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Tre palle e un soldo

La sbandata

La nomina, poi saltata, di De Carolis in Anas fa infuriare Draghi. Che se la prende con l’ad di Ferrovie, Ferraris, il ministro Giovannini e il suo amico Giavazzi.

5 Agosto 2021 13:405 Agosto 2021 13:40 Occhio di Lince
draghi e il pasticcio della nomina ad anas poi ritirata di De Carolis

Mario Draghi ha un diavolo per capello. E questa volta nel mirino ci sono tre persone che mai avrebbe pensato gli avrebbero fatto fare un passo falso. Parliamo dell’errore commesso nell’indicare Ugo De Carolis al vertice di Anas, nonostante un curriculum che lo associa ai Benetton, un collegamento che specie in fatto di incarichi pubblici dopo i fatti del Morandi è bene evitare. Così ieri Ferrovie, azionista di Anas, ha dovuto rimangiarsi la nomina sotto forma di ritiro spintaneo dell’ex ad di Aeroporti di Roma, nel giro di poche ore finito sotto la grandinata di critiche sollevate, in un’orgia populista, un po’ da tutti i partiti. Chi sono i tre a cui il presidente del Consiglio tra la sera di mercoledì 4 agosto e la mattinata del 5 ha dato un liscio e busso?

L’ira di Draghi rimasto spiazzato dalla nomina

Il primo è ovviamente Luigi Ferraris, neo amministratore delegato di Ferrovie, che in queste prime settimane ha mostrato di dover fare presto sua quella sensibilità “politica” che si richiede a chi guida quel gigante complesso che è il gruppo pubblico del trasporto ferroviario. Ma a sua volta il povero Ferraris ha due soggetti su cui ha scaricato – con ragione – almeno una parte di colpa. Uno è il ministro dei Trasporti (pomposamente ribattezzato delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili) Enrico Giovannini, che ancora una volta si è rivelato inadatto al ruolo, sfasato com’è rispetto a tutte le partite infrastrutturali che sono in corso.

L'ira di draghi per la nomina ritirata di De Carolis in Anas
Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini (Getty Images).

Anche Giovannini e Giavazzi sul banco degli imputati

Draghi evita frizioni, visto che già soffre quelle che gli procurano i partiti della maggioranza, ma oggi se avesse potuto se lo sarebbe mangiato vivo, il mite ministro cantore della sostenibilità cui piacciono più i convegni che le decisioni. Ma alla fine della catena c’è un altro soggetto su cui si è scaricata l’ira di Draghi: il suo amico Francesco Giavazzi. Il professore della Bocconi ed editorialista del Corriere, come il vostro Occhio di Lince vi ha già raccontato, ha assunto un potere spropositato a palazzo Chigi. Forte della confidenza con SuperMario e agevolato dal fatto che il duo Garofoli-Funiciello è subito precipitato in fondo alla classifica del gradimento da parte del premier, Giavazzi ha infilato il naso e il becco in ogni dossier che avesse rilevanza di potere, specie quelli relativi alle nomine. «Ca..o Francesco, ma potevi anche accorgerti e dirmelo che quel De Carolis viene dal mondo Atlantia, mi sarei risparmiato un casino con i partiti, che ce ne sono già abbastanza»: anche se non ha usato queste parole esatte, il concetto espresso da Draghi a Giavazzi è stato chiaro. Ora tocca trovare un altro manager, una guida di cui, vista la situazione, Anas ha maledettamente e in fretta bisogno.

Tag:Potere
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