L’intento era nobile, ma il risultato non è stato quello sperato. Il tentativo di trasferire i diavoli della Tasmania sulla piccola Maria Island per scongiurare il rischio d’estinzione ha procurato gravi danni all’avifauna del posto. A farne le spese, soprattutto, tremila pinguini che, dopo aver popolato l’isola di 116 chilometri a Nord-Ovest della Tasmania per oltre un decennio, sarebbero completamente spariti.
I diavoli della Tasmania trasferiti per non contrarre il tumore facciale
L’obiettivo era trasferire i diavoli in una zona libera da veicoli pubblici e strade trafficate, dove avrebbero avuto la possibilità di vivere in tranquillità senza correre il rischio di contrarre il tumore facciale che, negli anni, ha contribuito a decimarli. Da un campione iniziale di 28 esemplari, spostati tra il 2012 e il 2013, si è arrivati a superare i 100 nel 2016. Da quel momento, però, la situazione, per gli altri animali, ha iniziato a peggiorare. L’esito, tuttavia, non è stato una sorpresa, ma era stato inserito tra i rischi già in una serie di report del 2011.
«La sparizione degli uccelli sull’isola per la presenza dei diavoli della Tasmania è stata una conseguenza disastrosa, ma non inaspettata», ha spiegato in un articolo comparso sul Guardian il dottor Eric Woehler, coordinatore di BirdLife Tasmania, «Ogni volta che gli uomini, volontariamente o involontariamente, hanno portato mammiferi sulle isole oceaniche, si è sempre ottenuto lo stesso risultato. Un effetto distruttivo per i volatili della zona. In questo caso, lo scenario è addirittura peggiore. Maria Island non è solo un’isola, è anche un parco nazionale, e perdere più di tremila pinguini è una vera e propria catastrofe».
Anche le berte maggiori tra le prede dei diavoli della Tamsnania
Ma nel radar dei diavoli della Tasmania non sono finite soltanto le colonie di pinguini. Uno studio del 2019, infatti, ha dimostrato come i predatori si siano scagliati anche sulle berte maggiori. Per scongiurare simili problemi, evidentemente invano, sull’isola erano stati trasferiti anche piccoli canguri e suricati da poter cacciare. «Per le loro dimensioni e l’abilità nello scavare, i diavoli, però, catturano le prede, berte incluse, molto più velocemente rispetto agli altri mammiferi». Una capacità che ha spinto gli altri uccelli del posto a cambiare abitudini per sfuggire alla loro ferocia. Come nel caso delle anatre che, normalmente abituate a nidificare a terra, si sono spostate sugli alberi. «Per quanto, al tempo, l’iniziativa avesse una motivazione valida, oggi possiamo dire che l’impatto ecologico del progetto è stato disastroso su tutti i fronti», ha sottolineato Woehler.
I diavoli della Tsmania resteranno a Maria Island
L’evidenza scientifica e la situazione in cui versano i pinguini, tuttavia, non scoraggiano il governo tasmaniano. Che, nonostante il netto rallentamento della malattia, è deciso a portare avanti la tutela del diavolo con gli stessi strumenti adottati fino a ora. «Tutti i programmi di protezione continueranno ad andare avanti e a evolversi, tenendo conto delle priorità e dell’evidenza fornita dalla scienza», ha comunicato un portavoce. Nessuna intenzione, dunque, di rinunciare a Maria Island, che rimarrà il punto chiave chiave del programma di protezione dei diavoli.