Il comandante in capo delle forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, ha un nuovo advisor, Dmitry Yarosh. Detta così potrebbe essere una notizia senza nessun significato, uno dei tanti avvicendamenti che si sono visti in questi ultimi anni sia a livello militare che politico o amministrativo, in un Paese che sta conducendo una guerra nel sud est lacerato dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia e l’avvio della guerra nel Donbass. Al di là dei tre presidenti, Olexander Turchynov (ad interim), Petro Poroshenko e Volodymyr Zelensky, dal 2014 a Kiev c’è stata una continua girandola di premier e ministri, generali e consiglieri che non sono riusciti a sbrogliare il rebus dei rapporti con la Russia, dove Vladimir Putin ha perseguito una strategia di destabilizzazione progressiva.
Il significato della nomina di Yarosh come advisor del comandante delle forze armate ucraine
La recente escalation che ha messo in allarme l’Ucraina e i suoi alleati, in primis Stati Uniti e Nato, è stata la risposta alla linea dura adottata da Zelensky nei confronti dell’opposizione filorussa e l’avvertimento all’Occidente che la linea rossa dell’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica non deve essere sorpassata, nemmeno facendo dell’ex repubblica sovietica un partner de facto, tra sostegno diplomatico e soprattutto militare, come richiedono Zelensky e gli hardliner a Kiev. Se la possibilità di una guerra su larga scala di un’invasione vera e propria dell’Ucraina non è realistica, sul prossimo futuro pesa invece quella “tattica del salame” che vedrebbe operazioni limitate con conseguenti annessioni territori limitrofi al Donbass ora occupato. E se Kiev e l’Occidente hanno accusato il Cremlino di essere pronto all’attacco, da Mosca hanno ribadito che l’Ucraina pianificherebbe a sua volta la riconquista delle regioni di Donetsk e Lugansk. Idea altrettanto irrealistica come l’invasione dell’Ucraina, ma anche in questo caso la propaganda fa la sua parte, tenendo presente però che la teoria di una provocazione che scatenerebbe la reazione russa è più di un’ipotesi di scuola. E allora la notizia dell’arrivo di Yarosh come consigliere di Zaluzhny assume un’altra dimensione.

Yanosh, da leader di Pravy Sektor al bagno di sangue di Maidan
Dmitry Yarosh, classe 1971, è salito alla ribalta durante la rivoluzione del 2013-2014, quando era il leader di Pravy Sektor, Settore di destra, gruppo paramilitare ultranazionalista che ha avuto un ruolo fondamentale nella fase finale del duello tra il presidente Victor Yanukovich e l’opposizione dentro e fuori il parlamento. Dopo le proteste iniziate alla fine di novembre del 2013, nel febbraio 2014 si è consumato lo scontro di piazza con il finale bagno di sangue a Maidan: Yarosh è stato in quei mesi a capo dell’ala oltranzista militarizzata che ha puntato da subito a rovesciare il capo di Stato; quando il 21 febbraio è stato annunciato il compromesso tra Yanukovich e il trio dell’opposizione formato da Vitaly Klitschko, Arseni Yatseniuk e Oleg Tiahnibok, controfirmato dai ministri degli Esteri di Germania, Francia e Polonia, Yarosh ha posto il veto, trascinando con sé la piazza, e dato l’ultimatum al capo di Stato, costretto a fuggire dopo essere stato abbandonato anche dalla Russia (che non aveva sottoscritto il compromesso).
Per Mosca è l’esecutore di un golpe targato Usa, Kiev lo promuove
Per Mosca Dmitry Yarosh è stato l’esecutore di un golpe, auspicato e sostenuto dagli Stati Uniti. A Kiev dopo il cambio di regime è diventato invece il vice capo del Consiglio di sicurezza in un governo con la partecipazione del partito di estrema destra Svoboda, guidato da Tiahnibok. Al vertice del Consiglio c’era Andrei Paruby, il coordinatore dei gruppi paramilitari a Maidan, vecchio compagno del leader di Svoboda, con cui negli Anni 90 aveva fondato il Partito socialnazionalista ucraino, formazione di estrema destra che traeva ispirazione anche nel nome dal partito nazionanalsocialista di Adolf Hitler.
La fondazione del movimento Diya e l’alleanza con Svoboda e l’estrema destra
Con l’annessione della Crimea e l’inizio della guerra nel Donbass, Pravy Sektor si è allargato, diventando uno dei gruppi più attivi nel conflitto, con milizie di volontari impegnati nella guerra del sud est, finanziati privatamente anche dall’estero e responsabili di crimini e violenze. Yarosh è stato a capo del Settore di destra per un paio d’anni, fino al 2015, eletto anche al parlamento, poi ha fondato un suo movimento, l’Iniziativa statale Yarosh (Diya), con la quale si è presentato alle elezioni amministrative del 2019 insieme con Svoboda e il Corpo nazionale, altra organizzazione di estrema destra costituitasi nel 2016 sulla base della collaborazione con i miliziani del Battaglione Azov e altri volontari neonazisti impegnati nel conflitto nel Donbass. Il consenso politico raccolto da Yarosh e camerati è sempre stato minimo. Ma il suo ruolo e quello delle varie fazioni paramilitari ucraine, non tutte ingabbiate nella Guardia Nazionale, è sempre stato quello operativo: dall’escalation di Maidan a oggi.

In Ucraina esiste un partito della guerra che mira a provocare il conflitto con la Russia
Difficile pensare che come consigliere di Zaluzhny, Dmitry Yarosh scopra improvvisamente la sua anima pacifista e incline al compromesso. Chi l’ha ripescato per questa posizione in questo momento ha sicuramente fatto i calcoli: a Kiev c’è un partito della guerra, che vuole provocare il conflitto con la Russia per evidenti motivi. La reazione del Cremlino provocherebbe un effetto domino gradito ai falchi, anche a quelli a Washington, con la definitiva rottura tra Russia e Europa, l’abbandono del gasdotto Nordstream 2 e lo scivolamento della parte rimanente dell’Ucraina nella Nato.