Il golden Power del governo sull’editoria e il ruolo di Roberto Chieppa

Non solo aziende strategiche come Tlc e infrastrutture. Il Golden power del governo si estende anche all'editoria. E i dossier passano dal segretario generale della Presidenza del Consiglio.

Il golden Power del governo sull’editoria e il ruolo di Roberto Chieppa

I gruppi editoriali che vorranno comprare o cedere un grande giornale o una televisione nazionale dovranno d’ora in poi chiedere il permesso al governo in ragione del rafforzamento del golden power. L’articolo 25 del decreto Ucraina bis ha infatti ribadito l’allargamento alle comunicazioni dei poteri speciali che Palazzo Chigi ha la facoltà di esercitare per proteggere settori ed aziende considerati strategici. Dunque, ci finisce dentro anche l’editoria. Peccato che dalle parti di Mario Draghi il mandarino di Stato che riveste un ruolo centrale nel dossier non brilli per competenze specifiche nel campo dell’informazione, a parte la collaborazione tecnica con qualche rivista giuridica.

il governo e il golden power sull'editoria: chi è chieppa
Mario Draghi (Getty Images).

Chi è Roberto Chieppa, segretario generale della Presidenza del Consiglio

Roberto Chieppa, segretario generale della Presidenza del Consiglio, è per l’appunto un insigne giurista, con un curriculum prestigioso che tuttavia ha poco a che fare con giornalismo e comunicazione. Romano, classe 1966, sposato e con due figli, dal giugno 2018 è a capo dell’amministrazione di Chigi. Ci è arrivato con Giuseppe Conte premier, ha attraversato indenne tutte le burrasche dei due governi dell’avvocato del popolo e nell’era dell’ex banchiere centrale al timone si è addirittura rafforzato, facendo pure leva sull’appoggio discreto del Quirinale. Figlio di cotanto padre (Riccardo Chieppa è stato presidente della Corte costituzionale), il giudice amministrativo è planato ai vertici della Presidenza del Consiglio provenendo dal ruolo, lungo sette anni, di segretario generale dell’Antitrust. Ma è arrivato anche a ricoprire la carica di presidente di sezione del Consiglio di Stato dopo essere partito dal Tar di Brescia, ha vestito per un anno la toga di giudice contabile ed è stato magistrato ordinario sin dal 1991, mentre prima ancora ha occupato per due anni un posto da funzionario al ministero dell’Interno.

Draghi e il golden power sull'editoria
Roberto Chieppa (da Youtube).

Chieppa dal 5G alla desecretazione degli atti relativi alle stragi

Riservato, a volte scontroso: così lo descrive chi lo conosce. Una fonte istituzionale racconta un aneddoto a Tag43: «Ai tempi del Conte 2, al termine di una riunione sul Dl Semplificazioni in cui Chieppa era presente via telefono, un importante capo di gabinetto fece una battuta confidenziale di alleggerimento e Chieppa lo raggelò con una presa di distanza che creò un certo imbarazzo in tutti noi». L’ex segretario generale Antitrust in ogni caso le istituzioni repubblicane le conosce a menadito, visto che ha pure collaborato con il ministero per gli Affari regionali quale componente, recita il suo cv, della Commissione paritetica per le norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Valle d’Aosta e quale esperto per le problematiche relative alla liberalizzazione dei servizi pubblici e alla riforma del testo unico enti locali e per le problematiche della montagna. Con Palazzo Chigi, invece, si era già impegnato sui temi della semplificazione e la qualità della regolazione ai tempi del secondo governo Prodi, mentre nel 2013-2014 era stato componente dello steering committee istituito presso la Commissione Ue con l’obiettivo di mettere a punto i programmi di formazione a beneficio dei giudici in materia di diritto della concorrenza. Senza dimenticare docenze e pubblicazioni in quantità sul diritto amministrativo, le autorità indipendenti e le questioni regolatorie legate al mercato. Facendo capo al potentissimo sottosegretario alla presidenza, Roberto Garofoli, e guidando il Gruppo di coordinamento che affianca Palazzo Chigi per il golden power, Chieppa ha in mano i delicatissimi dossier dei poteri speciali e dello sviluppo del 5G, considerati sempre più centrali nella strategia di difesa della sicurezza nazionale. Come se non bastasse, Draghi gli ha affidato pure la guida del Comitato per la desecretazione degli atti riguardanti le stragi, strappando la gestione al presidente dell’archivio di Stato, Andrea De Pasquale, dopo le polemiche scatenate dai familiari delle vittime circa l’acquisizione del cosiddetto “fondo Rauti”.

il golden power del governo riguarda anche l'editoria
Da sinistra, Giancarlo Giorgetti, Giuseppe Conte, Riccardo Fraccaro e Roberto Chieppa nel 2019 (Getty Images).

L’arrivo di Chieppa a Palazzo Chigi nel 2018 era stato sponsorizzato da Conte

Insomma, poteri molto ampi per Chieppa, tra cui quello, almeno formale, di decidere circa cessioni, acquisizioni e cambi di proprietà strategici nell’ambito del panorama dei media e delle aziende editoriali. E pensare che prima del “governo dei migliori”, il suo arrivo a Chigi nel 2018 era stato fortemente voluto da Giuseppe Conte. Anzi, Chieppa era subito diventato una sorta di mentore dell’ex premier alle prime armi con riti, trappole e segreti della vita istituzionale. Tanto che, nei frangenti delicatissimi del passaggio dal governo gialloverde a quello giallorosso, “Giuseppi” le provò tutte per nominarlo sottosegretario alla Presidenza al posto dell’uscente Giancarlo Giorgetti. Poi, comunque, tentò di piazzarlo accanto a Riccardo Fraccaro quando questi fu imposto da Luigi Di Maio proprio nel ruolo cruciale che era stato del leghista. Fraccaro, infatti, avrebbe dovuto marcare stretto l’avvocato pugliese e quest’ultimo voleva il fidatissimo Chieppa a guardargli le spalle. Tanto fedele che Conte se lo tenne accanto nella surreale cerimonia della campanella in cui passò il testimone a se stesso, così apprezzato che lo stesso ex premier, si vociferò, provò ancora a nominarlo sottosegretario oltre un anno dopo, al tramonto del suo secondo governo, con l’obiettivo di passargli la delicata delega ai servizi segreti e alleggerire in questo modo la pressione di Matteo Renzi sul tema. La scelta cadde infine sull’allora consigliere diplomatico Piero Benassi, ma Chieppa fu a lungo in ballo per la promozione assieme al capo del Dis dell’epoca, Gennaro Vecchione. A proposito del rischio di un utilizzo distorto dei poteri speciali, tempo fa Chieppa ebbe a osservare in una delle sue pubblicazioni: «Non sono uno strumento adatto per un’azione di politica industriale. Per determinate decisioni industriali esistono altri strumenti». Bene, contiamo che a parole così sagge seguano sempre i fatti.