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Dino Baggio fa dietrofront: «Intendevo antidoping»

Nel commentare la morte di Gianluca Vialli, l’ex centrocampista Dino Baggio si è lasciato andare a uno sfogo sulle sostanze utilizzate, sostituendo la parola «antidoping» con «doping». Dopo il polverone, il dietrofront: «Chiedo scusa, ho sbagliato io». E intanto arrivano le testimonianze di Florin Raducioiu e Massimo Brambati.

18 Gennaio 2023 16:25 Redazione
Dino Baggio fa dietrofront: «Intendevo antidoping». E a parlare sono anche altri ex calciatori, Florin Raducioiu e Massimo Brambati

Le dichiarazioni pesanti di Dino Baggio sul mondo del calcio e sulle sostanze prese negli anni ’90 dai calciatori hanno aperto una sorta di vaso di pandora. Lo stesso centrocampista, a 24 ore dall’intervista su Tv7 Triveneta, ha corretto il tiro su Gazzetta dello Sport, spiegando di essersi espresso male, come intuito già ieri da Tag43. «Colpa mia. Chiedo scusa a tutti. Io volevo dire antidoping, e non doping», ha spiegato. Ciò nonostante, è stato il concetto relativo alla paura delle sostanze prese a dare coraggio ad altri ex atleti, tanto che in giornata a parlare sono stati anche Florin Raducioiu, ex attaccante di Brescia, Milan, Verona e Bari, e Massimo Brambati, ex tra le altre di Bari, Torino, Empoli, Lucchese e Palermo.

Dino Baggio fa dietrofront: «Intendevo antidoping». E a parlare sono anche altri ex calciatori, Florin Raducioiu e Massimo Brambati
Dino Baggio ai tempi in cui giocava nella Lazio (Getty)

Dino Baggio: «Intendevo antidoping»

Nell’intervista a Gazzetta dello Sport, Dino Baggio fa dietrofront: «Colpa mia. Chiedo scusa a tutti. Io volevo dire antidoping, e non doping. Infatti ho aggiunto che robe strane non ne abbiamo mai prese, perché non si poteva: c’erano i controlli. Mica si scherzava. È un errore che nasce dalla consuetudine. Noi calciatori, quando andavamo a fare il test nella stanza a fianco dello spogliatoio, dicevamo: “Anche stavolta mi tocca il doping…”. E così questo modo di dire me lo sono portato dietro». L’ex centrocampista prosegue: «Figuratevi se i medici ci davano sostanze dopanti: avevamo controlli ogni tre o quattro giorni. No, semplicemente vorrei sapere dagli scienziati se gli integratori che prendevamo, a lungo andare, possono creare problemi nel nostro corpo».

Baggio: «Sono preoccupato»

La seconda intervista di Baggio prosegue: «Aiutarsi con gli integratori era naturale e necessario. Ora, però, vorrei sapere se questi integratori, alla lunga, possono creare danni». Il riferimento è anche ad alcune flebo che i calciatori ricevevano periodicamente: «Cosa c’era dentro? Di preciso non l’ho mai saputo. Di sicuro non sostanze dopanti, perché l’antidoping non mi ha mai fermato. Però si trattava di farmaci, che sono cose diverse dalle sostanze naturali che magari vengono utilizzate oggi. Quei farmaci, assunti per tanto tempo, sono ancora nel mio corpo, nei miei tessuti? Chi lo sa? Vorrei che qualcuno mi potesse rispondere. Sono preoccupato, lo ammetto. Tanti morti, persone ancora giovani, non sono normali. Un’indagine seria andrebbe condotta».

Dino Baggio fa dietrofront: «Intendevo antidoping». E a parlare sono anche altri ex calciatori, Florin Raducioiu e Massimo Brambati
Dino Baggio (Getty)

Raducioiu: «Ci davano un liquido rosa»

Florin Raducioiu, ex attaccante di Milan, Brescia, Verona e Bari, ha commentato le parole di Baggio sulla tv rumena Orange Sport. «Ci è sempre stato detto che era glucosio: un liquido rosa, che facevamo il giorno prima delle partite, la sera in albergo. Io ricordo. A Milano prendevamo altre cose, pillole. Fa pensare anche a me: dobbiamo chiederci perché si verificano queste morti premature, in un’età piuttosto giovane. Chiamerò anche il dottore di Brescia per sapere che medicine ho preso a Milano, Brescia, Verona». E dal medico ha avuto poi rassicurazioni: «Ho parlato con il dottor De Nard e quello che ci davano erano integratori, il liquido rosa era vitamina B, prendevamo cose contro i radicali liberi. Tutto assolutamente legale. Io non intendevo comunque sminuire affatto quello che facemmo al Brescia in quegli anni. Semplicemente, ho detto in trasmissione che tutti assumevamo sostanze. In tutte le squadre. Sono contento di aver parlato con il dottore».

Brambati: «Mi affido a Dio»

E a parlare è stato anche Massimo Brambati, intervenendo a Processo 7 Gold: «Anche io ho paura. Lo dissi venti anni fa, e ricevetti una lettera della Figc che mi minacciava perché avevo detto in tv che prendevo Micoren come caramelle e avevo prestazioni eccezionali. Vennero sotto casa quelli delle Iene. Prima della partita prendevo l’Anemina e sentivo gli effetti: mi accelerava battiti e prontezza di riflessi. Per quello che ho preso e che mi hanno messo davanti ho paura. Avevo 20 anni, quindi li prendevo senza chieder nulla. Alcuni allenatori si incazzavano se non facevi la flebo la sera prima della partita. Ora mi affido a Dio».

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