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Da don Stefano Banzato a don Nanni Lipari fino a don Cosimo Schena e don Alberto: i preti diventati star della tivù e dei social.

6 Giugno 2021 09:426 Giugno 2021 10:25 Martina Gaudino
i preti star dei social

«La fede non è mai stata severità e preghiera, è qualcosa di molto più alto». A dirlo a Tag43 è uno dei preti che con la loro attività social stanno cercando di svecchiare la chiesa. Stiamo parlando di don Nanni Lipari, tra le altre cose membro attivissimo della community Facebook Vestiremale, un gruppo in cui ci si scambia foto di outfit improbabili e ci si deride a vicenda. Non esiste solo quindi solo il chiacchieratissimo don Alberto Ravagnani con la sua storia d’amore nata e finita con Fedez (Il sacerdote di Busto Arsizio accusò il cantante di censura per essere stato bloccato a causa di troppi messaggi su Instagram).

Molti altri preti stanno popolando Facebook, Twitter, Instagram e TikTok per portare la parola di Dio in luoghi in cui non era mai stata prima, almeno non in questa veste. E nel caso di don Nanni è proprio di vesti che si parla. Il prete (oggettivamente) accosta capi e colori discutibili ed è diventato la star del gruppo. Non ci si è trovato per caso, ma il gruppo l’ha cercato appositamente perché «mia sorella mi dice sempre che non so vestirmi, mi sono chiesto possibile che sia l’unico ad andare in giro così?». Detto, fatto. La ricerca su Facebook, la comparsa del gruppo, l’iscrizione, Don Nanni è una stella nel firmamento del cattivo gusto. I fedeli più all’antica non guardano di buon occhio un fenomeno che è tutt’altro che circoscritto, ma che nella realtà rappresenta una piccola rivoluzione. A proposito, don Nanni vuole che si sappia che contribuisce anche al gruppo di Fb Cucinaremale.

Suor Cristina apripista dei religiosi pop

Le esibizioni di Suor Cristina a The Voice of Italy hanno fatto da apripista a giovani donne e uomini di fede con la necessità di avere un contatto con la realtà. «Per me essere prete significa essere a contatto con la gente, in qualunque posto», ha spiegato don Nanni. Lo stesso desiderio di connessione che si ritrova, ad esempio, nel profilo di suor Anàlia Silvano che con i suoi 10 mila follower riesce a coinvolgere anche le consorelle più anziane. O, ancora in quello di “Lu poru prete”, il giovane don Davide Tononi che ha aperto anche un canale su Twitch

 

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I preti sex symbol, loro malgrado

Esistono poi i preti sex symbol loro malgrado, come don Davide Banzato. Quarant’anni, padovano, laureato con specializzazione in Teologia morale, don Davide si impegna nel sociale e nella lotta alla tossicodipendenza. Fuori dai social (su Instagram conta più di 52 mila mila followers) è un volto noto della tivù. Su Mediaset ha condotto I viaggi del Cuore e i Concerti di Natale. Non solo. Co-conduce Suite 102.5 su Rtl e collabora per  Famiglia Cristiana. Un attivismo il suo premiato da Papa Francesco che nel 2016 lo ha nominato Missionario della misericordia. All’attivo ha anche tre libri: Evangelizzazione di strada, l’esperienza il progetto di Nuovi Orizzonti (2006); Nuovi Evangelizzatori. Centri di evangelizzazione: una esperienza, una proposta (2012). L’Ultima fatica è Tutto ma prete mai, una sorta di diario della vocazione.

 

C’è poi don Cosimo Schena, definito il Poeta dell’amore (quasi 25 mila follower su Instagram) che sui social, prima Spotify poi TikTok, legge poesie, invita alla preghiera e condivide selfie, pensieri e riflessioni.  Quarantuno anni, parroco dell’arcidiocesi di Brindisi, barba e sorriso luminoso non si può dire che non sia fotogenico. In una intervista a Repubblica però assicurò che il motivo del suo successo online non era certo dovuto alla sua immagine. «Le persone che mi contattano mi chiedono poesie o preghiere, mi cercano per un consiglio, mi raccontano le loro storie, e io provo sempre a rispondere a tutti, soprattutto quando hanno storie difficili e hanno bisogno di essere ascoltati».

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Volti di una Chiesa tutta nuova che secondo don Nanni non perde però di vista l’obiettivo: «La trasmissione della fede in Gesù Cristo. Oggi», aggiunge a Tag43, «essere prete significa anzitutto essere testimone di ciò a cui si crede, il modo può essere e di fatto è diverso da presbitero a presbitero». Un linguaggio che però non piace proprio a tutti. «Molti mi chiedono l’amicizia, poi mi cancellano perché restano scandalizzati perché bevo birra o un calice di vino o perché magari fumo un sigaro durante una rimpatriata di famiglia», allarga le braccia don Nanni. «Mi criticano anche perché non sempre metto il clergyman, ad esempio, ma non posso cambiare il mio essere».

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