Patti chiari e amicizia lunga. Sembra essere questa la filosofia dell’hardballing, il nuovo modo di approcciarsi all’altro (sentimentalmente, sessualmente o per semplice conoscenza) sdoganato dalla Generazione Z attraverso le app per appuntamenti. Un modo di fare ‘duro’ (da qui il termine inglese hardballing), ma anche schietto e sincero che mette al sicuro i giovani tra i 18 e i 25 anni – quelli della Gen Z – da cuori infranti e inutili perdite di tempo.
Come funziona l’hardballing
In pratica funziona così: ci si iscrive a una app di incontri, Tinder in primis, e invece di navigare e parlare con l’immensa platea di naufraghi digitali in cerca di compagnia si attua una prima scrematura dichiarando le proprie intenzioni sin dal primo contatto. Che si cerchi sesso o amore poco importa, ciò che conta è parlare chiaro in maniera che non si perda tempo e si vada a colpo sicuro. Le bugie non sono ammesse in un contesto in cui mentire è invece molto facile, sia su dettagli fisici e anagrafici che sulle intenzioni che animano la ricerca. Quindi invece di sparire nel nulla quando si è stufi dell’altro (la cosiddetta pratica del ghosting) i ragazzi – a costo di sembrare privi di empatia – dichiarano fin dal primo minuto ciò che cercano. Se le intenzioni coincidono bene, se no si passa a un altro profilo.

Le conseguenze psicologiche dell’hardballing
Secondo psicologi e sessuologi questo approccio ha aspetti positivi e negativi. Di certo è figlio di una generazione ‘fluida’ cresciuta senza troppi tabù e falsi imbarazzi. Sono ragazzi che conoscono i valori della comunicazione aperta, dell’importanza dello scambio con l’altro, di una sessualità non repressa e consapevole. Giovani di certo più ‘risolti’ di tanti adulti che ancora guardano ogni due minuti se la persona amata o desiderata è online o ha le due flag blu su Whatsapp; ma anche ragazzi che pare abbiano rinunciato alle farfalle nello stomaco, alle inutili sbandate o a provare il dolore di una porta chiusa in piana faccia all’improvviso. Anche il protocollo della seduzione e del corteggiamento esce mortificato dall’hardballing con conseguenze incerte circa l’evoluzione di un possibile rapporto amoroso. La seduzione è fatta di rituali vecchi come il mondo, di tempi che devono maturare e desiderio che deve crescere in una sottile alchimia chimica.
LEGGI ANCHE: Ourtime, l’app di dating dedicata agli over 50
Le differenze tra Millennials e Gen Z nel dating
I tempi degli sguardi fugaci dopo la campanella, degli “squillini” o delle “vasche” in centro con le amiche per intercettare sguardi più o meno interessati sembrano roba da dinosauri, ma le cose vanno proprio così e a prendere il timone di questo nuovo modo di comunicare è proprio la generazione dei giovanissimi che su Tinder occupano la metà della platea totale e lo fanno in maniera, appunto, nuova rispetto a come si faceva nel 2016 quando Tinder era sinonimo di sesso senza compromesso. Allora erano i Millennials i maggiori frequentatori dell’app che tutti avevano ma che nessuno ammetteva di frequentare. Di quella prima generazione di Tinder-addicted sono rimasti in pochi: qualche scapolone impenitente e donne stanche in cerca di compagnia. Dai Millennials, quindi, si è passati alla Gen Z che ha radicalmente modificato la filosofia dell’incontro. Complice la pandemia e la solitudine subita soprattutto dai più giovani si è iniziato a cercare online un contatto umano precluso nella realtà. Le app di appuntamenti hanno quindi vissuto una seconda giovinezza e sono diventati il luogo ideale in cui confrontarsi, parlare e mettere in chiaro anche le priorità della vita. E così i ragazzi – nativi non solo digitali, ma social – hanno cercato online quella verità relazionale preclusa altrove e paradossalmente più lo strumento di contatto è diventato virtuale più i giovani e giovanissimi sembrano avere fame di sincerità e schiettezza.
LEGGI ANCHE: Perché le app di dating sono in crisi