Era un detenuto in licenza l’uomo che ha ucciso due donne a Riposto, nel Catanese, per poi suicidarsi vicino a una caserma dei carabinieri. Salvatore La Motta, questo il suo nome, era stato condannato per associazione mafiosa e per un omicidio commesso prima del 2000. Detenuto in regime di semi libertà, lavorava di giorno e la sera rientrava in carcere. Oggi era l’ultimo giorno di un permesso premio di una settimana.
Le due vittime
La Motta, 63 anni, ha ucciso nel giro di breve tempo Carmelina Marino, 48 anni, assassinata dentro la sua auto sul lungomare Pantano, e Santa Castorina, 50 anni, ferita mortalmente via Roma, appena scesa dalla sua vettura. A quanto si è appreso il killer aveva una relazione extraconiugale con la prima vittima.

Il suicidio
Dopo aver compiuto gli omicidi, verso mezzogiorno si è presentato all’esterno della caserma dei carabinieri di Riposto, armato con una rivoltella, dicendo di volersi costituire. I militari, «tenendolo sotto tiro, hanno cercato di convincerlo» a lasciare l’arma e «non fare alcun tipo di gesto insensato», ma, poi «si è puntato la pistola alla testa e ha fatto fuoco», ha spiegato un colonnello dei carabinieri.
Era il fratello del boss
Salvatore La Motta, conosciuto come “Turi”, era fratello minore del boss Benedetto, detto “Benito” o “Baffo”, arrestato da militari dell’Arma nel luglio del 2020 nell’ambito di un’inchiesta su un omicidio e indicato come il referente a Riposto della ‘famiglia’ mafiosa Santapaola-Ercolano.
Le parole del sindaco
«Sono sconvolto. Lo è l’intera comunità, che nulla ha a che fare con l’immagine violenta che in queste ore viene trasmessa sui media. Non conoscevo né le vittime né il presunta omicida. Ancora una volta vengono colpite delle donne, ancora una volta si assiste a un atto di forza contro le donne», ha detto all’Adnkronos Enzo Caragliano, sindaco di Riposto.