Calcincolle

Redazione
18/01/2022

Draghi con Salvini è stato chiaro: la maggioranza che sosterrà il prossimo capo dello Stato non può essere diversa da quella che regge il governo. Berlusconi così esce di scena, mentre si fa largo Letizia Moratti che però ha bisogno dei voti di Renzi.

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Da Dagospia

Nel recente, lungo colloquio tra Draghi e Salvini, i due hanno concordato su un punto: non può esserci differenza tra i partiti dell’alleanza di governo e i partiti che eleggeranno il nuovo capo dello Stato. Un punto che fa fuori Silvio Berlusconi, un nome irricevibile sia dal Pd che dal M5S.

Da Berlusconi a Draghi: tutti i sogni (sbagliati) nel cassetto

Ognuno ha un sogno (sbagliato) nel cassetto: Renzi, Giorgetti, Franceschini covano la pia speranza di diventare premier spedendo Draghi sul Colle; Salvini smania di riprendersi la poltrona di ministro degli Interni; Berlusconi si fa le seghe al pensiero di passare 7 anni tra i corazzieri; il ghigno draculesco di Draghi si trasforma in un sorriso beato quando si immagina di attovagliarsi al Quirinale, scollinando rogne e scazzi di governare partiti in rampa di lancio per la campagna elettorale 2023.

Avversato da Macron, inviso dall’Unione Europea, che ha in mano la cassaforte del Pnrr, sgradito alla Casa Bianca di Joe Biden per gli affari petroliferi della Lega con Mosca, Salvini vuole assolutamente mandare sul Colle un nome che possa garantirlo e legittimarlo nel caso vincesse le elezioni del 2023. Lo ha fatto presente in un colloquio con Enrichetto Letta: «Troviamo un nome col quale possiamo concordare un programma e possa essere di garanzia per l’Unione Europea».

All’orizzonte lo sfarinamento di Forza Italia

Un nuovo incontro tra i due kingmaker del Colle è in agenda dopo il summit del centrodestra. Un summit che si prefigura drammatico e che probabilmente sarà la pietra tombale per un Silvio Berlusconi senza voti, cui seguirà lo sfarinamento di Forza Italia.  Scrive Emiliano Fittipaldi su Domani: «[…] la consigliera di Berlusconi Licia Ronzulli… da sempre grande amica di Salvini (lei è il cavallo di Troia di Matteo dentro Forza Italia, dicono a Domani dall’entourage di Renato Brunetta, da sempre ostile al capo del Carroccio) insieme a Marina Berlusconi e Fedele Confalonieri… a mediare tempi e modi della campagna dell’ex Cavaliere. Con un occhio fisso allo scenario che Ronzulli ritiene inevitabile nel futuro prossimo venturo: la diluizione di ciò che resterà di Forza Italia dentro la Lega, in cui la senatrice di FI intende giocare – se Salvini glielo consentirà – un ruolo di primo piano».

Draghi ha spiegato a Salvini come la maggioranza che eleggerà il presidente non possa essere diversa da quella che sostiene il governo
Lucia Ronzulli (Facebook)

Salvini ha un problema: come sfanculare Giorgia Meloni che, zitta zitta, sta erodendo il primato della Lega. E l’ex truce del Papeete cerca sponda in Forza Italia per avere, dopo il voto del Colle, una nuova legge elettorale in chiave proporzionale, che lo liberebbe dall’abbraccio mortale con la ducetta della Garbatella poiché gli permetterebbe di decidere dopo il voto con chi allearsi per una eventuale alleanza di governo, Pd compreso.

Perché il nome di Draghi non piace al Movimento 5 Stelle

Non è affatto vero che Luigino Di Maio sponsorizzi Draghi al Colle. Caso mai sono gli uomini di Mariopio, che smaniano il trasloco da Palazzo Chigi al Quirinale, che ogni santo giorno corteggiano l’ex bibitaro del San Paolo che mantiene un silenzio di tomba rifiutando qualsiasi dichiarazione o intervista. Ovviamente, in casa grillina, il nome di Draghi fa venire l’orticaria: da una parte c’è Conte che considera Draghi ancora l’usurpatore del suo trono; dall’altra i tantissimi peones che sanno benissimo che all’indomani della salita al Colle di Draghi, cadrà il governo, si apriranno le urne e buonanotte al vitalizio parlamentare (che scatterà solo dal 24 settembre 2022). Altro fatto che fa imbufalire i grillini sono i continui incontri di Letta con Salvini: «Non contiamo un amato cazzo! Ma Conte lo sa che siamo in Parlamento il partito di maggioranza relativa?».

Anche nel Pd e in Forza Italia c’è un 50 per cento di parlamentari che vede Draghi come una jattura per il suo futuro economico. Nessuno di questi crede possibile un accordo di legislatura lanciato da Sotti-Letta per un governo senza il Grande Gesuita. Lo stesso Salvini, nel colloquio con il segretario del Pd, l’ha fatto presente: «un uomo di partito come premier nessuno lo vota: se è di destra, non lo vota la sinistra, e viceversa».

Il nome di Paolo Gentiloni e i problemi all’interno del Pd

È circolato tra i candidati il nome di Gentiloni: un coriandolo che non è gradito non solo al centrodestra ma porrebbe un problema di equilibrio nello stesso Pd. Mentre il nome di Giuliano Amato crea un problema per Salvini ma solo riguardo la tenuta della Lega perché il Dottor Sottile è inviso agli estremisti del Carroccio, Borghi, Bagnai, Centinaio.

Draghi ha spiegato a Salvini come la maggioranza che eleggerà il presidente non possa essere diversa da quella che sostiene il governo
Paolo Gentiloni (Getty)

Sul voto per il Colle, si divide il gruppo Gedi. Se la Repubblica di Molinari tifa per Amato, la Stampa di Giannini sponsorizza Draghi.

La fantastica lettera dell’ex galeotto Denis Verdini, pubblicata dal “Tirreno”, nella quale chiede a Berlusconi di lasciare il ruolo di king maker a Salvini, l’ha fatta uscire il fidanzato della figlia Francesca.

Il centrodestra unica ciambella di salvataggio per Matteo Renzi

E Renzi che fa, oltre a rilasciare interviste anche alla Gazzetta dell’Appetito? Detestato da tutti, in primis da Letta e Conte, stabile nei sondaggi a un comatoso 2 per cento che vuol dire, nel caso di una nuova legge elettorale proporzionale con sbarramento al 5 per cento, la dissolvenza di Italia Viva, il senatore di Rignano, per non scomparire, ha una sola ciambella di salvataggio: il centrodestra.

Draghi ha spiegato a Salvini come la maggioranza che eleggerà il presidente non possa essere diversa da quella che sostiene il governo
Letizia Moratti (Getty)

Quindi, da una parte, come Salvini, mira ad annientare Berlusconi poiché spera di prendersi un po’ di voti di Forza Italia; dall’altra, punta a spaccare l’intesa Letta-Salvini che lo rende irrilevante. Infatti, una volta sepolto l’ex Satrapo di Arcore per mancanza di voti, per addolcirgli l’amaro calice della fine, lunedì Salvini potrebbe proporre Letizia Moratti. E Berlusconi non potrà fare altro che andargli dietro. Ma la petroliera Mestizia, a questo punto, ha bisogno intanto di intascare i 43 voti di Italia Viva, e in queste ore sta avendo contatti con Matteo Renzi.

Il borsino quirinalizio di Gianni Letta sale, alla faccia di un conflitto di interesse grosso come Mediaset: infatti l’Eminenza Azzurrina intasca ogni anno un milione di euro dall’impero di Berlusconi.