Parole senza appello

Redazione
01/10/2021

Alcune scuole inglesi hanno vietato agli alunni l'utilizzo di frasi e vocaboli ereditati dal linguaggio popolare. Nella lista nera compaiono espressioni come wow e oh my God.

Parole senza appello

Stop allo slang, al linguaggio troppo colloquiale e, addirittura, a certi modi di dire. L’Ark All Saints Academy, scuola superiore di Londra, ha deciso di educare i suoi alunni all’utilizzo di un lessico più curato, vietando l’uso di neologismi, espressioni locali e di tutto il repertorio ereditato dalle conversazioni quotidiane.

La lista nera delle parole vietate a scuola

Il progetto, nato con la compilazione di una serie di liste delle parole e delle frasi vietate, punta a eliminare espressioni come he cut his eyes at me, nata in area caraibica e utilizzata per fare riferimento a una persona che, dopo aver rivolto a qualcuno uno sguardo molto poco confortante, lo sposta bruscamente e chiude gli occhi con disprezzo. Ma non finisce qui. Banditi anche intercalari come il noto wow o Oh my God, equivalente al nostro oddio, e i cosiddetti filler, termini di riempimento generalmente utilizzati, all’inizio o nel bel mezzo di un discorso. Per quanto questo tentativo di raffinare il parlato degli allievi in contesti d’apprendimento possa rientrare negli obiettivi della didattica tradizionale, i linguisti non lo hanno accolto positivamente, descrivendolo come «rozzo, avventato e poco lungimirante. Un gesto inutile fatto solo per screditare le giovani generazioni». Un’accusa che gli insegnanti dell’istituto hanno tenuto a smentire, spiegando come, alla base dell’iniziativa ci sia soltanto il desiderio di dare una mano ai ragazzi a costruire un eloquio che possa aiutarli a esprimersi in maniera chiara e precisa. «Nessuno dei lemmi dell’elenco è stato eliminato in maniera definitiva dalle chiacchierate che i nostri studenti hanno tra loro o fuori dalle mura scolastiche», ha spiegato al Guardian Lucy Frame, la preside, «Il veto vale solo per lezioni ed esami».

Troppo slang nelle interrogazioni

Secondo alcuni, l’intervento dell’Ark All Saints Academy non sarebbe altro che un passaggio necessario per ridurre il numero di bocciature causate, negli ultimi anni, dall’eccessivo utilizzo dello slanglish nei compiti o nelle interrogazioni, spesso addirittura nelle sue varietà più volgari. Tuttavia, buona parte della fraseologia messa al bando, è stata rintracciata nella letteratura e nella musica del passato e continua ad essere ampiamente usata in televisione o sulla carta stampata. Situazione che, ovviamente, accentua il corto circuito tra quello che gli adolescenti apprendono e quello che, invece, sopravvive nell’uso comune al di là delle regole tradizionali.

Una campagna che riscuote successo e critiche

Oltre al liceo della City, sono numerose le scuole che hanno aderito a questa crociata contro lo slang, sempre più presente negli elaborati o nelle presentazioni dei loro iscritti. A Birmingham, ad esempio, la St.Thomas Aquinas Catholic School ha incollato sui libri di testo dei vademecum di consigli per una perfetta conversazione che, tra le varie cose, inviterebbero a eliminare avverbi e connettivi colloquiali e a sostituirli con alternative più centrate. Mossa che, per alcuni addetti ai lavori, potrebbe rischiare di alienare chi trova difficoltà ad adattarsi a questo nuovo corso. «Lo slang è sempre stato sinonimo di innovazione linguistica, non può essere bistrattato così», ha sottolineato Marcello Giovannelli, docente di lingua e letteratura inglese all’Aston University, «Costringere qualcuno a forzare il proprio linguaggio potrebbe avere effetti negativi sulla sua identità e sulla sua autostima». Della stessa opinione anche Natalie Sharpling, professoressa di linguistica applicata alla Warwick University: «Non possiamo spingere i ragazzi a rifiutare determinati aspetti della loro lingua. È giusto differenziarla in base alle situazioni ma dovremmo anche celebrare i diversi modi in cui viene usata, focalizzandoci molto più sul contenuto del discorso ed evitando di convincerci che, se si vuole raggiungere un determinato traguardo, lo si può fare solo e soltanto parlando secondo codici univoci e definiti dall’alto».