I soccorritori dovranno chiedere immediatamente a bordo, ai migranti che sono stati messi in salvo, la manifestazione di interesse sull’eventuale domanda di protezione internazionale dei migranti, in modo che sia il Paese di bandiera della nave a farsi carico dell’accoglimento del migrante dopo lo sbarco. È una delle nuove regole previste dal codice di condotta per le Ong che sarà contenuto in un decreto previsto nelle prossime settimane: il provvedimento normativo prevede multe, sequestri e confische per le imbarcazioni che non si atterranno alle disposizioni.

I soccorritori dovranno chiedere subito un porto di sbarco
Secondo un’altra norma del codice, nel caso di intervento in area Sar (da “Search and Rescue”, identifica l’area di competenza in cui uno Stato è tenuto a prestare soccorso), i soccorritori dovranno chiedere immediatamente un porto di sbarco, verso il quale la nave sarà tenuta a dirigersi immediatamente dopo il salvataggio, senza restare giorni in mare in attesa di altri possibili soccorsi. È così che ieri è stato assegnato il porto di Gioia Tauro alla Rise Above, con a bordo 27 migranti siriani. Oggi invece le autorità italiane hanno autorizzato lo sbarco di 63 migranti a bordo della nave Sea Eye 4 nel porto di Livorno.

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Le forme di deterrenza a disposizione del Viminale
La regola dello sbarco dopo un singolo soccorso in mare appare come una forma di deterrenza da parte del Viiminale: le navi delle ong saranno costrette a fare così frequenti viaggi verso i porti, per trasportare ogni volta presumibilmente poche decine di migranti e non centinaia come accade in caso di sbarco dopo soccorsi multipli. Le autorità potrebbero inoltre indicare i porti più lontani (come nel caso della Sea Eye 4), facendo aumentare il costo del carburante a carico delle organizzazioni non governative.