Sciopero della fame che finisce in tragedia nel carcere di Augusta: due detenuti sono deceduti dopo che per diverse settimane si erano rifiutati di mangiare. Si tratta di due ergastolani deceduti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. In merito alla vicenda, il senatore Antonio Nicita ha presentato una interrogazione parlamentare.

Chi erano i due detenuti morti nel carcere di Augusta
I due detenuti hanno perso la vita in ospedale, a distanza di quindici giorni: erano ricoverati in gravissime condizioni dopo aver preso l’iniziativa di uno sciopero della fame per protestare contro le loro condizioni. Liborio Davide Zerba, 45enne di Gela, doveva scontare l’ergastolo: faceva lo sciopero della fame da 41 giorni. Victor Pereshchako, cittadino russo, era stato condannato all’ergastolo e dal 2018 voleva a tutti i costi l’estradizione, così da poter scontare la pena nel suo paese. Ha perso la vita dopo 60 giorni di sciopero della fame. Un terzo detenuto, invece, ha tentato il suicidio.

Il commento del Garante nazionale delle persone detenute e private della libertà
«Mentre molta doverosa attenzione è stata riservata allo sciopero della fame nel caso di una persona detenuta al 41-bis, con interrogativi che hanno anche coinvolto il mondo della cultura e l’opinione pubblica, oltre che le Istituzioni, nella Casa di reclusione di Augusta il silenzio ha circondato il decesso di due persone detenute avvenuto a distanza di pochi giorni, ambedue in sciopero della fame rispettivamente una da 60 giorni e l’altra da 41 giorni», questo è stato il commento di Mauro Palma, il Garante nazionale. Inoltre, il Garante ha «richiamato l’attenzione pubblica sulla necessità della completa informazione che deve fluire dagli Istituti penitenziari all’Amministrazione regionale e centrale affinché le situazioni problematiche possano essere affrontate con l’assoluta attenzione che richiedono». Invece il senatore Antonio Nicita ha presentato un’interrogazione parlamentare in riferimento alla morte dei due detenuti chiedendo «quali misure urgenti il Ministro competente intende adottare per intervenire su una situazione di evidente crisi».