A 11 giorni dalla scomparsa di Gianluca Vialli, indimenticato bomber di Sampdoria, Juventus e nazionale italiana, l’ex compagno di squadra Dino Baggio torna a parlarne. Ma le sue dichiarazioni hanno acceso un grande dibattito, perché l’ex centrocampista ha parlato anche di «sostanze» che i calciatori hanno «preso in quel periodo». Baggio è intervenuto durante la trasmissione Tuttincampo Spogliatoi, in onda su Tv7 Triveneta e ha sganciato una vera e propria bomba sul calcio italiano: «Il doping c’è sempre stato. Bisogna capire se certi integratori col tempo hanno fatto male. Ho paura anch’io, sta succedendo a troppi calciatori». Dalla frase successiva, però, resta il dubbio che Dino Baggio potrebbe avere inteso l’antidoping, perché spiega che «negli anni prima il doping non c’era e potevi prendere ciò che volevi».

Baggio sul doping: «Non robe strane, ma chissà se col tempo le butti fuori»
Dino Baggio oggi ha 51 anni, ma negli anni ’90 è stato un centrocampista di alto profilo della nazionale italiana, di Inter, Parma, Lazio e Juventus. Le sue parole sul doping hanno aperto un grande dibattito sui media e sui social. Su Tv7 Triveneta ha dichiarato: «Bisognerebbe risalire a quello che abbiamo preso, investigare sulle sostanze prese in quei periodi. Non so se sia dovuto a questo ma il doping c’è sempre stato, bisogna vedere se certi integratori fanno bene oppure no. Sta succedendo a troppi calciatori. Negli anni miei c’era il doping, dovevi farlo tutte le settimane. Non prendevi robe strane, prendevi robe normali ma poi bisogna vedere se col tempo riesci a buttarle fuori o restano dentro. Poi tanti hanno parlato dell’erba dei campi e dei prodotti che utilizzavano, che davano dei problemi».
Il ricordo di Vialli: «Uomo spogliatoio andato via troppo presto»
L’intervento sul doping è nato durante il ricordo di Gianluca Vialli, scomparso a 59 anni dopo una lunga battaglia contro un cancro al pancreas. «È andato via troppo presto dalle nostre vite. Ho un ricordo meraviglioso di Gianluca, era un uomo spogliatoio e aveva voglia di far crescere i giovani. Ero in squadra con lui quando avevo 21 anni e spendeva sempre una parola buona nei nostri riguardi».
