Il caso Djokovic pare essere arrivato alle ultime battute. L’Australia ha deciso che il tennista numero 1 nel ranking mondiale deve essere espulso dal Paese. Nonostante la vittoria dell’atleta in appello, il ministro dell’Immigrazione Alex Hawke ha esercitato le sue prerogative per annullare il visto del campione serbo il cui nome ieri appariva nel tabellone degli Australian Open che cominciano lunedì.
Gli avvocati di Djokovic hanno presentato un nuovo ricorso
«Oggi», ha dichiarato Hawke, «ho esercitato il mio potere ai sensi della sezione 133C (3) della legge sulla migrazione per annullare il visto del signor Novak Djokovic per motivi di salute e buon ordine, sulla base del fatto che ciò era nell’interesse pubblico. Questa decisione ha fatto seguito alle ordinanze del Circuito Federale e del Tribunale della Famiglia del 10 gennaio 2022, che riformavano una precedente decisione di annullamento per motivi di equità procedurale». Aggiungendo: «Nel prendere questa decisione, ho considerato attentamente le informazioni fornitemi dal dipartimento degli Affari interni, dall’Australian Border Force e dal signor Djokovic. Il governo Morrison è fermamente impegnato a proteggere i confini dell’Australia, in particolare in relazione alla pandemia di Covid 19». Gli avvocati di Djokovic hanno già presentato ricorso sperando che venga valutato domenica per consentire al campione di giocare. Il serbo dovrà lasciare l’hotel in cui si trova per tornare al Park Hotel di Melbourne, l’albergo adibito a centro di detenzione per immigrati non in regola con il visto. In caso la decisione di Hawke dovesse essere confermata, il campione non potrà più mettere piede in territorio australiano per tre anni.

Le false dichiarazioni di Djokovic
A livello giudiziario, la situazione più grave per Djokovic è quella di una possibile falsa dichiarazione alle autorità al momento dell’ingresso: fornire informazioni fuorvianti alla corte è un reato punito con una sanzione che va dalla multa fino a cinque anni di carcere. Il tennista aveva infatti ammesso di aver violato la quarantena in Serbia, «con un errore di giudizio», incontrando da positivo a Belgrado un cronista de L’Équipe per un’intervista: «Non volevo deludere il giornalista, ma mi sono assicurato di mantenere il distanziamento sociale e di indossare una mascherina, tranne quando mi hanno fotografato». Tutto questo mentre in Spagna si indaga sulla presenza di Djokovic a Marbella prima della partenza per l’Australia: nel periodo in cui il fuoriclasse di è allenato in territorio iberico, era infatti vietato l’ingresso ai turisti stranieri non vaccinati. Djokovic, ovviamente, era tra questi.