Il decreto trasparenza è stato approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Esso obbliga i datori di lavoro a rendere trasparenti le condizioni di lavoro di tutti i loro dipendenti. Entrerà in vigore dal 1° agosto per chi ha un contratto in corso e dal 13 agosto per le nuove assunzioni. Ecco cosa cambia.
Decreto trasparenza approvato: cosa cambia?
Cosa cambierà con il decreto trasparenza? Si tratta di obblighi informativi con pesanti sanzioni previste per chi non li rispetta. I datori di lavoro dovranno comunicare tutte le condizioni lavoratori dei propri dipendenti. Per esempio, il periodo di prova, l’inquadramento del lavoratore e la programmazione dell’orario, fino anche alle ferie e i congedi retribuiti.

Le regole si applicano a tutti i tipi di contratto di lavoro subordinato, a prescindere dalla data, dal regime orario, dai rapporti part-time o intermittenti. E rientrano nel decreto anche i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, quelli con impostazione occasionale e i lavori domestici.
Cosa devono fare i datori di lavoro?
I datori di lavoro entro il mese di agosto dovranno comunicare diverse informazioni come:
- Tipologia contrattuale
- Nome del datore
- Sede di lavoro
- Data di inizio e fine (in caso di rapporto a tempo determinato)
- Il periodo di prova (se previsto)
- La categoria, livello e la qualifica o in alternativa la descrizione della tipologia di lavoro
- L’orario di lavoro
- La durata delle ferie
- La durata dei congedi retribuiti
I datori di lavoro devono comunicare tali informazioni a prescindere dalla durata, dal regime orario e dal tipo di contratto di lavoro subordinato stipulato. Sono inclusi anche i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, quelli di prestazione occasionale e forme di contratti come quelli marittimi, della pesca e dei lavoratori domestici.
Le sanzioni amministrative
Per i datori di lavoro che non seguiranno le direttive del nuovo decreto trasparenza saranno disposte per legge delle sanzioni salate. Si tratta di sanzioni amministrative dal valore di 250€ fino a 1500€ per ogni lavoratore interessato. La sanzione è prevista dopo denuncia da parte del lavoratore o dopo accertamento ufficiale.
