Palazzi romani in fermento per la riunione prevista mercoledì 5 maggio alle 15 della Conferenza Stato-Regioni e autonomie presieduta dal ministro Maria Stella Gelmini. All’ordine del giorno anche il via libera alla conferma di Ernesto Maria Ruffini alla guida dell’Agenzia delle Entrate, di Marcello Minenna alle Dogane e ai Monopoli, e la nomina di Alessandra Dal Verme, cognata di Paolo Gentiloni, alla testa del Demanio. Tutto deciso e liscio dunque? Non proprio.
I motivi di incompatibilità
Sulla nomina della Dal Verme infatti l’Avvocatura dello Stato e soprattutto la Corte dei Conti hanno manifestato, per ora riservatamente, pareri negativi. Esistono infatti motivi di palese incompatibilità dal momento che la Ue vieta a parenti e affini dei commissari (Gentiloni è titolare degli Affari economici) di gestire investimenti comunitari. Cosa che invece toccherà fare al Demanio, per quel che riguarda una parte dei fondi dei fondi del Green Deal. Nel caso poi di Dal Verme, si profila un altro motivo di incompatibilità derivante dalla sua appartenenza al ministero dell’Economia (ispettore generale per gli Affari economici), ovvero il controllore del Demanio.
Agitazione al Colle
Per i componenti della Conferenza Stato-Regioni si potrebbe configurare un abuso d’ufficio che rischia di coinvolgere anche la Presidenza della Repubblica. La nomina infatti, una volta terminato l’iter autorizzativo con il via libera del Consiglio dei ministri, dovrà avere la firma del Colle. Secondo quanto risulta a Tag43 al Quirinale c’è agitazione. I consiglieri giuridici di Sergio Mattarella, Daniele Cabras ed Emilia Mazzuca, avevano già a suo tempo paventato il crearsi di una possibile situazione di imbarazzo. Cosa che è opportuno evitare. Tutto vorrebbe infatti il Colle meno che dare origini, per ragioni di opportunità istituzionale, a problemi nei rapporti interpersonali tra il Presidente della Repubblica e il commissario Gentiloni.