Midterm, Trump e la battaglia per mantenere il controllo del Make America Great Again

Tiziano Marino
22/05/2022

Con le primarie per le Midterm, il tycoon intende riprendere le redini del Gop. Rischia però di perdere il controllo del Make America Great Again, movimento cannibalizzato da molti candidati che non hanno ottenuto il suo endorsement. Lo scenario.

Midterm, Trump e la battaglia per mantenere il controllo del Make America Great Again

Donald Trump è tornato al centro della scena politica statunitense. È questo il primo verdetto delle primarie in corso negli Usa per selezionare i candidati alle elezioni di Midterm del prossimo 8 novembre. Con i sondaggi che vedono i repubblicani in vantaggio di tre punti sui dem e il tasso di approvazione del presidente Joe Biden sotto il 40 per cento, Trump è tornato a dettare l’agenda del dibattito intenzionato a intestarsi la probabile vittoria. Grazie a un sapiente mix di endorsement nei confronti di candidati spesso favoriti e di dichiarazioni dirompenti – non ultima quella sulla genialità di Putin – il tycoon sta provando a riprendere le redini del partito. In questo contesto, le primarie hanno prodotto un secondo importante risultato: il movimento trumpiano Make America Great Again (MAGA) è vivo e gode di ottima salute. Molti candidati repubblicani, infatti, anche se privi dell’appoggio diretto dell’ex presidente, stanno assumendo posizioni radicali che richiamano l’agenda MAGA su immigrazione, armi e aborto illegale. Questa tendenza, oltre a preoccupare l’ala moderata del partito, mette pressione sullo stesso Trump che rischia di perdere il controllo del movimento da lui creato.

Trump e la battaglia interna ai repubblicani in vista delle Midterm
Il candidato repubblicano per l’Ohio JD Vance (Getty Images).

Il Midwest è ancora trumpiano

Dopo il successo in Texas dello scorso marzo, facilitato dall’assenza di reale concorrenza, i candidati appoggiati da Trump si sono imposti anche in Indiana e Ohio. Esattamente come accaduto al tycoon nel 2016, a favorire i trumpiani è stato il voto delle zone rurali dei due ex Swing States ormai divenuti roccaforti repubblicane. Particolarmente significativo è stato il voto in Ohio dove tutti i candidati indicati da Trump hanno vinto. Il più noto è J.D. Vance, autore del bestseller Elegia americana che descrive le miserie della classe operaia bianca del Midwest decisiva nel successo nel 2016. Un quadro perfetto per Trump, rovinato però dalla sconfitta in Nebraska dove la scelta di appoggiare Charles Herbster, candidato sul quale pesavano accuse di molestie, si è rivelata sbagliata. Incidente in Nebraska a parte, il marchio MAGA si è dimostrato ancora una volta attrattivo nel Midwest tanto che, secondo gli analisti di Brookings, un terzo dei candidati si è allineato all’agenda del movimento creato da The Donald.

Trump e la battaglia interna ai repubblicani in vista delle Midterm
La candidata repubblicana Kathy Barnette (Getty Images).

Pennsylvania: è tornato il vecchio Trump

La presenza del tycoon ha influito anche nelle sfide in West Virginia – dove Alex Mooney appoggiato da Trump si è imposto su McKinley sostenuto dal governatore Jim Justice – e North Carolina. Teatro di una partita complessa, la North Carolina ha premiato al Senato il trumpiano Ted Budd, ma ha bocciato l’astro nascente della destra americana Madison Cawthorn. Emerso come uno dei principali sostenitori della teoria sul voto irregolare nel 2020, Cawthorn è balzato agli onori delle cronache per aver definito il presidente ucraino Zelensky un «criminale» e gli indagati per i fatti di Capitol Hill «prigionieri politici». Ma la sfida più interessante si è svolta in Pennsylvania. Qui gli elettori hanno scelto il trumpiano Doug Mastriano, esponente dell’estrema destra vicino ai cospirazionisti QAnon, come nuovo candidato governatore. Sempre in Pennsylvania si attende ancora di conoscere chi sarà tra il chirurgo oggi star della tv Mehmet Oz, appoggiato da Trump, e l’ex sottosegretario al tesoro Dave McCormick, il candidato dei repubblicani al Senato. Lo stallo dovuto a lungaggini nello spoglio ha spinto Trump, da sempre allergico alle procedure democratiche, a suggerire al suo candidato Oz di dichiarare vittoria senza attendere i risultati finali. La campagna elettorale in Pennsylvania si è distinta anche per la presenza di una figura come Kathy Barnette la quale, orfana del sostegno di Trump, ha provato a proporsi come vera interprete delle istanze del movimento MAGA. Nonostante i risultati non l’abbiano premiata, Barnette ha tuttavia aperto un nuovo fronte nel partito, quello dei trumpiani senza Trump.

Trump e la battaglia interna ai repubblicani in vista delle Midterm
Una supporter di Trump  (Getty Images).

Il futuro del tycoon passa per la Georgia

Nonostante il ruolo importante svolto finora da Trump in queste primarie, l’incertezza sulla sua candidatura alle Presidenziali del 2024 permane. Qualche indizio in più sul suo futuro potrebbe giungere dalle urne della Georgia dove si vota il 24 maggio. Qui nel 2020 l’esiguo margine di vittoria di Biden (soli 11.779 voti) provocò la forte contestazione di Trump e ben tre riconteggi. La sfida chiave in Georgia sarà quella per il posto di candidato governatore. A scontrarsi saranno David Perdue, appoggiato dal tycoon, e Brian Kemp il governatore in carica famoso per aver resistito alle pressioni di Trump che gli chiese di non riconoscere il successo di Biden. A rendere la sfida ancor più intrigante è stata la scelta di Mike Pence, vicepresidente dell’amministrazione Trump, di supportare Kemp trasformando così il voto in Georgia in una vero e proprio derby per l’anima del partito repubblicano.