Csm, la partita su Romboli (Pd) e un’elezione controversa

Marco Zini
24/01/2023

L'uomo proposto dal Pd potrebbe spuntarla nella nomina a vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Sfruttando i voti dei due membri di garanzia, di area progressista. Che però per prassi dovrebbero astenersi. Così verrebbe beffato il candidato leghista Pinelli. E trionferebbero di nuovo le correnti.

Csm, la partita su Romboli (Pd) e un’elezione controversa

Ultime ore e inizierà a Palazzo dei Marescialli, mercoledì 25 gennaio, il voto segreto per l’elezione del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura (Csm). Un voto atteso dopo le feroci polemiche post Luca Palamara, la fase riformista di Marta Cartabia e l’avvento della nuova maggioranza parlamentare a traino Fratelli d’Italia.

Csm, la partita su Romboli (Pd) e un'elezione controversa
Roberto Romboli.

Romboli, professore pisano di 72 anni, proposto dal Pd

Ma nonostante la schiacciante maggioranza di destra-centro, il prossimo vicepresidente potrebbe essere il rappresentante proposto dal Partito democratico, Roberto Romboli, professore pisano di 72 anni sul quale sono già stati sollevati dubbi sulla legittimità di una sua elezione, in quanto non in possesso dei requisiti necessari: né professore ordinario né avvocato di lunga data. Romboli, laureato alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, è stato infatti professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Pisa dal 1987 al 2021 e da ottobre del 2022 professore emerito. È stato direttore del dipartimento di Diritto pubblico dal 1990 al 1997 e dal 2009 al 2012, preside della Facoltà di Giurisprudenza dal 1997 al 2000 e Direttore del dipartimento di Giurisprudenza dal 2012 al 2016. È stato membro del Consiglio giudiziario della Toscana. Nel 1996 è stato insignito dell’Ordine del Cherubino.

Csm, la partita su Romboli (Pd) e un'elezione controversa
L’avvocato in quota leghista Fabio Pinelli.

L’avvocato Pinelli, della Lega, ha difeso Morisi e Siri

Una elezione che andrebbe a scapito di Fabio Pinelli, avvocato padovano proposto dalla Lega e figura indipendente supportata da Luciano Violante e da una complessiva area moderata. Sarebbe dunque lui l’uomo grazie al quale il Carroccio punta a limitare in parte il potere di Giorgia Meloni sulla giustizia. Nato a Lucca il primo febbraio 1966, laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano, Pinelli è iscritto dal 1997 al Foro di Padova e dal 2010 anche all’Albo speciale degli avvocati ammessi al patrocinio dinanzi alla Corte di Cassazione e alle altre Giurisdizioni superiori.

Matteo Salvini e Luca Morisi. (Facebook)

Ha una formazione giuridica di diritto penale classico ed esplica la sua attività specialistica prevalentemente nell’ambito del diritto penale dell’economia. Anche se è diventato noto per aver assistito Luca Morisi, lo spin doctor della Lega e uomo che muoveva i fili della famigerata “Bestia”, l’organizzazione social di Salvini, quando finì indagato per cessione e detenzione di sostanze stupefacenti: il caso poi è stato archiviato. Pinelli difende pure il senatore Armando Siri, coinvolto in un’inchiesta per finanziamento illecito ai partiti e presentazione di dichiarazione infedele dalla procura di Milano.

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Armando Siri con Matteo Salvini. (Instagram)

I due voti dei membri di garanzia porterebbero a un pareggio

I ben informati stanno infatti facendo i calcoli: Pinelli avrebbe il consenso di 16 voti, Romboli 14. E così sarebbero determinanti, in contrasto con una prassi costituzionale riconosciuta, le scelte di due membri di diritto e di garanzia del Csm, il primo presidente della Cassazione e il procuratore generale della Cassazione, entrambi di area progressista. Il loro voto porterebbe al pareggio e quindi alla nomina di Romboli per anzianità, un risultato che potrebbe potenzialmente portare più criticità che benefici all’opposizione.

Un’elezione non rappresentativa e ancora figlia delle correnti

In un momento in cui si moltiplicano gli appelli al superamento delle correnti e alla nomina di un vicepresidente a larga rappresentanza, si avrebbe il paradosso di un vicepresidente eletto per anzianità e non perché rappresentativo di una vasta area di pensiero o perché autorevole esponente indipendente dell’Accademia o del Foro. E alla vigilia del voto non pochi si chiedono se i membri di garanzia non dovrebbero astenersi, spogliandosi delle correnti di cui fanno parte.