Oltre al duo Garofoli-Funiciello, c’è un terzo incomodo nella partita delle nomine: è Alessandro Aresu, capo della segreteria tecnica del premier, di cui sin da piccolo teneva il poster appeso in camera da letto. Chi si occupa di decidere se Fabrizio Palermo dovrà essere riconfermato o meno alla guida della decisiva Cdp? O se confermare o cambiare Battisti alle Ferrovie, per non dire dei vertici di Anas? Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, ovviamente. E altrettanto ovviamente il capo di gabinetto di Draghi, il “gentiloniano” Antonio Funiciello, e il consigliere-amico del presidente del Consiglio, l’economista bocconiano Francesco Giavazzi.
Gli studi in filosofia e l’esperienza alla Farnesina e al Mef
Tutti e tre molto “entristi”. Ma nella partita delle prossime nomine, per conto del premier c’è un altro personaggio che si muove e conta non poco. È un nome che non ti aspetti: Alessandro Aresu, capo della segreteria tecnica dell’Ufficio del Presidente Draghi. Classe 1983, laurea in filosofia del diritto con Guido Rossi all’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, intellettuale di area cattolica allievo di Enzo Bianchi e Massimo Cacciari, Aresu è consigliere scientifico della rivista Limes e direttore scientifico della Scuola di Politiche. Certo, è stato anche consulente e consigliere di diverse istituzioni, tra cui il ministero degli Esteri nel 2015 (per gli Affari Strategici) e quello dell’Economia e delle Finanze nel 2014 (Segreteria tecnica), nonché consigliere di amministrazione dell’Agenzia Spaziale Italiana. Ma ha sempre conservato l’immagine dello studioso, e nessuno l’ha mai inquadrato come uomo di potere, gestore dei libri mastri delle nomine pubbliche.
Aresu al tavolo delle nomine
Invece, forte del rapporto personale e di assoluta fiducia maturato con Draghi – cui ha mostrato attenzione, per non dire devozione, in tempi non sospetti – ora è incaricato di redigere dei dossier sulle nomine dei vertici delle principali società pubbliche che sono in scadenza. Cdp in primis, ma anche Ferrovie, Anas, Ilva, Gse, Sogei. Non chiacchiere, ma analisi dei bilanci, valutazioni strategiche, informazioni di mercato. Un lavoro sottotraccia, poco appariscente, ma che sarà decisivo. Naturalmente non mancano gli scettici, e qualcuno dice che Draghi deciderà di testa sua, usando il lavoro di Aresu – che maliziosamente si sussurra preventivamente orientato – come utile strumento di neutralità. Forse. Ma non va sottovalutato il fatto che il presidente del Consiglio è stato per anni fuori dall’Italia, e pur tenendosi sempre aggiornato, può essere a digiuno di informazioni su questa o quella situazione. Comunque, che il lavoro di Aresu sia preventivo o a supporto di decisioni già prese, in tutti i casi non va sottovalutata la capacità del giovane filosofo cagliaritano di interfacciarsi con un uomo riservato e scarsamente disposto ad ascoltare come Draghi.
La mediazione di Geminello Alvi
Lo stesso Aresu lo ha spiegato raccogliendo decine di tweet scritti sul suo “idolo”: «Ho iniziato a interessarmi alla storia di Draghi nel 2014, proponendo a Lucio Caracciolo una biografia geopolitica per Limes. E l’ho sempre seguito nel corso degli anni, scrivendo anche della sua vita di confine da tecnico, tecnocrate, politico alla fine del mandato alla Bce. Aggiungo per trasparenza che non l’ho mai incontrato o provato a contattare». Evidentemente è stato Draghi a contattare lui. E sappiamo anche chi è stato il tramite: Geminello Alvi, l’eccentrico economista e saggista che ha lavorato alla Banca dei Regolamenti Internazionali, con cui Draghi ama chiacchierare quando sta nella sua casa di campagna a Città della Pieve.