Dalla realizzazione in-house dei prodotti offerti all’investimento sulle risorse umane, sono diversi i punti di forza che caratterizzano DP e che la rendono protagonista della modernizzazione del paese richiesta tanto dalle aziende quanto dall’esecutivo centrale: nell’intervista rilasciata a Tag43, sono stati forniti i dettagli del contributo concreto fornito dalla realtà industriale.
DOMANDA: Com’è nato il gruppo, qual è il suo core business e quali sono i suoi obiettivi?
RISPOSTA: DigitalPlatforms è nata nel 2018 per rispondere all’esigenza di aiutare le infrastrutture critiche presenti nel nostro paese a trasformarsi digitalmente. Un’evoluzione che spesso coincide con l’esposizione ai rischi di hackeraggio e messa in discussione della sicurezza, motivo per cui abbiamo avuto l’intuizione di creare un campione italiano dell’Internet of Things abbinato alla Cybersecurity che consentisse loro di avanzare tecnologicamente riducendo al minimo i rischi.
Dal 2018 abbiamo integrato piccole e medie aziende italiane che si occupano di queste attività per costruire un gruppo che avesse le dimensioni, le capacità e le competenze adatte a competere in un mercato che si sta ampliando sempre di più. In tre anni, abbiamo acquisito e integrato sette aziende per un totale di oltre 400 dipendenti e 60 milioni di valore della produzione.
D: A chi si rivolge e quali sono i prodotti che mette a disposizione?
R: I nostri principali clienti sono le aziende che gestiscono le infrastrutture critiche: il comparto della Difesa, le utilities, le aziende di trasporto ferroviario, autostradale e stradale e le società di telecomunicazioni. L’obiettivo è quello di fornire loro i prodotti e i servizi di cui hanno bisogno per mettere in atto la trasformazione digitale, vale a dire sensori, sistemi di comando e controllo (hardware e firmware), piattaforme digitali (software), prodotti, consulenza e certificazioni cyber – sempre più richieste per intervenire sulle infrastrutture critiche di un paese.
D: Quali sono i punti di forza di DP e in cosa si differenzia dai concorrenti?
R: In un contesto come quello attuale in cui si sono allungati i tempi di approvvigionamento delle materie prime, il fatto di produrre gli oggetti che commercializziamo ci dà un grande vantaggio perché ci rende in grado di governare meglio la filiera della logistica e meno dipendenti da forniture di oggetti che vengono dall’estero. La realizzazione in-house dei prodotti ci dà inoltre la possibilità di ridisegnarli per ovviare, per esempio, a delle carenze di microchip o per inserire componenti utili a proteggerli e renderli più robusti rispetto ad attacchi cyber. Un altro elemento rilevante è che siamo interamente italiani e possediamo tutte le certificazioni necessarie per operare in questo comparto, che ci qualificano come uno dei pochi soggetti italiani in grado di garantire queste soluzioni.
Da citare è infine l’attenzione che rivolgiamo alle risorse umane e ai loro talenti. Il nostro gruppo crede molto alla collaborazione tra il mondo pubblico dell’accademia, della ricerca e dell’università e il mondo privato. Pensiamo che non ci sia più quel processo sequenziale per cui i talenti venivano formati dall’università e poi passavano nel mondo del lavoro: secondo noi deve esserci una strutturale osmosi tra i due mondi e una continuità di passaggio dal mondo della ricerca al mondo imprenditoriale e viceversa. Recentemente abbiamo sponsorizzato un dottorato di ricerca in Cybersicurezza con un’università italiana, stiamo lavorando per realizzare un master e ci stiamo impegnando per rafforzare i nostri legami con i vari atenei italiani. Essendo il gruppo costituito da sette aziende, siamo ben radicati sull’intero territorio nazionale e, ovunque siamo, mettiamo in campo iniziative per strutturare questa collaborazione e far sì che i talenti continuino a lavorare nel nostro paese.
D: Uno dei temi cardine del PNRR riguarda proprio la digitalizzazione del paese: quale sarà il ruolo svolto da DP nel perseguimento di questo obiettivo?
R: Noi forniamo i prodotti tecnologici e le soluzioni che consentono di implementare i progetti di trasformazione finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato nel 2021. Essendo l’ammontare di risorse disponibili da spendere in un lasso di tempo contenuto (entro il 2026), è già stata generata una serie di gare pubbliche che richiede ai soggetti coinvolti di approvvigionarsi di tecnologie e competenze per trasformarsi digitalmente: noi siamo uno degli attori che le forniscono.
D: Di recente, l’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica Franco Gabrielli ha evidenziato la centralità della sicurezza informatica nell’azione dell’esecutivo: DP fornisce prodotti anche a enti governativi?
R: Noi serviamo il sistema della Difesa ma anche le Pubbliche Amministrazioni centrali, tra le quali ad esempio Sogei (controllata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze). Siamo convinti assertori di quello che ha affermato Gabrielli e riteniamo che la Cybersecurity e la trasformazione digitale siano attività che devono essere svolte dai privati coordinati dalla mano pubblica. Non ci aspettiamo che sia l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale a governare operativamente tutte le attività di messa in sicurezza dei nostri sistemi, ma che fornisca le linee guida, le indicazioni e gli strumenti che i privati devono adottare ed utilizzare nella loro attività di business quotidiana.
D: L’Italia è pronta alla trasformazione digitale? Come risponde il mercato a questa esigenza sempre più crescente?
R: Le aziende sono decisamente impegnate con molta determinazione a modernizzare le loro infrastrutture e contemporaneamente ad alzare i livelli di sicurezza. Il mercato non solo è pronto, ma sta correndo per realizzare questa trasformazione dando un segnale di grande vitalità e positività per il sistema italiano. Si tratta infatti di investimenti destinati ad incidere positivamente sul Prodotto Interno Lordo del nostro paese: basti pensare all’importanza che hanno per lo stato la costruzione delle ferrovie, l’efficientamento del sistema dei trasporti stradale piuttosto che la messa in sicurezza della PA.
D: Che impatto ha avuto la pandemia sulla holding e in che modo ha cambiato il vostro modo di operare?
R: L’emergenza sanitaria non ci ha fatto affrontare particolari difficoltà perché siamo stati in grado di gestire le difficoltà degli spostamenti e l’approvvigionamento dei materiali. Dal punto di vista pratico, abbiamo fatto un convinto ricorso allo smart working fin dove era possibile e ne incrementeremo ulteriormente l’utilizzo a prescindere dalla fine o dalla riduzione del rischio della pandemia, convinti che il lavoro del futuro sarà sempre più basato su questa modalità.
D: Quali sono le prospettive future di DigitalPlatforms?
R: Noi continueremo a crescere in modo sostenibile e significativo. Anche nel contesto attuale, caratterizzato da forti incertezze e volatilità dei mercati finanziari, continuiamo ad investire anche acquisendo altre aziende, in particolare per rafforzare il nostro posizionamento sul fronte dell’Intelligenza Artificiale e dello sviluppo di software sicuro. Ad esempio, abbiamo recentemente annunciato una joint venture con ASC27, giovane ma brillante startup italiana focalizzata sull’AI, l’Artificial Intelligence, proprio con l’obiettivo di utilizzare quelle tecniche e tecnologie per mettere in sicurezza cybernetica le nostre soluzioni Internet of Things e i processi e sistemi dei nostri Clienti. Allo studio abbiamo anche altre acquisizioni e partnership sul mercato italiano.