Il cuccioli di foca sarebbero in grado di regolare il tono di voce per essere compresi meglio. Proprio come gli esseri umani. A rivelarlo uno studio pubblicato lunedì 1 novembre sulla rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B.
La plasticità vocale delle piccole foche
Partendo da un campione di otto esemplari selvatici, sani, non imparentati e d’età compresa tra una e tre settimane di vita, gli scienziati hanno effettuato una serie di test. Questi sono serviti a metterne alla prova la plasticità vocale, strumento essenziale nella comunicazione, nell’accoppiamento, nelle strategie di difesa dai predatori e nella gestione dei rapporti sociali. Una qualità già riscontrata negli adulti ma generalmente molto rara nei mammiferi. Sono pochi, infatti, quelli in grado di modulare la voce a seconda del contesto o della situazione. Dopo aver registrato una serie di rumori ambientali di diversa intensità, raccolti lungo il litorale del Mare di Wadden, tra Danimarca, Germania e Paesi Bassi, il team ha utilizzato un software per filtrare l’audio e portarlo a un livello che si sovrapponesse alla frequenza formante, quella del suono parlato riconoscibile, ad esempio, nel richiamo che le madri utilizzano per attirare i cuccioli. Così, sottoposte per diversi giorni all’ascolto di un nastro di 45 minuti fatto di suoni acuti, gravi e momenti di silenzio, le piccole foche hanno spontaneamente alzato il tono di voce per farsi sentire nel caso di rumori più intensi come quello del mare e lo hanno abbassato, ad esempio, col vento. Probabilmente perché, in ambienti ventosi, i suoni a frequenza più bassa viaggiano più velocemente e i messaggi veicolati risultano più chiari. Nulla di arcano: si tratta, infatti, del cosiddetto ‘effetto Lombard’, la tendenza involontaria dei parlanti ad alzare la voce in presenza di rumori di fondo che potrebbero complicare lo scambio.
Perché è importante lo studio delle foche
«Osservando con attenzione uno dei pochi animali potenzialmente in grado di differenziare i suoni, possiamo capire meglio anche come noi uomini acquisiamo la parola e perché siamo, rispetto alle altre, una specie così chiacchierona», ha spiegato alla CNN il dottor Andrea Ravignani, uno degli autori dello studio, «I pinnipedi come le foche o i trichechi sono ottimi modelli di riferimento perché sono molto vicini a noi in termini di sviluppo evolutivo». I risultati delle sperimentazioni hanno dimostrato come il controllo sulle vocalizzazioni nei cuccioli di foca non sia più un’ipotesi ma una skill già riconoscibile nei primissimi giorni di vita. Scoperta che li renderebbe la base di partenza ideale di molte delle ricerche che si propongono di svelare i segreti dietro al mistero della parola, tanto negli uomini quanto, in maniera ovviamente differente, negli animali.