L’ultima spiaggia

Claudio Ravel
08/05/2021

Il turismo prova a ripartire tra mille dubbi: dal pass vaccinale alla concorrenza estera. Senza contare il comparto Congressi & Eventi che è ancora al palo. Il punto.

L’ultima spiaggia

I tempi sono stretti, la concorrenza è agguerrita e ha potuto giocare d’anticipo, alcuni nodi restano irrisolti, il decreto Riaperture lascia fuori settori strategici. Adesso, però, non è il momento per analisi e discussioni: il mondo del turismo vuole riaprire e ripartire. Subito. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, che si è speso in più d’una occasione a sostegno del comparto, durante la conferenza stampa della riunione ministeriale del G20 del Turismo ha invitato i turisti stranieri a «prenotare le vacanze in Italia». Basterà a rimettere in moto un settore che rappresenta il 12% del Pil nazionale? Più che un auspicio è una condizione essenziale. Gli operatori, però, contano in particolare sulla domanda interna. Una buona fetta del mercato estero si è già rivolta altrove e quote di mercato sono state erose.

L’appello di Federalberghi: «Trascorriamo le vacanze in Italia»

«Gli italiani sono sempre stati per noi il cliente più importante in termini numerici, una grande fetta d’Italia vive di turismo interno», dice a Tag43 Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi. «Lancio loro un appello: sosteniamoci l’un l’altro in questo periodo di grande difficoltà, trascorriamo le vacanze in Italia. Così facendo rilanciamo l’economia e i posti di lavoro, tema più che mai critico e urgente. Da marzo dello scorso anno, all’inizio della pandemia, abbiamo messo in atto protocolli di sicurezza molto rigidi all’interno degli alberghi che hanno già dimostrato di funzionare molto bene. Le strutture alberghiere sono luoghi sicuri».

I dubbi del settore turismo per la ripartenza
Il faro dell’Isola di Murano, Venezia (Getty Images).

Dal Pnrr “solo” 2,4 miliardi al turismo

In prospettiva, si registra un malcontento in diverse categorie riguardo al piano di investimenti presentato dall’esecutivo. Alla voce “Turismo e Cultura 4.0” il Pnrr destina 6,68 mld (di cui 4,28 alla Cultura e 2,4 al turismo) e 1,46 mld del fondo complementare per un totale di 8,14 mld. Scorporando per voci, 1,10 sono rivolti al “patrimonio culturale per la prossima generazione”, 0,46 all’“industria culturale e creativa”, 2,72 per la “rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale religioso e rurale” e 2,40 a “Turismo 4.0” di cui 500 milioni per “Roma Caput Mundi”, in connessione anche al prossimo evento giubilare in programma nel 2025. Scorrendo i dati, qualcuno mastica amaro. Quei 2,40 miliardi di euro attribuiti al turismo sono pochi. Non solo. Il rischio è che si crei una “disarmonia” tra chi opera nel turismo tradizionale – quello dello svago, del tempo libero, balneare e montano – e quello culturale (l’Italia è il Paese con il maggior numero di siti Unesco), con le città d’arte e i borghi a farla da padrone.

Federturismo: accelerare sul certificato verde nazionale

«Dopo una lunga crisi che è costata molto all’Italia in termini di spesa turistica dobbiamo tenere presente che due terzi della crescita dell’anno dipendono da quest’estate», dichiara a Tag43 Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria. È indispensabile «far ripartire il prima possibile le vacanze in Italia accelerando sul certificato verde nazionale, per poter combattere ad armi pari con i nostri diretti competitor greci e spagnoli, e su quello europeo». Il pass, fa notare Lalli, «sarà il nostro salvagente e lo dimostra il fatto che subito dopo il suo annuncio sono aumentate le prenotazioni in particolare per il prodotto mare. Quella del presidente Draghi rappresenta una iniezione di fiducia che infonde positività, ma per assicurarci il ritorno dei turisti stranieri si dovrà sciogliere anche il nodo coprifuoco che limita troppe attività e che, solo se verrà eliminato, permetterà di riaprire veramente il nostro Paese ai tanti viaggiatori desiderosi di poter tornare presto a godere delle nostre bellezze».

La ripartenza del turimo: ostacoli e dubbi
Una vista delle tre cime di Lavaredo (Getty Images).

Il settore Congressi & Eventi ancora al palo

C’è anche chi vorrebbe riprendere a lavorare ma non può farlo e non maschera il proprio disappunto. È il settore dei congressi ed eventi aziendali che assicura l’occupazione alberghiera anche in bassa stagione e coinvolge una filiera trasversale che annovera tra gli altri società di catering, dei trasporti e servizi audio/video, allestitori, agenzie di viaggio e interpreti. «Voglio pensare che il governo si sia reso conto delle gravi incongruenze del decreto Riaperture», afferma Alessandra Albarelli, presidente Federcongressi&eventi, «e che nei prossimi giorni vi ponga rimedio, allineando la data di ripartenza dei congressi a quella delle fiere e dando il via libera alla realizzazione di eventi privati e aziendali e ai corsi di formazione in presenza per il personale sanitario ormai vaccinato. Senza congressi e senza eventi, inoltre, si blocca la capacità del Paese di fare innovazione e di promuovere nel mondo le sue eccellenze industriali e artigianali». Il decreto Riaperture ha dato il via libera a cinema e teatri al chiuso  ma non ai meeting per i quali sono applicati protocolli rigorosi e con partecipanti registrati. Per il ministro della Cultura, Dario Franceschini e il titolare del dicastero del Turismo, Massimo Garavaglia, l’impressione è che non sarà sempre facile contemperare le esigenze di due mondi che spesso s’incontrano ma a volte divergono.