieme saremmo perfetti, perché il mio background sulla ristorazione e il tuo know-how su resort e attività residenziali come quelle che hai creato a Forte dei Marmi ci darebbero sulla concorrenza un vantaggio inestimabile. Faremo il nuovo Grand Hotel Villa Serbelloni, meglio di quello di Bellagio. Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost’ fratellone, dai retta a me!». «Ne parliamo a Londra tra un paio di mesi Giorgino, lasciami sbrigare un paio di questioni prima. Ci penso nel frattempo. Ora godiamoci la serata». «Brindiamo al Viperetta allora, che Dio gliela mandi buona. Siamo pur sempre dei signori». «L’aristocrazia della truffa finanziaria fratellino, questo siamo!».

LEGGI ANCHE: Kiril e il ritorno a Ny

*I nomi e i fatti narrati sono frutto di fantasia.

Gedi, Elkann e il destino delle testate del Triveneto
  • Aziende
Via col Veneto
Elkann vuole cedere anche i quotidiani locali del Triveneto. Tra i pretendenti oltre alla Sae di Leonardis, due cordate di industriali: una friulana nella quale spiccherebbe la famiglia Pozzo e una seconda che si è affidata a Finanziaria internazionale di Marchi. Mentre la veronese Athesis ha messo gli occhi sulla Gazzetta di Mantova.
Giovanna Predoni
Milano, una 20enne morta dopo aver mangiato il tiramisù. Il dolce ritirato dal mercato, la procura indaga per omicidio colposo
  • Cronaca
Milano, una 20enne morta dopo aver mangiato il tiramisù
La giovane si è sentita male dopo qualche boccone. Poi la corsa in ospedale e lo shock anafilattico: il dolce non avrebbe dovuto contenere lattosio, ma invece la procura ha trovato tracce in ogni porzione.
Redazione
Terremoto in Turchia, Montella: «Il mio hotel ha preso fuoco». Il tecnico allena l'Adana Demirspor ma per sua fortuna si trovava a Istanbul
  • Calcio
Terremoto in Turchia, Montella: «Il mio hotel ha preso fuoco»
L'ex tecnico di Roma, Fiorentina e Milan oggi allena l'Adana Demirspor, la squadra di una delle città più colpite dal sisma. Ma per sua fortuna si trovava a Istanbul per una trasferta: «I giocatori sono molto preoccupati e aspettano di ricongiungersi ai loro cari».
Redazione
Marcello Minenna: l'uomo che non affonda mai, dalla Calabria a Cdp
  • Politica
Minenna vagante
L'OBOLO DI SAN PIETRO. L'ex capo dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli è il nuovo assessore all’Ambiente della Calabria e punta alla vicepresidenza di Cassa depositi e prestiti in quota Lega. Da sempre vicino ai grillini, fu a un passo dal guidare la Consob: ambizioni, guai e capriole di un economista dall'ego ingombrante.
Sebastiano Venier
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
Nielsen Digital Measurement Privacy Policy

Tagfin Srl Sede Legale: Via dell'Annunciata, 7 – 20121 Milano

Numero di partita IVA e numero d’iscrizione al Registro Imprese 11673800964 del Registro delle Imprese di Milano.

Registrazione della testata giornalistica Tag43 presso il Tribunale Ordinario di Milano, n. 100 del 23 Aprile 2021