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Bill divorzia e la Cina piange

Nel Paese non si parla che della rottura dei Gates. Del resto il filantropo ha da anni ottimi rapporti con i vertici del Partito. E la Microsoft, a differenza di altre big Tech, è di casa nel Dragone.

6 Maggio 2021 13:016 Maggio 2021 13:03 Redazione
In cina non si parla che del divorzio Gates

Il divorzio tra Bill e Melinda Gates ha avuto una fortissima eco in Cina, dove il fondatore di Microsoft gode di un livello di fama superiore a quello di ogni altro imprenditore occidentale. Il giorno dell’annuncio, l’hashtag #BillGatesDivorce ha generato oltre 830 milioni di visualizzazioni e 66 mila post di discussione sulla piattaforma cinese Weibo (analoga a Twitter), surclassando di gran lunga i 91 milioni di visualizzazioni dedicate al divorzio tra Jeff Bezos, fondatore di Amazon, e MacKenzie Scott avvenuto nel 2019. Gli utenti di Weibo hanno espresso moltissime preoccupazioni: da come la coppia avrebbe diviso l’enorme fortuna alle possibili conseguenze della rottura su Microsoft e sulla fondazione di beneficenza che i due hanno creato. Non solo, la fine di una relazione durata 27 anni ha scosso nel profondo la sensibilità degli internauti cinesi: «Se anche tu, Bill, sei divorziato, come possiamo noi continuare a credere nel matrimonio?».

Le radici di Microsoft in Cina

Sebbene Bill Gates non gestisca più Microsoft, la società ha trascorso decenni a creare legami di amicizia con Pechino e i suoi prodotti hanno una presenza considerevole in Cina. Inoltre, mentre Facebook è inaccessibile, LinkedIn di Microsoft rimane uno dei pochi social media occidentali disponibili nel Paese. Anche il motore di ricerca Bing è operativo, mentre Google è escluso da anni. Lo stesso Bill Gates conta più di 4 milioni di follower su Weibo.

Bill, «vecchio amico del popolo cinese»

Non solo. La Bill and Melinda Gates Foundation ha istituito una propria sede a Pechino nel 2007 e ha collaborato con il governo cinese su diversi progetti nel Paese, dall’intervento contro l’Hiv alla riduzione della povertà. Gates ha visitato la Cina più di una dozzina di volte dagli Anni 90 e ha coltivato relazioni amichevoli con i vertici del Partito. Tanto che nel 2018 è stato persino salutato dal Pcc come «vecchio amico del popolo cinese», un titolo esclusivo e riservato a pochi.

 

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