La Croazia ha cambiato vita dall’1 gennaio 2023, introducendo l’euro ed entrando ufficialmente nell’area Schengen. Una scelta fortemente voluta dal governo croato e dai cittadini, che però ha avuto un immediato risvolto negativo: i rincari. Come accaduto in Italia a inizio anni 2000, così come in Germania nello stesso periodo, anche il Paese croato sta vivendo una vera e propria ondata di rialzi di prezzi. Gli aumenti colpiscono ogni ambito della vita quotidiana, dal caffè a barbieri e parrucchieri. E ora il governo è in allarme, tanto che il premier Andrej Plenkovic ha deciso di convocare una riunione con i ministri competenti, la dogana e la finanza per capire come fermare il fenomeno.

Plenkovic: «Aumenti ingiustificati»
Il premier non nasconde l’irritazione per un fenomeno che il governo croato adesso vuole contrastare con tutte le sue forze. Andrej Plenkovic spiega che il passaggio dal kuna all’euro «non dovrebbe essere un motivo per aumentare i prezzi e i servizi». Il leader croato promette ai consumatori maggiore tutela contro «aumenti ingiustificati dei prezzi». Lo stesso Plenkovic durante il periodo natalizio aveva rassicurato la popolazione proprio su questo argomento, ma ora i fatti lo smentiscono. Difficile anche intervenire, come spiega il ministero dell’Economia Davor Filipovic: «Stiamo sicuramente considerando l’opzione di una ‘lista della vergogna’ e di rendere pubblici i nomi di coloro che lavorano per danneggiare i nostri cittadini e aumentare l’inflazione». Ma basterà?

La risposta dei commercianti: «Scioccati»
«Sgradevolmente sorpresi e scioccati» dai commenti del ministro. Questa la prima reazione dei commercianti, che rispondono alle critiche e alle minacce. Il presidente dell’Associazione negozianti, Martin Evacic, ha specificato che non ci sono stati «arrotondamenti» generali ma «singoli abusi». Poi l’affondo: «Non dimentichiamoci però che l’inflazione viaggia già al ritmo del 13 per cento e che nel caso dei beni alimentari tocca picchi del 19 per cento». Dal canto loro, i consumatori provano «rabbia e delusione», secondo quanto spiegato dall’esponente dell’associazione Ana Knezevic.