Dopo il crollo della diga di Nova Kakhovka, l’area di Kherson deve fare fronte un nuovo problema: le mine antiuomo. La violenza dell’acqua ha infatti spostato gli ordigni ovunque, trascinandoli a valle oppure depositandoli lungo il fiume Dnipro. Impossibile ora fare affidamento sulle mappe che la Croce Rossa aveva realizzato in mesi di monitoraggio dell’area. «È stato tutto spazzato via», ha precisato ad Afp Erik Tollefsen, capo dell’unità che si occupa di far brillare le mine. «Prima distinguevamo le zone pericolose da quelle sicure, ora non possiamo più farlo». Enormi anche i disagi per l’agricoltura e per la salute di uomini e animali, come testimonia la moria di pesci e uccelli.
Dopo il crollo della diga l’acqua ha invaso diversi campi minati
Secondo l’esercito ucraino, molte mine antiuomo sarebbero al momento galleggianti. Gli esperti temono possano esplodere all’urto con altri oggetti, tra cui i tanti detriti trasportati dalle acque, ma soprattutto che si riposizionino in parti imprecisate del terreno. Nei pressi della diga, Erik Tollefsen e il suo team avevano mappato diversi campi minati sia russi sia ucraini. Il fiume Dnipro infatti è il confine fra le zone occupate dai due eserciti, con quello ucraino riparato sulla riva orientale. «Nessuno ha dichiarato la quantità di mine antiuomo e anticarro piazzate», ha sottolineato Tollefsen. «Sappiamo solo che è un numero enorme».

Intanto la Croce Rossa ha presentato un nuovo drone per la caccia alle mine. Attualmente testato soltanto in Giordania, sarebbe in grado di coprire in appena un giorno 100 mila metri quadri, la stessa superficie che un cane setaccia in sei mesi. Per funzionare utilizza infatti un rilevatore di calore e una serie di telecamere sotto il controllo dell’intelligenza artificiale. Mirjana Spoljaric Egger, a capo del Comitato Internazionale per la Croce Rossa, spera di poter autorizzarne l’utilizzo già nei prossimi mesi ad Aleppo, in Siria per poi passare proprio nell’area della diga di Nova Kakhovka. «Il danno è enorme», ha confermato al Moscow Times. «Sono molto preoccupata per il prossimo futuro».
Popolazione a rischio epidemia, enormi danni per l’ambiente
La distruzione della diga di Nova Kakhovka mette a rischio l’intero ecosistema ambientale. Centinaia di pesci sono già morti e molti altri faranno la stessa fine nelle prossime settimane. Discorso simile per le rondini e le piante acquatiche che vivevano protette dalla diga. Non a caso il viceministro degli Esteri di Kyiv, Andri Melnyk, ha parlato del «peggior disastro ambientale in Europa dopo Chernobyl». Gli effetti della distruzione si estenderanno su un’area di circa 5 mila chilometri quadrati, portando alla sparizione di almeno tre parchi nazionali, circa 15 riserve paesaggistiche e altri 22 siti naturali. A peggiorare la situazione, un’enorme chiazza di petrolio si dirige verso il Mar Nero. Gli esperti stimano 150 tonnellate di carburante, cui se ne aggiungono altre 450 di olio per motori e altri rifiuti. Le acque stagnanti invece potrebbero alimentare infezioni e malattie.
