Pochi giorni fa Donald Trump ha “annunciato” il suo possibile prossimo arresto che, stando a quanto scritto da tycoon su Truth, potrebbe (o dovrebbe) arrivare oggi martedì 21 marzo. Non con l’accusa di estorsione e cospirazione nell’inchiesta sul suo tentativo di ribaltare in Georgia l’esito delle elezioni presidenziali del 2020 e nemmeno per aver fomentato l’assalto a Capitol Hill di inizio 2021. No, l’ex presidente Usa rischia grosso perché il gran giurì di Manhattan sta indagando sul presunto pagamento alla pornostar Stormy Daniels: The Donald ha versato 130 mila dollari per comprare il suo silenzio. Le cose da sapere.
La somma di denaro versata a Stormy Daniels
Nel 2016 l’attrice hard Stormy Daniels, vero nome Stephanie Clifford, cercò di vendere la storia della sua relazione con l’allora candidato presidente ai media e ai tabloid – risalente al 2006 quando era da poco sposato con Melania – senza successo. La pubblicazione dei fuori onda di Access Hollywood, in cui Trump descriveva con un linguaggio volgare la sua visione del sesso, rese la storia di Stormy Daniels ben più attraente. Per evitare problemi, tramite l’ex legale e fixer Michael Cohen, il magnate propose 130 mila dollari in cambio del silenzio alla pornostar, che accettò. È proprio a causa di questo pagamento che Trump rischia ora l’incriminazione.

I reati di cui potrebbe essere accusato Trump
Il pagamento effettuato da Trump a Stormy Daniels non è qualcosa di illegale. Ma la Trump Organization, nei suoi registri interni, contabilizzò i rimborsi a Cohen come spese legali. Ci sarebbero dunque gli estremi per il reato penale di falsificazione di documenti aziendali. Non solo: la condotta fraudolenta potrebbe essere considerata funzionale alla violazione delle norme relative al finanziamento della campagna elettorale. Il tentativo di Trump nascondere i pagamenti alla pornostar, in fondo, nasceva dalla volontà di non far sapere agli elettori aveva avuto una relazione con lei. In entrambi i casi, ci sono pochi precedenti di simili procedimenti giudiziari e i tentativi passati di accusare i politici di aver oltrepassato il confine tra finanziamento della campagna elettorale e spese personali si sono conclusi con un fallimento.
This you? .@StormyDaniels pic.twitter.com/UlQisP81Y1
— America Floats! (@Floatshow) March 19, 2023
La decisione spetta al procuratore distrettuale di New York
Trump, che ha sempre negato di essere a conoscenza del pagamento, confermato da Cohen, rischia di diventare il primo ex presidente incriminato. La decisione se procedere o meno con denuncia e arresto spetta al procuratore distrettuale di New York, Alvin Bragg. La scorsa settimana, gli avvocati di Trump hanno affermato che all’ex presidente è stata offerta la possibilità di comparire davanti al gran giurì, segno che l’indagine stava per concludersi. Pochi giorni fa hanno testimoniato sia Cohen che il suo ex consulente legale Robert Costello.

Se arrestato, l’ex presidente seguirà la procedura standard
Se verrà emesso l’ordine di arresto, gli avvocati di Trump hanno fatto già sapere che l’ex presidente seguirà la procedura standard. Ciò significa che viaggerà da casa sua a Mar-a-Lago, in Florida, fino al tribunale di New York City, fornendo impronte digitali e posando per la foto segnaletica. Successivamente verrebbe fissata una data per le udienze e, stabilita una cauzione, all’ex presidente sarebbero imposte restrizioni negli spostamenti.
Rischia fino a quattro anni, più probabile una semplice multa
Data la natura storica di un processo a un ex presidente e alle preoccupazioni per la sicurezza coinvolte, il modo in cui si svolgerebbe il tutto sarebbe oggetto di negoziazione tra l’ufficio del procuratore distrettuale e l’entourage di Trump. Che, tramite Truth, ha praticamente chiamato i suoi sostenitori a protestare. In caso di processo e successiva condanna, per il reato in questione rischierebbe una pena massima di quattro anni di carcere. Secondo gli esperti legali, è un’eventualità molto remota: più probabile invece che riceva solo una multa.

Nulla vieta negli Stati Uniti di essere presidente dal carcere
Il rinvio a giudizio e persino la condanna penale non impedirebbe a Trump di continuare la sua campagna presidenziale se lo desiderasse. Ed è così, lo ha già detto. Questo perché non c’è nulla nella legge statunitense che impedisca a un candidato riconosciuto colpevole di un crimine di fare campagna elettorale e servire come presidente, persino dalla prigione. Tuttavia, è innegabile che l’arresto di Trump avrebbe ripercussioni sulla campagna per il ritorno alla Casa Bianca. Certamente, infiammerebbe ancor di più il clima politico a stelle e strisce, provocando probabilmente spaccature all’interno del Partito repubblicano e, certamente, forti proteste da parte dei suoi sostenitori. L’arresto potrebbe portare a Trump voti in più o in meno, in uno scenario quantomai imprevedibile: non è escluso che il tycoon in questo momento, stia tifando per le manette.