Quando vaccinava Lui

Forza Nuova e Casapound cercano di cavalcare la protesta no vax e no pass gridando alla dittatura sanitaria. Ignorando l'omertà e le sperimentazioni del fascismo.

Quando vaccinava Lui

Fa una certa impressione la scritta green pass con le due “s” che scimmiottano la grafica delle SS, le Schutzstaffel naziste. Eppure si è visto un po’ di tutto nelle piazze di protesta contro il certificato verde. Piazze variegate che hanno raccolto istanze anche molto diverse tra loro: dai no vax e no mask duri e puri ai no pass che magari sono persino vaccinati, fino ai complottisti più genericamente no science. Sarebbe dunque sbagliato cercare una connotazione ideologica totalizzante o affibbiare un colore politico uniforme alla contestazione. Tuttavia, una parte ideologizzata c’è e il nero spicca in modo deciso. Forza Nuova e Casapound la fanno da padroni ai cortei e alle manifestazioni, senza dimenticare la partecipazione di frange vicine ai partiti del centrodestra parlamentare. Ecco perché fa sensazione vedere i cartelli che accostano il green pass al nazismo o evocano presunte dittature e richiamano addirittura la Shoah.

Quando il fascismo impose la sperimentazione del mercurio contro la malaria

Eppure ai leader della destra che dipingono il ministro della Salute Roberto Speranza come una specie di Joseph Goebbels in salsa lucana basterebbe rinfrescare un po’ la storia italiana e ricordare chi in passato si è speso per imporre violente campagne di vaccinazione e trattamenti sanitari brutali a fini propagandistici, di imposizione culturale o addirittura eugenetici e di difesa della (presunta) razza. Altro che free vax. Eh sì, perché è vero che la prima immunizzazione di massa obbligatoria in Italia risale all’antivaiolo voluto nella legge Crispi-Pagliani del 1888, ma fu proprio ai tempi del fascismo che si fece strame della libertà di rifiutare un trattamento sanitario, libertà che infatti oggi è scolpita nella Costituzione antifascista. I no vax che fanno il saluto romano forse non sanno che Benito Mussolini impose una vera e propria dittatura sanitaria quando, nel 1925, di fronte alla malaria, autorizzò due mediocri ricercatori del Partito nazionale fascista, Onofrio Cirillo e Giacomo Peroni, a sperimentare su circa 2 mila persone la somministrazione del mercurio (in realtà un farmaco a base di sali di mercurio e antimonio) al posto del chinino, che era stato usato per molto tempo con buoni risultati contro la malattia d’origine tropicale. Si trattava di poveri lavoratori impiegati nella bonifica di aree agrarie in Toscana e Puglia. Tuttavia i risultati furono disastrosi: la comunità medica sapeva già che il mercurio non avrebbe funzionato e un test svolto in Sardegna quattro anni dopo dal Consiglio superiore di sanità confermò la tossicità della sostanza. Tuttavia al fascismo, che puntava molto sul risanamento delle zone paludose, interessava soltanto dimostrare di avere a disposizione una cura autarchica contro la malaria, visto che all’epoca il chinino arrivava quasi tutto dall’Olanda.

i neofascisti e l'amnesia sulla vera dittatura sanitaria
Il leader romano di Forza Nuova Giuliano Castellino (da youtube).

La strage di Gruaro del 1933 e l’omertà del regime

E che dire di ciò che accadde nel 1933 a Gruaro, sul confine tra Veneto e Friuli? Nel marzo di quell’anno il governo fascista scelse di testare un nuovo vaccino contro la difterite su 253 bambini della città, utilizzati come vere e proprie cavie umane. Il medico locale era contrario, la diffidenza era diffusa, eppure il preparato andava sperimentato a tutti i costi. Il risultato fu che morirono 28 piccoli. Il vaccino difettoso poi venne utilizzato in altri comuni e continuò a causare vittime. Per fortuna, successivamente l’errore di preparazione fu ampiamente attestato. Ma il regime fece passare tutto sotto silenzio senza aprire alcuna inchiesta giudiziaria.  Chissà quanti no vax nostalgici del Duce conoscono questa storia. A proposito di dittature sanitarie, forse sarebbe eccessivo rinfacciare loro pure gli esperimenti ad Auschwitz del cosiddetto “angelo della morte”, Josef Rudolf Mengele, che peraltro aveva una predilezione per i gemelli monozigoti. E però fa una certa impressione vedere la piega ideologica, chissà quanto consapevole, presa da certa destra del terzo millennio. È il nuovo sovranismo nero che identifica nella scienza la faccia tecnica (e tecnocratica) della globalizzazione? Uno strumento distopico di persuasione e controllo in mano ai poteri forti? Può darsi, tuttavia un tempo la cosiddetta destra non era tutta così e accanto a un pensiero spiritualista e conservatore si sono stagliati per molto tempo movimenti razionalisti – basti pensare al Marinettismo e al Futurismo – che accostavano la parola “libertà” alle meraviglie del progresso tecnico e non certo all’emancipazione dalla scienza. Una destra d’avanguardia che, per la verità, presto prese le distanze dalla traiettoria via via più reazionaria del fascismo politico.

Se il leader romano di Forza Nuova invita alla Resistenza

Certo, la storia italiana recente ha contribuito non poco ad alimentare pulsioni di avversione nei confronti dei vaccini, identificati come strumenti di morte in mano a Big Pharma. Ai tempi di Tangentopoli, ad esempio, emerse che l’allora ministro della Sanità Francesco De Lorenzo aveva proposto l’obbligatorietà del preparato antiepatite B dietro tangenti da parte di una casa farmaceutica. Nel 2017, invece, un decreto ha aumentato da quattro a dieci il numero dei vaccini obbligatori in Italia per l’infanzia e l’adolescenza, e le proteste anche in quel caso non sono mancate. Poi c’è il leader romano di Forza Nuova, Giuliano Castellino, che in questi giorni dice: «Siamo l’ultimo argine alla dittatura. Quando la legge diventa ingiustizia la resistenza diventa un dovere». Resistenza? È una parola che ha un significato preciso nella nostra storia, ma qui sembra che proprio la storia abbia bisogno di un bel ripasso.