A oltre tre mesi dal naufragio, la Procura di Crotone accelera nell’inchiesta sui mancati soccorsi a Cutro, luogo della tragedia del 26 febbraio. Sono stati iscritti nel registro degli indagati, infatti, i primi nomi e i pm hanno firmato un decreto di sequestro per computer e smartphone negli uffici di Frontex, Capitaneria di Porto e Guardia di Finanza. Sui telefoni e nei pc, secondo gli inquirenti, si potrebbero trovare nuove prove per stabilire come sono andati realmente i fatti. Il procuratore Giuseppe Capoccia vuole fare chiarezza intorno a diverse omissioni e altrettante contraddizioni registrate durante le prime ricostruzioni, a opera dei vari protagonisti della vicenda. Ma c’è anche la questione legata al rimpallo di responsabilità tra Frontex e il governo.

L’apertura delle indagini non è stata immediatamente dopo il naufragio
Ciò che vuole comprendere la Procura è di chi sia la responsabilità. Le indagini non sono partite immediatamente dopo il naufragio ma soltanto dopo le prime contraddizioni nelle versioni di Frontex e del governo. Ad aumentare la pressione, poi, è arrivata l’inchiesta del giornale Repubblica, che ha rivelato alcuni documenti in cui venivano scritte delle regole di ingaggio del Viminale, oltre ad appunti scritti a mano degli operatori che hanno ricevuto la comunicazione notturna. Dall’altra parte, il governo accusa l’agenzia europea di non aver inviato tutta la documentazione, soprattutto il tracciato dell’areo che non avrebbe specificato il tipo di soccorso richiesto.

I sequestri in mattinata
Adesso, attraverso computer e smartphone, si tenterà di capire se qualcuno ha mentito e se le omissioni e gli errori di ognuno di questi tre singoli apparati possano aver aggravato la situazione. Nel naufragio di Cutro morirono 94 migranti, tra cui molti bambini. Pochi giorno dopo, Giorgia Meloni ha convocato il CdM nella cittadina calabrese come segno di vicinanza ma all’arrivo dei ministri si è scatenata una dura contestazione con lancio di peluche.
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