A nove mesi dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’Unione europea non importa più carbone dalla Russia, da dove non arrivano più nemmeno oro, caviale e vodka. Ridotte anche le importazioni di petrolio, che saranno interrotte a dicembre. C’è però un bene, di lusso, che continua a eludere le sanzioni: i diamanti. Il commercio della pietre preziose va infatti avanti, nonostante le pressioni di Volodymyr Zelensky. «La pace vale più di qualsiasi diamante», aveva detto già a marzo il presidente ucraino al parlamento belga.

Alrosa, il colosso russo dell’estrazione è di proprietà statale
Già il Belgio. È da qui che passa la maggior parte dei diamanti grezzi del mondo, provenienti dalle miniere di Botswana, Canada, Sudafrica, Angola e appunto Russia. Gli scambi sono andati avanti anche se Alrosa, gruppo russo di società minerarie specializzate nell’esplorazione, estrazione, produzione e vendita di diamanti, è controllata al 66 per cento dallo Stato e dalla repubblica di Jacuzia, vasta regione della Siberia che ospita la maggior parte dei giacimenti.

Leader mondiale nell’estrazione di diamanti per volume, Alrosa ha come amministratore delegato Sergei Sergeevich Ivanov, uno dei primi oligarchi a essere sanzionato dagli Stati Uniti, già il primo giorno dell’invasione dell’Ucraina. Suo padre, Sergei Borisovich Ivanov, ex ministro della Difesa russo, anch’egli sotto sanzioni statunitensi, è considerato da Washington uno dei più stretti alleati di Vladimir Putin. Alrosa non vuol dire però solo diamanti. Recentemente la società ha finanziato l’ammodernamento di un sottomarino da combattimento B-871 (ribattezzato appunto “Alrosa”), tornato in mare a giugno dopo un restyling che lo ha equipaggiato con missili da crociera Kalib: Alrosa sarebbe stata inserita inizialmente nell’elenco delle società sanzionate a settembre, per poi sparire appena prima dell’approvazione della bozza, riporta il Guardian citando funzionari Ue.

Anversa guarda con apprensione al prossimo pacchetto di sanzioni
Gli Stati Uniti hanno vietato l’importazione di diamanti non industriali dalla Russia, mentre il Regno Unito ha sanzionato Alrosa già a marzo. Per quanto riguarda l’Ue, sono soprattutto Polonia e Paesi baltici a premere per un embargo totale dei diamanti russi, da includere nel prossimo pacchetto di sanzioni (il nono) che l’Unione europea ha annunciato entro la fine dell’anno: Anversa comincia a guardare con una certa apprensione a Bruxelles.
Nel 2022 il giro d’affari delle pietre preziose non è calato in Belgio
Anversa commercia diamanti dal XV secolo ed è considerata la capitale mondiale della lavorazione delle pietre preziose. Nel Diamantkwartier, quartiere dedito a tale attività dove hanno sede 1.700 aziende e 4.500 rivenditori, passa l’86 per cento dei diamanti grezzi del mondo e, a sua volta, il 25 per cento dei diamanti grezzi che passano per Anversa provengono dalla Russia. Che per la città poco o nulla sia cambiato da quanto Mosca ha attaccato lo dicono i dati forniti dalla Banca nazionale del Belgio: nel 2021 il Paese ha importato 1,8 miliardi di euro di diamanti russi, mentre il valore nei primi otto mesi del 2022 è stato di 1,2 miliardi. Identico volume di affari. Unica differenza, le “montagne russe” dell’anno in corso. Il commercio è infatti salito vertiginosamente a giugno con 393,8 milioni di euro, per poi calare bruscamente ad agosto, con importazioni da soli 35,9 milioni rispetto ai 215 dello stesso mese del 2021: un calo dell’83 per cento su base annua.

Con lo stop ai diamanti, ad Anversa sarebbero in pericolo 10 mila posti di lavoro
Tom Neys, portavoce dell’Anversa World Diamond Center, ovvero la società che rappresenta e coordina il settore cittadino dei diamanti, ha affermato che l’aumento di giugno riflette accordi «già chiusi prima dell’inizio della guerra». Non appena è iniziato il conflitto, l’industria è piombata nell’incertezza, lasciando in sospeso milioni di scambi. «Per tre mesi un piccolo esercito di avvocati ha indagato se gli accordi stipulati fossero conformi alle regole in evoluzione negli Stati Uniti e in Europa». Lo stop all’importazione potrebbe avere durissime ripercussioni in città e a pagare sarebbero soprattutto le aziende più piccole, ad esempio quelle che utilizzano i diamanti industriali russi per realizzare bisturi oculari chirurgici. Secondo l’ANWD, sono a rischio 10 mila posti di lavoro. Una cifra «esagerata e obsoleta» secondo Filip Reyniers, direttore dell’International Peace Information Service, secondo cui sarebbero basate su uno studio del 2010.
De Croo: «Il Belgio non ha mai bloccato le misure legate ai diamanti»
«Il nostro Paese non ha mai bloccato le misure legate al settore dei diamanti», ha dichiarato a marzo il primo ministro belga, Alexander De Croo. Non le ha mai bloccate, ma nemmeno approvate. In sede di discussione al Coreper (il Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio dell’Unione europea), il Belgio è riuscito a far togliere dalla lista nera il suo principale fornitore di diamanti, Alrosa. Una vittoria, quella della linea morbida belga, anche a seguito delle pressioni dell’Antwerp World Diamond Centre. Un trionfo della lobby del diamante, secondo molti. Una mossa logica per Anversa: sanzioni alle pietre preziose russe significherebbe solamente un esodo dei trader verso India e Medio Oriente.