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Loro non se la sono cavata

In India molti bambini non potendo seguire le lezioni in Dad durante la pandemia hanno dimenticato le nozioni base e non sanno più né leggere né scrivere. Le femmine soprattutto, a causa del gender gap.

30 Agosto 2021 14:4630 Agosto 2021 15:12 Redazione
i bambini indiani che non sanno più leggere nè scrivere

La Dad a cui sono stati costretti gli studenti nell’ultimo anno e mezzo di pandemia ha generato o aumentato il gap tra chi poteva permettersi un pc e una connessione Internet e chi invece è rimasto tagliato fuori, dovendo a volte rinunciare alle lezioni e rischiando persino di dimenticare le nozioni fino a quel momento apprese. Soprattutto in Paesi dove il divario sociale è enorme come l’India. È il caso, raccontato dalla Bbc, di Radhika Kumari, una bambina indiana di 10 anni, e dei 35 suoi compagni di classe che vivono alla periferia della città di Latehar, in un villaggio in cui non esiste connessione. A raccontare la loro storia è l’economista Jean Dreze, autore di una ricerca sul processo del learning loss (il divario che si crea tra il livello di competenze acquisite prima e dopo l’interruzione di un percorso scolastico) nelle comunità più svantaggiate.

In India il gap maggiore è nelle scuole statali ed elementari

Valutando una serie di parametri (dalla disponibilità del materiale ai corsi extra, dal livello di organizzazione dell’e-learning all’alfabetizzazione delle famiglie), Dreze ha dimostrato come, mentre gli istituti privati hanno garantito un servizio online di qualità nonostante gli impedimenti del lockdown, quelli statali non sono riusciti a fare altrettanto. Soprattutto le scuole elementari, i cui allievi, privi dei mezzi per continuare a studiare da casa, hanno accusato gli effetti di una seria regressione didattica. «È stato choccante scoprire che dei 36 bambini iscritti alla scuola elementare, 30 non erano più capaci di leggere neppure una parola», ha spiegato Dreze alla Bbc. Tra questi, anche Radhika che, prima della pandemia, frequentava la seconda elementare e oggi, seppur a fatica, è arrivata in quarta, pur non potendo partecipare neppure a un giorno di Dad, agevolata dalla legge indiana che prevede l’obbligo per le scuole di promuovere gli alunni fino alla quinta per alimentare un approccio positivo all’apprendimento. Misura rimasta in vigore nonostante molti ragazzi, per via dell’emergenza sanitaria, non abbiano avuto modo di studiare. È inevitabile pensare che questa prospettiva possa portare a un aumento della dispersione scolastica. «Una volta imparato a leggere e scrivere bene, puoi perdere qualcosa ma continui comunque a saperlo fare. Avendo a disposizione questi strumenti, riesci a istruirti da autodidatta, se la situazione lo richiede», ha spiegato il ricercatore. «Ma se non hai incamerato le basi e, avanzando di classe in classe, non recuperi le lacune, continuare a frequentare senza progredire è quasi come abbandonare tutto». Il lavoro dell’economista non è ancora terminato e punta a includere nella ricerca almeno altri 1500 bambini sparsi per il territorio indiano. Una squadra di volontari girerà di casa in casa per intervistarli e mettere a paragone la loro alfabetizzazione coi livelli registrati dal censimento del 2011.

Dad: al divario digitale in India si somma quello di genere

Accanto al divario digitale, l’India ha registrato anche un forte incremento del gap di genere nell’apprendimento. Molti nuclei familiari possono permettersi di pagare corsi di recupero pomeridiani ma non per tutti i figli. Ecco perché scelgono di farlo solo per i maschi. Il fratello di Radhika, Vishnu, è più piccolo di lei ma, grazie a lezioni integrative, è più avanti nella lettura, nella scrittura e nella comprensione del testo. «Questi recuperi costano 250 rupie al mese», ha spiegato la madre dei bambini. «Non abbiamo abbastanza soldi per pagarli anche alle sei femmine». Non si tratta di un’eccezione. Molti genitori indiani decidono di investire sulla carriera scolastica del figlio maschio perché sperano di poter essere aiutati economicamente in futuro. Scenario impensabile per le bambine che, sin da piccole, sono destinate a un matrimonio combinato che le porterà ad abbandonare la casa dell’infanzia e a farsi una famiglia. Ecco perché non è raro che le femmine finiscano nelle scuole statali mentre i fratelli in quelle private. «Quasi inconsciamente, ragazzine come Radhika inizieranno a credere che ci sono cose che possono desiderare ma che solo i fratelli finiranno per ottenere», ha aggiunto Samyukta Subramanian, responsabile dei progetti educativi della non profit Pratham, «Un pensiero che ne danneggerà  seriamente l’autostima». In vista dell’imminente riapertura delle scuole, come agire, dunque, per limitare i danni e recuperare il tempo perduto? Secondo Subramanian, con un programma che mescoli il gioco con lo studio, tenendo conto del diverso livello delle classi e senza caricare i bambini di aspettative.

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