Talmente sanguinario da meritarsi l’appellativo di “Impalatore”, Vlad III, tre volte voivoda di Valacchia, è celebre per aver ispirato il conte Dracula, vampiro del romanzo di Bram Stoker. Personaggio avvolto nella leggenda, potrebbe nascondere ancora interessanti segreti che una coppia di scienziati intende scoprire con analisi biochimiche. Gleb e Svetlana Zilberstein stanno analizzando una lettera che lo stesso principe scrisse nel 1475 sperando di estrarre materiale genetico in grado di rivelarne caratteristiche fisiche e condizioni dell’ambiente in cui visse. Nello studio è coinvolto anche Pier Giorgio Righetti, docente del Politecnico di Milano.
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Come funziona l’analisi biochimica sulla lettera del conte Dracula
I due studiosi, come riporta il Guardian, hanno da poco iniziato ad analizzare una lettera originale del conte Vlad III, fonte primaria per Dracula, risalente al 1475. Il signore della Valacchia, nell’attuale Romania, informava nella missiva il popolo di Sibiu del suo imminente arrivo in città. «Con la nostra analisi, ci aspettiamo un’istantanea del ritratto molecolare di Vlad nell’esatto momento in cui scrisse queste righe», hanno detto gli Zilberstein, che amano definirsi “chimici storici”. «Conosceremo non solo la sua salute, ma anche cosa mangiava e com’era l’atmosfera che lo circondava».

Com’è possibile scoprire tracce genetiche attraverso un semplice oggetto così datato nel passato? Tutto parte dall’analisi delle biomolecole storiche, principalmente proteine e metaboliti. «Sono più stabili del Dna e forniscono pertanto maggiori informazioni», hanno proseguito gli esperti. «Permettono di scandagliare in tutta la vita del soggetto, persino le sue abitudini». Hanno eseguito la diagnosi lo scorso maggio, proprio il giorno dei 125 anni dalla pubblicazione del romanzo Dracula di Stoker. «Mentre esaminavamo la lettera, la pioggia sferzava sulle finestre, i lupi ululavano e i lampi illuminavano il cielo», hanno ricordato i due. «Come se il conte stesse benedicendo la sua liberazione dall’archivio». Si attendono ora i risultati dell’analisi, la cui pubblicazione potrebbe riscrivere una pagina della storia medievale.
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La tecnica in collaborazione con il Politecnico di Milano e gli altri studi
Nativi del Kazakistan, negli ultimi 25 anni gli Zilberstein hanno vissuto a Tel Aviv, in Israele. Con il professor Righetti del Politecnico di Milano hanno sviluppato una tecnica di analisi biochimica in grado di estrarre le proteine da oggetti appartenuti a una persona del passato o comunque di suo uso comune. La lettera del conte Dracula è solo l’ultimo di una ricca serie di oggetti che hanno fatto, nel loro piccolo, parte della storia. Hanno eseguito il loro primo esperimento sul manoscritto originale de Il maestro e Margherita di Mikhail Bulgakov risalente a metà del secolo scorso. «Abbiamo trovato tracce di morfina e proteine della patologia renale fra le pagine», hanno detto al Guardian. «La scoperta dimostra che scrisse sotto l’effetto dei farmaci che usava per alleviare il dolore».

Dopo Bulgakov, la biochimica ha preso in considerazione Anton Cechov. Analizzando la sua ultima lettera e la maglia che indossava al momento del decesso, gli Zilberstein hanno individuato tracce di antidolorifici che usava per curare la sua tubercolosi. «Tuttavia, a ucciderlo fu un ictus», hanno confermato gli studiosi. La stessa malattia colpì George Orwell, come confermato da una lettera da lui scritta e inviata a Mosca. Ora sotto i riflettori c’è il conte Dracula, ma in futuro le ricerche si espanderanno su altri soggetti.