La crisi energetica nascosta in Europa: quella dei data center

Redazione
11/10/2022

I centri di elaborazione che servono le app utilizzate da milioni di cittadini consumano molta elettricità ed acqua. Una bozza della Commissione Ue punta a etichettarne il consumo, come frigoriferi e lavatrici. Ma qui transizione ecologica e digitale sono destinate a cozzare l'una con l'altra.

La crisi energetica nascosta in Europa: quella dei data center

C’è una crisi energetica nascosta che si aggira per l’Europa. È la delicata situazione dei data center, i centri di elaborazione dei dati che servono le app utilizzate da milioni di europei: sono strutture che hanno fame di energia e acqua e ne avranno bisogno ancora di più negli anni a venire. Perché entro il 2030 si prevede che i data center rappresenteranno il 3,2 per cento della domanda di elettricità all’interno dell’Unione europea, un aumento del 18,5 per cento rispetto al 2018. Eppure allo stesso tempo il Vecchio Continente è sotto pressione per ridurre la domanda di energia, in particolare nella diminuzione del gas.

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La crisi energetica nascosta in Europa: quella dei data center
Un data center in Olanda. (Getty)

Un’etichetta per spiegarne il consumo di energia e acqua, come i frigoriferi o le lavatrici

La Commissione europea è pronta ad annunciare in autunno un piano che denuncia l’impatto ambientale dei data center. Secondo Politico, entro il 2025 questi centri potrebbero vedersi appiccicata addosso un’etichetta che ne spieghi in dettaglio il loro consumo di energia e acqua, proprio come i frigoriferi o le lavatrici. Il testo dell’Ue dice che le autorità pubbliche «non dovrebbero essere messe nella posizione di dover scegliere tra attrarre data center da un lato e garantire che le imprese e le famiglie possano accedere all’elettricità dall’altro». Tenere a freno un settore affamato di energia e acqua è insomma un atto di equilibrio: poiché «sempre più attività di calcolo e capacità di archiviazione» vengono eseguite nel cloud, i data center sono il luogo dove la transizione ecologica e quella digitale entrano in rotta di collisione.

La crisi energetica nascosta in Europa: quella dei data center
Data center. (Getty)

Il cambiamento climatico sta provocando blocchi e interruzioni

Il tema è scottante anche per il cambiamento climatico che costringerà gli europei a sorbirsi estati molto più calde e secche. Meta, proprietaria di Facebook, ha dovuto abbandonare i piani per costruire un data center nella periferia di Zeewolde, una città di 23 mila abitanti vicino ad Amsterdam, dopo che gli attivisti locali hanno fortemente contestato un progetto che avrebbe consumato energia e verde sottraendola ai residenti. Il caldo intenso di questa estate significa nuovi guai. A causa delle temperature straordinarie che hanno colpito il Regno Unito a luglio, due unità in un data center di Oracle hanno subito interruzioni, costringendo parte dell’infrastruttura cloud a uno spegnimento di precauzione. Anche Google nel Regno Unito ha dovuto affrontare problemi simili. Due importanti ospedali londinesi hanno avuto problemi con i loro sistemi IT, e il risultato sono state settimane di operazioni annullate e appuntamenti posticipati. Se le temperature superano quelle per cui sono progettati i data center, ogni grado oltre la soglia può significare una perdita del 10-15 per cento della loro capacità.

La crisi energetica nascosta in Europa: quella dei data center
Data center in Europa. (Getty)

Sistemi di raffreddamento utilizzati dai server

La maggior parte dell’energia nei data center viene utilizzata per alimentare i server, ma le enormi strutture producono anche calore e devono essere raffreddate. Questo richiede energia quando si utilizza il raffreddamento ad aria tradizionale oppure acqua quando i server vengono tenuti a bada tramite l’evaporazione dell’acqua, una pratica più efficiente dal punto di vista energetico. Il settore sta provando a ripulirsi l’immagine: gli operatori di data center ripetono alle persone di essere già più ecologici ed efficienti, dicendo di aver avviato una sostituzione delle infrastrutture digitali più vecchie, come per esempio i singoli server gestiti da aziende e governi. Il raggruppamento di tutti quei server in un’unica posizione consentirebbe di risparmiare energia. Un caso emblematico è quello del governo olandese, che ha pianificato a un certo punto di ridurre drasticamente il numero di data center, con quattro grandi centri che sostituiscono più di 60 sedi. Ma le enormi strutture occupano già decine di ettari di terreno, per lo più in aree rurali. Costruire parchi eolici e solari a beneficio dei data center non è visto bene dai residenti.

La crisi energetica nascosta in Europa: quella dei data center
Data center in Francia. (Getty)

Il 75 per cento delle aziende europee dovrebbe utilizzare i servizi cloud entro il 2030

Il nuovo piano della Commissione ora punta a rispondere alle critiche dei legislatori e delle Ong che accusano i data center di essersi impegnati troppo poco per ridurre il loro impatto ambientale. L’Ue sta provando a soddisfare la sua duplice ambizione di diventare più verde e più digitale. Vorrebbe che il 75 per cento delle aziende europee utilizzasse i servizi cloud entro il 2030 e allo stesso tempo punta a data center «neutrali dal punto di vista climatico, altamente efficienti dal punto di vista energetico e sostenibili». Uno scenario possibile? Secondo i Verdi olandesi no: a un certo punto la digitalizzazione ostacolerà la transizione ecologica. E bisognerà scegliere da che parte pendere.