Parlare di dinosauri e in particolare della loro estinzione, descrivendola come un fallimento per la specie è uno degli errori più frequenti in cui si possa incappare. Non l’unico. Basti pensare che questi giganti preistorici sono sopravvissuti per oltre 165 milioni di anni, hanno popolato qualsiasi continente, si sono cibati di infinite varietà di piante, hanno contratto diverse malattie, lottato coi loro simili, corteggiato i partner con strani rituali e badato ai loro cuccioli. Una gamma di azioni che ci aiuta a inquadrarli come specie ben più complessa e diversificata di quella che emerge dai luoghi comuni. Bypassando i falsi miti, nell’ultimo ventennio gli scienziati hanno scoperto molte più cose sul comportamento e sull’evoluzione di queste creature di quante ne avessero accumulate i loro predecessori in un periodo molto più lungo. Ciò ha consentito di rivedere numerose teorie.
I luoghi comuni da rivedere sui dinosauri
Il primo punto da chiarire sono i numeri, che testimonierebbero una presenza capillare sul pianeta. Come confermano gli studi sul Tirannosauro. Gli esperti sostengono che ciascuna generazione di T-Rex comprendesse circa 20mila esemplari, per un totale di 2.5 miliardi nel corso dei 2.4 milioni di anni durante i quali pare abbiano vissuto. Allargando l’orizzonte, anche le specie sarebbero molte di più di quanto si pensava in passato. Report e studi accademici, tendevano spesso a focalizzarsi solo sulle più note, ma i risultati delle ultime ricerche hanno rivelato che ce ne sarebbero oltre 900. E ancora tante rimarrebbero da scoprire. Essendo per gli studiosi all’interno di un numero compreso tra 50mila e le 500mila. Molte specie, tuttavia, resteranno condannate all’oblio, a causa dell’assenza di fossili da esaminare. I dinosauri poi pare fossero altamente specializzati, in grado ad esempio di attingere a fonti diverse di cibo, senza entrare in competizione.

Dinosauri per tutte le taglie
Un altro aspetto particolarmente dibattuto riguarda l’aspetto. Per abitudine, ai dinosauri sono rappresentati con grosse ossa e crani di dimensioni notevoli. La fotografia, però, è parziale. I rinvenimenti più interessanti, infatti, hanno portato alla luce un range di taglie e dimensioni molto più variegato. Lo stesso vale per le squame, a quanto pare non una caratteristica universale. Se alcuni, infatti, assomigliavano molto più ai rettili, altri, invece, richiamavano gli uccelli e il loro corpo era interamente ricoperto di piume. Elemento che tendevano ad adoperare per i motivi più svariati. «Non si può parlare di un uso univoco», ha spiegato alla CNN Xu Xing, studioso di paleontologia dell’Institute of Vertebrate Paleontology and Paleoanthropology di Pechino. «Molti utilizzavano le piume per isolare il calore, altri semplicemente per farsi notare e altri ancora, invece, per volare».
Dinosauri, il piumaggio cambia con l’habitat
Per quanto l’idea degli ovipari piumati, però, continui ad avere parecchi detrattori, si tratta di un’importante svolta negli studi. perché consente di ricavare informazioni sui colori delle piume degli animali e, in particolare, sull’ambiente in cui hanno vissuto. In alcuni fossili, infatti, si sono conservate piccole strutture, note come melanosomi che, se messe a confronto con quelle dei volatili, aiutano a ricostruire l’originaria colorazione del piumaggio. «Tutto dipende dalla forma. Il nero è accostato a strutture simili a piccole salsicce. Il rosso, invece, a melanosomi che ricordano delle polpette», ha sottolineato Jakob Vinther, esperto di paleontologia. «E si tratta di una caratteristica riscontrabile anche altrove. Per esempio, i melanosomi di una volpe rossa o di una persona coi capelli della stessa tinta, hanno la stessa forma di quelli dei dinosauri piumati di rosso».

La definizione delle diverse tonalità, dunque, ha consentito di passare in rassegna più opzioni di habitat naturale. Come nel caso del Sinosauropteryx che, col suo mantello camouflage, ha fatto subito pensare alla savana, o allo Psittacosauro che, con un alternarsi di bianco e nero, è stato accostato alla foresta. Se ha dimostrato di essere fonte di materiale interessante, come mai il concetto di dinosauri piumati o con pelliccia continua a non convincere? Secondo Vinther è tutta colpa di Jurassic Park. «Quel film è un’istituzione per il mondo e sembra quasi che nessuno possa metterlo in discussione. Tutti sono convinti esistano solo quei dinosauri lì, dipinti come rettili feroci e imbattibili. Ecco perché il resto, per quanto supportato da evidenza scientifica, viene trattato con sospetto».