I segreti di Bessé

Camilla Curcio
26/08/2021

Nel Dna estratto dallo scheletro di una ragazza morta 7200 anni fa in Indonesia sono contenute informazioni preziose sulla storia delle antiche migrazioni umane.

I segreti di Bessé

Una scoperta rivoluzionaria per gli studi sulle migrazioni dei primi esseri umani. In Indonesia, un team di archeologi ha ritrovato tracce intatte di Dna nei resti di una giovane donna morta circa 7200 anni fa. Le operazioni che hanno portato al recupero del materiale genetico, descritte nel dettaglio dalla rivista Nature, hanno un valore straordinario: si tratta, infatti, della prima volta che un gruppo di ricercatori si imbatte in un ritrovamento simile nell’arcipelago di Wallacea, un insieme di isole e atolli collocato tra Asia e Australia.

Un ritrovamento fondamentale per ricostruire la storia dei primi uomini

Lo scheletro, appartenente a un’adolescente soprannominata Bessé, d’età compresa tra i 17 e i 18 anni, è stato recuperato nel 2015 nella grotta di Leang Panninge, sull’isola di Sulawesi. Ed è stato dopo anni di ricerche approfondite che gli scienziati sono riusciti a estrarre il Dna dalla parte petrosa dell’osso temporale, quella che ospita l’orecchio interno. «In genere, il clima umido delle zone tropicali mette a repentaglio la conservazione del Dna nelle ossa e nei denti dei nostri antenati», ha spiegato al Guardian Adam Brumm, uno degli esperti che ha preso parte alla ricerca. «Fino a ora, nel sud-est dell’Asia, soltanto uno o due scheletri del Pre-Neolitico sono stati in grado di fornire un genoma più o meno integro e analizzabile. Il traguardo che siamo riusciti a tagliare ha un peso non indifferente per i nostri studi. Altrove, in Nord Europa o in America, l’analisi di tracce genetiche antiche ha trasformato radicalmente l’approccio alla storia dei primi uomini, offrendo nuovi spunti relativi alla diversificazione del loro genotipo, ai movimenti migratori e all’evoluzione demografica».

Dalle tracce genetiche alla storia di popoli e stirpi misteriose

Gli esami effettuati su Bessé hanno contribuito a portare alla luce i dettagli di una storia unica nel suo genere. Metà del suo corredo risulta simile a quello degli Indigeni Australiani e a quello di popoli sparsi tra la Nuova Guinea e le isole del Pacifico occidentale. «Più di 50 mila anni fa, i suoi avi potrebbero aver preso parte a quell’iniziale esodo che ha portato numerosi individui a lasciare la terraferma per raggiungere Sahul, l’antico continente nato nel Pleistocene che collegava Australia, Nuova Guinea e Tasmania», ha spiegato Brumm. Come abbiano fatto rimane un mistero. Forse attraverso imbarcazioni sofisticate per l’epoca, vista la totale assenza di ponti di collegamento. Ma non è tutto. Ulteriori analisi hanno dimostrato anche un collegamento tra la stirpe della ragazza e una comunità originaria dell’Est dell’Asia, informazione che mette in discussione le tesi fino a ora elaborate per ricostruire la cronologia dei flussi migratori verso Wallacea. «Fino a oggi si è sempre pensato che l’arrivo dei primi popoli di origine asiatica nell’arcipelago fosse databile a 3 mila o 4 mila anni fa, quando i primi contadini del Neolitico hanno messo piede nella regione da Taiwan», ha aggiunto Brumm. «Se, tuttavia, siamo in grado di ritrovare segni tangibili che riportano a questa discendenza asiatica in un soggetto appartenente a una comunità preistorica di cacciatori-raccoglitori, vissuto migliaia di anni prima dell’arrivo di questa gente da Taiwan, è naturale pensare che, prima di loro, altri gruppi di individui asiatici abbiano preso possesso di questi territori».

Bessé, prima e unica testimonianza della cultura Toleana

Al di là del tema delle migrazioni, quel che rende Bessé una testimonianza preziosa da un punto di vista archeologico e antropologico è il fatto che si tratti del primo scheletro in assoluto riconducibile alla cultura dei Toaleani, popolazione stabilitasi sull’isola di Sulawesi fino al quinto secolo avanti Cristo. Una stirpe rimasta sconosciuta per millenni e di cui nessuno era mai riuscito a scovare alcun segno tangibile. Nella sua tomba, oltre alle ossa, sono stati rinvenuti anche utensili in pietra e rosso ocra e le spoglie di una serie di animali selvaggi, probabilmente parte del bottino di una battuta di caccia.